Galleria Miralli - Portico della Giustizia Sec. XII
Viterbo
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Giancarlo Sciannella
dal 30/9/2006 al 13/10/2006

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Giancarlo Sciannella




 
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30/9/2006

Giancarlo Sciannella

Galleria Miralli - Portico della Giustizia Sec. XII, Viterbo

Attraverso vuoti d’aria e di terra. L’esposizione consta di una ventina di sculture realizzate negli ultimi anni. L’artista sceglie misure variabili, costruisce minimi luoghi e grandi forme protese nello spazio. A cura di Claudio Cerritelli.


comunicato stampa

Attraverso vuoti d’aria e di terra

a cura di Claudio Cerritelli

Domenica 1 ottobre 2006, alle ore 11.00, sara' inaugurata, presso la Galleria Miralli di Viterbo, la mostra personale dell’artista Giancarlo Sciannella “Attraverso vuoti d’aria e di terra", a cura di Claudio Cerritelli.

L’esposizione consta di una ventina di sculture realizzate negli ultimi anni; rimarra' aperta fino al 14 ottobre ed e' accompagnata da un catalogo a colori.

Attraverso vuoti d’aria e di terra

1. Osservando gli orientamenti che Giancarlo Sciannella ha seguito dagli anni Settanta ad oggi, emerge il silenzioso viaggio nel segno della terra e delle sue relazioni con altre sostanze persistenti come legno ferro catrame piombo gesso carta, ombre latenti del colore e ruvidi umori delle superfici talvolta impreziosite dalla luce dell’oro. Da queste sottili relazioni la terracotta assume ulteriori intensita', dimora di molteplici energie che si sprigionano nel segreto legame di ogni forma con la vita dell’uomo.

In questa densa ricerca di equilibri tra il pieno e il vuoto emergono opere che sono ancora nuclei di riferimento per l’attuale fase operativa, spazi di ispirazione illimitata per stati d’animo che germinano dalla memoria e lasciano la loro impronta nel presente. Cio' riguarda soprattutto il carattere essenziale degli “strumenti" (1980), il muto vibrare delle meteoriti e dei paesaggi primari (1984), i solchi primordiali dell’aratro, i segni bruciati in terra d’Africa (1987), tensioni spaziali che possono assumere la forma pungente del “dardo" (1990), lo slancio flessuoso di un “fiore fossile" (1997), i ritmi musicali che aleggiano tra gli spiragli del “canneto" (2001).

Nell’arco di questi vent’anni Sciannella ha immaginato sconfinamenti possibili nelle segrete cavita' della terra, differenti movimenti della sua genesi spaziale, congiungendo oriente e occidente nella sintesi tra la dimensione concreta del fare e l’azione pulsante dell’immaginazione.

Le diverse fasi di sperimentazione della terracotta sono dunque una traccia indelebile per chi nella ceramica ha trovato la sua originaria identita' plastica, vale a dire l’immediata rispondenza scultorea all’esercizio quotidiano della materia, fino ad avvicinarsi al clima poetico e liricamente concentrato dell’ultima stagione.

Oggi Sciannella e' - a maggior ragione - artista senza definizioni tecniche, scultore artefice di luoghi plasticamente autonomi, capaci di evocare la memoria arcaica delle forme nel disagio dell’odierna civilta' della comunicazione, protesa a smaterializzare il mondo fino al virtuale.

Luoghi capaci - inoltre - di evocare la tradizione plastica del cosiddetto “materismo" sul filo della interrogazione interiore, esprimendo l’evento plastico “in una declinazione immaginativa di gamme cromatiche nerastre, combuste", come ha sottolineato qualche anno fa Enrico Crispolti.

Questa indicazione sollecita una riflessione intorno al tono drammatico che il registro costruttivo e il fattore cromatico assumono nel contesto simbolico delle opere, soprattutto quando esse chiamano in causa aspetti mitologici, misure archeologiche, memorie arcaiche di forme sospese sullo scorrere del tempo e restituite nella loro dimensione ancestrale.

2. Il riferimento piu' volte dichiarato dalla critica a Nanni Valentini non sembri limitativo, infatti nella scultura del secondo novecento le sue ricerche sono una riserva di sguardi che molti hanno guardato e continuano a seguire come modello etico ed estetico di rara qualita'. Bisogna tuttavia aver assimilato quel mondo poetico assoluto, purificato dalle incrostazioni del linguaggio, per comprendere la sua segreta forza d’urto in rapporto ad una materia senza pathos, a cui spesso gli epigoni si lasciano andare.

