Ancona, citta' che con l'Adriatico si e' da sempre confrontata, dedica a questa lunga e stretta via del Mediterraneo che s'insinua fino alle soglie dell'Europa centrale, un'originale e affascinante esposizione, fonte di suggestioni e stimolo alla riflessione.
Adriatico: civiltà di mare, coscienza millenaria, via di comunicazione,
luogo di scambi e - di volta in volta, a seconda dell'agire e del sentire
delle diverse genti che sull'Adriatico si sono affacciate - frontiera che
avvicina, intreccia, favorisce il confronto, oppure confine, limite
invalicabile che divide, allontana, oppone.
Nella suggestiva sede della Mole Vanvitelliana dal 6 maggio al 5 settembre 2001,
Ancona - città che con l'Adriatico si è da sempre confrontata - dedica a
questa lunga e stretta via del Mediterraneo che s'insinua fino alle soglie
dell'Europa centrale, un'originale e affascinante esposizione, fonte di
suggestioni e stimolo alla riflessione.
Una mostra che nelle intenzioni del suo curatore, Giuseppe Papagno, e del pool
di studiosi che lo hanno affiancato in comitato scientifico mira a
restituire "un'anima" a questo mare che in sé, come nei materiali disseminati
lungo le sue coste e all'interno delle terre che vi si affacciano, racchiude
la memoria delle vicende e delle storie umane che l'hanno attraversato.
Dalla tarda antichità fino ai nostri giorni, Nord e Sud, Est ed Ovest si sono
incontrati, intrecciati, confusi e talvolta respinti in un mare che ha sempre
svolto, nonostante i nazionalismi e le chiusure che minano il suo ruolo, la
funzione di frontiera strategica tra Europa ed Oriente e dove si è giocato
in gran parte il destino del nostro sistema europeo articolato sui tre mari:
Mediterraneo, Mar Nero e Mare Baltico.
Promossa dal Comune di Ancona, Regione Marche, Provincia di Ancona, Camera
di Commercio della città , Fondazione Cariverona e Fondo Mole Vanvitelliana
"Io Adriatico. Civiltà di mare tra frontiere e confini" ripercorre i punti
nodali delle vicende che hanno interessato l'Adriatico - sistema mobile nel
tempo, cerniera tra "sistemi-mondo" - tenta di rileggere il passato cambiando
la tradizionale prospettiva storica ed umana e facendo dello stesso Adriatico
l'io narrante, per evitare - nel presente come nel futuro - qualunque
situazione di centralità di questa o quella cultura "in un mare che tutti
contiene e pone a reciproco contatto ma che nessuno possiede né può possedere
e dominare per intero".
I materiali in mostra - importanti reperti archeologici provenienti da Aquileia,
Concordia Sagittaria, Oderzo, San Vincenzo al Volturno, Chieti, Bari, Otranto,
ecc.; numerosi dipinti dei grandi artisti dell'Adriatico e di Venezia sua
"regina" come lo Schiavone, Guardi, Carpaccio, Padovanino, Sustris, Ricci,
Carlevarijs, ma anche Blas Juriev, il Maestro del Crocifisso di Tkon, Paolo
Alemanno, ecc.; strumenti di navigazione, oggetti dello scambio e documenti
d'archivio - danno dunque testimonianza dell'intreccio dei popoli e delle
culture reso possibile grazie a questa lunga e stretta via d'acqua; segnano
i momenti decisivi degli eventi che si sono compiuti; mostrano i protagonisti
e i comprimari di questo intenso racconto, che ha il suo motore pulsante nelle
città che come perle costellano le sponde dell'Adriatico: non solo Venezia ma
anche Ancona, Trieste, Bari, Ragusa, Spalato.
Le suggestioni sono tante: dai dipinti che mostrano il Bacino di San Marco a
Venezia, affollato dalle merci d'ogni tipo e dai mercanti dei più disparati
paesi, ai ritratti degli eroi della Serenissima, autori di grandi gesta in
difesa di quell'egemonia e controllo sull'Adriatico durato quasi otto secoli;
dai modelli delle navi da carico che solcavano i mari trasportando spezie,
allume, stoffe e altre merci pregiate a quelli dei transatlantici che agli
inizi del '900 partivano dall'Adriatico alla volta della mitica America; dai
segni apotropaici della gente di mare - polene, ex voto, ecc - ai libri
contabili, registri e statuti delle varie "arti" e corporazioni del
cosiddetto "indotto" che ruotava attorno alla vita di mare.
E poi gli intrecci, i ricordi, le testimonianze della convivenza tra etnie e
genti diverse che attraverso l'Adriatico e grazie all'Adriatico hanno dialogato
e contribuito a formare quella civiltà di mare, radicata nei luoghi ma aperta
a tutte le rotte, in cui le diversità non si annullano ma si giustificano
rispecchiandosi in un medesimo modello: una stessa cultura d'insieme che ha
creato porti, piazze, templi fortezze e simboli.
In tal senso fondamentale il contributo in mostra anche degli apparati
multimediali - elemento emozionale dell'esposizione - realizzati con l'apporto
di sceneggiatori e registi professionisti. Immagini, luoghi, volti, suoni,
interviste ricostruiscono lo "scenario" Adriatico nel passato, nel presente
e anche nel futuro, così come lo vorremmo.
Un intreccio di parlate, di fisionomie, di abiti, di suoni che daranno appunto
il segno della varietà - e non della diversità - rispetto ad un modello, ad una
medesima civiltà , e che permetteranno di visualizzare ed esplorare le grandi
tematiche e le epocali problematiche sottese a questa mostra.
Perché l'Adriatico è area di scambio votata naturalmente all'incontro e alla
convivenza delle genti ma, proprio per questo, anche area di grandi tensioni.
Per secoli specie sulla sponda orientale si è udito risuonare, nei paesi e
nelle città , il richiamo del muzzein che invitava alla preghiera, lo scampanio
delle chiese cristiane, ortodosse e romane d'adunanza alla funzione religiosa
ed il canto ebraico delle sinagoghe. Sull'Adriatico come in pochi altri luoghi
le tre religioni del Dio Unico del Mediterraneo si sono nel tempo distinte e
confuse in mutui scambi, sedimentandosi in un intreccio ammirevole per le
convivenze praticate ma a volte tragico per le incompatibilità reciproche
insorte.
La mostra non affronta e non poteva affrontare la storia dei nostri giorni,
che ha visto prevalere la chiusura, lo scontro, l'incomprensione e
l'intolleranza e che ha trasformato, temporaneamente e amaramente, l'Adriatico
in un confine.
Vuole semplicemente mostrare che la vocazione naturale di questo mare, la sua
"anima", è altra e che è possibile riaffermarla.
Inaugurazione sabato 5 maggio 2001 ore 17,30
Orario
tutti i giorni 10,00 - 13,00 e 17,00 - 20,00
chiuso il lunedì
Ingresso:
Interi Lit. 10.000
Ridotti di legge Lit. 8.000
Gruppi e Scuole Lit. 5.000
MOLE VANVITELLIANA, Ancona