Gelerie Depardieu
Nice
64 bd Risso
+ 33 (0) 497 12 12 97
WEB
Maurizio Bolognini
dal 20/9/2006 al 26/10/2006
WEB
Segnalato da

Galerie Depardieu


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Maurizio Bolognini



 
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20/9/2006

Maurizio Bolognini

Gelerie Depardieu, Nice

In mostra alcune delle macchine che l’artista ha programmato negli anni '90, e una nuova installazione interattiva e relazionale, ICB (Interactive Collective Blue), che sara' collegata alla rete telefonica cellulare per consentire al pubblico di intervenire, attraverso il proprio telefono, sul funzionamento delle macchine.


comunicato stampa

ICB (Interactive Collective Blue)

Maurizio Bolognini, artista e teorico dei new media, si occupa di tecnologie digitali dagli anni Ottanta. Le sue installazioni utilizzano e incrociano dispositivi diversi, di programmazione e di comunicazione (computer, telefoni, reti). Le sue “macchine" - ormai centinaia - sono programmate per generare delle “infinita' fuori controllo", per produrre flussi inesauribili di immagini casuali (o altri tipi di elaborazione: numerazioni, testi, suoni) e poi sono lasciate funzionare all’infinito, alcune da oltre 15 anni.

Una ricerca unica nel panorama delle arti tecnologiche, delle quali rappresenta probabilmente la posizione piu' concettuale ed estrema, privata di qualsiasi sovrastruttura formale o simbolica (Mario Costa). Le sue “macchine programmate" hanno anticipato di diversi anni l’attuale diffusione della software art, ma senza mai cedere a operazioni estetizzanti. L’artista ha sempre definito la propria ricerca come un lavoro “quantitativo", basato sulla creazione di universi di informazione paralleli, fatti di immagini sconfinate e in continua espansione.

Il lavoro di Maurizio Bolognini mette al centro la delega al “dispositivo" (che in molte installazioni non e' costituito solo dalla macchina ma dal pubblico stesso), la rinuncia al controllo, l’attivazione a vuoto, la possibilita' di dilatare il proprio gesto all’infinito. Alcune installazioni, come le CIMs (Collective Intelligence Machines, 2002) sono interattive e coinvolgono il pubblico. Altre, come Atlas 2 (2002), delegano la realizzazione del software a programmatori non artisti di ogni parte del mondo. I Sealed Computers (1992) sono probabilmente il lavoro piu' noto e radicale dell’artista. Si tratta di 200 macchine che dopo essere state programmate per produrre immagini casuali sono state chiuse in modo da non poter essere collegate a un monitor: ciascuna macchina lavora dunque senza comunicare, producendo immagini sconfinate in modo autonomo e autoreferenziale. Queste macchine sono state indicate come esempio estremo di “dematerializzazione" dell’arte e, allo stesso tempo, come “oggettivazione" di un nuovo pensiero utopico sulla forma.

I lavori di Maurizio Bolognini sono stati presentati in moltissime occasioni, in Europa e negli Stati Uniti. Tra le piu' recenti mostre personali: Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova; Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Roma; Palazzo delle Arti, Napoli; WAHCenter e Roger Smith Lab, New York.

Nell’installazione alla Galleria Depardieu, che si inaugura il 21 settembre prossimo, saranno presenti alcune delle macchine che l’artista ha programmato negli anni Novanta, e una nuova installazione, interattiva e relazionale: ICB (Interactive Collective Blue), che sara' collegata alla rete telefonica cellulare per consentire al pubblico di modificare, attraverso il proprio telefono, il funzionamento delle macchine.

Libri recenti sul lavoro di Maurizio Bolognini: D. Scudero (a cura di), Maurizio Bolognini: Installazioni, disegni, azioni (on/off line), Edizioni Lithos, Roma 2003; S. Solimano (a cura di), Maurizio Bolognini: Infinity out of Control, Museo di Arte Contemporanea Villa Croce, Edizioni Neos, Genova 2005.

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“Non mi considero un artista che crea certe immagini e neppure soltanto un artista concettuale, ma un artista che con le sue macchine ha effettivamente tracciato piu' linee di chiunque altro, coprendo superfici sconfinate. Non m’interessa la qualita' delle immagini prodotte dalle mie installazioni, ma il loro flusso, la loro illimitatezza nello spazio e nel tempo, la possibilita' di creare universi d’informazione paralleli, fatti di chilometri d’immagini e traiettorie infinite. Le mie installazioni servono a generare delle infinita' fuori controllo."

“La metafora non mi sembra adatta al mio lavoro e all'arte delle nuove tecnologie, che tendono a situarsi sul piano della realta' piuttosto che della sua rappresentazione. Naturalmente mi rendo conto che nell'arte la metafora, l'ambiguita', sono considerate un connotato essenziale: il linguaggio dell'arte non si limita a denotare, deve farti immaginare qualcosa, deve poter trasformare le cose una nell'altra. Ma e' come se con le nuove tecnologie tutto questo venisse cancellato e fosse il dispositivo stesso a prendere il posto della metafora, a sostituirsi al gioco dei significati, consentendo all'artista di delegare il proprio ruolo."

“I miei lavori sono fatti di delega al dispositivo (e questo puo' estendersi fino a comprendere qualsiasi cosa, il pubblico in primo luogo), di rinuncia al controllo, di caos, di sproporzione tra l’artista e il suo lavoro, che tende a oltrepassarlo. Ma anche di contemplazione del caos, dell’eccesso e della sproporzione, che per la prima volta, grazie alla tecnologie digitali, possono essere in parte controllati, ridotti a esperimento e spettacolo."

Gelerie Depardieu
64 bd Risso - Nice

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