Nel caso di Sciannella non v’e' mai stato rischio di cedere a queste approssimazioni, la sua arte mira a rivelare il cuore profondo della terra, a creare trasalimenti nel corpo dell’immagine, soffi d’aria e vuoti palpabili dentro gli itinerari del visibile. Nel suo modo di lavorare la materia si percepiscono incrinature che racchiudono mondi sconfinati, spiragli da osservare in silenzio, voci della natura e sibili di vento che fluttuano tra pieno e vuoto seguendo i tempi prolungati della meditazione.

Non v’e' dubbio che i luoghi modellati da Sciannella rispondano ad un modo di sentire la forma come reperto per leggere il senso totale del mondo, tutto fa pensare ad immagini nascoste nel grembo della terra, a segni che si originano nell’esperienza diretta del vissuto, in grado di svelare cio' che ancora deve venire alla luce. Ogni opera si appropria della materia in modo diverso, la rende viva anche quando e' affidata ad una piccola sponda del pensiero, al leggero movimento dei bordi o alla minima percezione di un’ombra che sfiora un frammento sospeso nel vuoto.

Le opere scelte per questa mostra sono dunque testimonianza di un processo che viene da lontano e prolunga la sua odissea oltre i perimetri del passato, lungo i margini senza confini del presente, in costante rapporto con il flusso inesplorato del futuro.

L’artista sceglie misure variabili, costruisce minimi luoghi e grandi forme protese nello spazio, nulla e' taciuto delle possibilita' immaginative dei materiali, la presenza del colore sottolinea variazioni di luce e impulsi d’ombra dentro e fuori le filtrazioni dell’indefinito.

La magia delle forme messe in scena in “Astrologo" (2003) pervade il mistero della superficie su cui sta in bilico un nucleo d’argilla come luogo della verita', allo stesso modo - frontalmente sospesa - come uno zodiaco un corpo circolare emana tracce annerite da presagi enigmatici, come per evocare il grande abbraccio del cielo attraverso le mute cavita' della terra.

Questa sensazione percorre anche le superfici di carta e di pietra che ricordano pagine di vita sottratte alla corrosione del tempo, scritture del primordio dove il bianco, l’oro e la ruggine esprimono con differenti simbologie dell’arcaico, messaggi incisi sulla pergamena dei pensieri.
Il flusso del tempo scorre in una piccola “clessidra" (2005) ingabbiata in una struttura di tondini di ferro sempre piu' ricorrente nell’ultimo periodo, un’idea di spazio sospeso sulla parete, agganciato su un solo lato del suo fragile corpo, l’anima della materia imprigionata dal suo stesso perimetro.

Dal punto di vista formale la piccola clessidra rimanda ad un’opera di tutt’altro peso ambientale, alla forza elementare e assoluta di “Macina", il luogo dei luoghi, il pieno dei vuoti, l’ambivalenza delle dimensioni senza dimensione. Un’immagine totale, forse l’opera di maggior vigore plastico, dove lo sguardo e' sollecitato a specchiarsi nella cavita' oppure a percorrere i bordi dove la mano ha lasciato impronte del suo desiderio di toccare e di tramutare il magma in un gorgo spirituale, materia naturans.

3. D’altro lato, la forma precaria della “zattera" evoca la possibilita' di un imminente “naufragio" collettivo, l’allusione e' rivolta alle situazioni instabili della conoscenza, alle inquietudini del travaglio interiore, alle situazioni oscillanti dove la scultura ritrova il destino delle forme autonome dalle leggi di gravita'. In queste costruzioni giocate sul peso di minimi elementi, in queste brevi visioni di spazi appartati e silenti, esili strutture di pensieri ascetici, Sciannella porta al massimo tono lirico la duttilita' della terra (Selva, 2005). Terra modellata tenendo i piani in bilico, animati da diversi palpiti emotivi, terra fragile come il velo dei sogni, teatrino della memoria dove l’aria fa tremare i ricordi piu' lontani.

Questi caratteri legati alle micro-sensazioni della materia non svaniscono, anzi vengono esaltati nelle opere di carattere ambientale su cui Sciannella ha lavorato di recente. Con caparbia determinazione nel risolvere il rapporto tra molteplici nuclei di terracotta e la struttura metallica che li contiene e li delimita, li racchiude senza occultarne il ritmo spaziale.
In “Onda" i frammenti sono collocati a parete e seguono un andamento orizzontale che mette in evidenza il concatenarsi dei pieni e dei vuoti, il loro progredire nell’atmosfera in un unico flusso costruito sui differenti equilibri dei singoli corpi. Nei “papiri" il ritmo orizzontale e' raggiunto sovrapponendo cinque rotoli di terracotta modellata in modo trasversale, le superfici sono mosse tutt’intorno, oltre agli annerimenti del manganese si notano complesse incidenze di luce dovute ai differenti solchi.

Sciannella esprime il carattere emozionale della forma, l’atmosfera plastica del colore-luce che avvolge ogni elemento in un clima di arcaico stupore ma anche di malinconico abbandono interiore, un viaggio alle radici di se stesso, “il se' affettivo" di cui ha parlato Manuela Crescentini.
Nel lavoro di maggior impatto ambientale, “Cornucopia" (70x290x80), incontriamo infine la sintesi degli orientamenti che l’artista ha esplorato come evocazione dell’umano proliferare di impulsi creativi. Frammento e totalita', strutturazione solida e precarieta', schegge di luce e ombre combuste, umori ambivalenti germinano nell’alveo dell’opera per farsi dramma ed estasi della materia. In questa immagine simbolica Sciannella raccoglie le modalita' di cui si nutre la sua immaginazione di scultore sedotto dalle mutazioni primarie della terra, artefice ossessionato dalle penombre della mente in un modo che e' difficile anche solo descrivere.

Un artista, dunque, che ha bisogno di andare all’interno delle cose, seguire i tempi necessari per non tradire la qualita' delle materie predilette, per penetrare con la mano quelle zone segrete che l’occhio non puo' vedere ma solo intuire, alla ricerca dei fondamenti della forma plastica.

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Claudio Cerritelli

Giancarlo Sciannella e' nato a Castelli (Te) nel 1943, vive e lavora a Roma.
Mostre personali: 1967, Galleria San Giorgio, Teramo. 1984, Galleria Labirinto, Montorio al Vomano (Te). 1990, Oratorio di San Sebastiano, Forli'; Galleria Bottega del Quadro, Bergamo. 1991, Associazione Operatori Culturali Flaminia 58, Roma. 1995, Associazione Operatori Culturali Flaminia 58, Roma. 1996, Galleria Mari, Imbersago (Lc). 1999, Galleria Monogramma, Roma. 2003, Museo delle Ceramiche, Castelli (Te). 2004, Galleria Arte e Pensieri, Roma.

Principali mostre collettive: 1976, “Concorso internazionale della ceramica d’arte contemporanea", Faenza (Ra); “Chunichi internazionale della ceramica d’arte contemporanea", Giappone. 1980, “Biennale internazionale della ceramica d’arte contemporanea", Vallauris (Francia). 1982, “La terra del fuoco", Roma. 1984, “Triennale internazionale", Milano. 1985, “Una nuovissima generazione nell’arte italiana", Siena. 1986, “Evocazioni", Gualdo Tadino (Pg). 1987, “Artetempo", Castelli (Te); “Alternative Attuali/Abruzzo 87", L’Aquila; “Rizoma, radici nel contemporaneo", Napoli. 1988, “Mare & mare", Napoli; “Arte, il pieno e il vuoto", Albano Laziale e Genzano (Rm).

1989, “Fossato arte ‘89", Fossato di Vico (Pg). 1990, “Con fuoco", Francoforte sul Meno (Germania); “Pittura e scultura al centro", Celano (Aq). 1991, “Premio Michetti", Francavilla al Mare (Ch). 1992, “International exhibition of contemporary ceramic art", Taipey (Cina). 1993, “Ceramiche italiane contemporanee", Tokio (Giappone); “Fiumara d’arte", Castel di Tusa (Ms). 1996, “Luoghi del tempo", Aprilia (Lt); “Biennale d’arte sacra", San Gabriele (Te). 1999, “Epicaforma", Toronto (Canada); “Premio Vasto", Vasto (Ch). 2000, “Itinerari d’arte", Francavilla al Mare (Ch); “Stelle", Roma. 2001, “Via Tiburtina", Nocciano (Pe). 2002, “Mostra nazionale d’arte contemporanea", Termoli (Cb).

2003, “Doppi versi", Frascati (Rm); “Trentadue artisti per Vlado Gotovac", Roma; “Centri romani ricerca arte contemporanea", Roma. 2004, “Arte Contemporanea d’Abruzzo", Ofena (Aq). 2005, “Mostra nazionale d’arte contemporanea", Termoli (Cb).

Hanno scritto di lui, tra gli altri: Mariano Apa, Paolo Balmas, Gian Carlo Bojani, Carlo Fabrizio Carli, Claudio Cerritelli, Manuela Crescentini, Enrico Crispolti, Giovanna Dalla Chiesa, Patrizia Ferri, Luigi Paolo Finizio, Daniela Fonti, Paolo Fossati, Luigi Lambertini, Luciana Martini, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marilena Pasquali, Claudio Spadoni, Antonello Trombadori, Marcello Venturoli.

Inaugurazione domenica 1 ottobre 2006, ore 11.00

Galleria Miralli
via S. Lorenzo, 57 - Viterbo

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