Istituto Italiano di Cultura "C.M. Lerici"
Stockholm
Gardesgatan 14
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WEB
Sergio Bovenga
dal 13/5/2001 al 8/6/2001

Segnalato da

Gabriella Ventaglio



 
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13/5/2001

Sergio Bovenga

Istituto Italiano di Cultura "C.M. Lerici", Stockholm

"Matrice ottica, dipinti, ceneri". La mostra comprendera' la serie di dipinti "Ritratti di nessuno", gli elementi dell'azione "Ceneri" - attivata l'anno scorso a Varberg presso Goteborg - e l'oggetto "Matrice ottica". A cura di Gabriella Ventaglio.


comunicato stampa


Matrice ottica, dipinti, ceneri

La mostra comprenderà la serie di dipinti "Ritratti di nessuno", gli elementi dell'azione "Ceneri" - attivata l'anno scorso a Varberg presso Goteborg - e l'oggetto "Matrice ottica".
I "Ritratti di nessuno", sono ritratti di soggetti inesistenti, dove è la scelta del particolare nessuno che permette all'artista di indagare strutturalmente sulla pura immagine.
L'azione "Ceneri" prevede un atto - estremo sulla pittura - dove coincidono "fine ed inizio" e "fine": le tele dei "Ritratti di nessuno" vengono estratte dall'artista dal contesto oggetto-cornice, poste all'interno di un bracere e dati alle fiamme; raccolte - ciò che rimane di questo processo di negazione fisica e liberazione, "rilascio" dalla materia - le ceneri dei dipinti vengono gettate in mare o trattenute, catalogate in vetri "a memoria".

L'oggetto "Matrice ottica" - una sfera specchiante, dall'aspetto e dai contenuti di alta tecnologia - in principio può sembrare slegato dall'insieme del lavoro di Bovenga (un lavoro "di" e "sulla" pittura) in realta è l'opera che ne sintetizza buona parte del percorso: è il prender forma della sua "ossessione" per lo studio, la "trattabilità"+ delle immagini, delle possibili "rese" e potenzialità di esse. Come la "macchina" visiva del cubismo, viene da pensare...la "macchina" di "Matrice ottica" può generare nuovi sistemi di visione.

Questo particolare oggetto, del quale sarà presentato a Stoccolma un prototipo in scala ridotta, dal diemetro di circa un metro e mezzo (la versione definitiva misurerà 3 metri e mezzo di profondità) non è una scultura, è di per sè una "semplice" invenzione; uno specchio sferico - composto da 4 scocche riflettenti sia internamente che esternamente - allíinterno del quale si può entrare ëa vedersií nella teorica totalità delle proprie visibilità: vedo il mio volto e la nuca...sono dentro ad una sfera completamente riflettente, la mia faccia, le mie superfici possono interagire, nella totale assenza di piani preferenziali, con líinterfaccia riflettente ed assorbente di questo oggetto che è matrice e generatrice di "riflessioni".

Ruggero Pierantoni, nel testo che presenta líopera in mostra, la paragona ad "un ganzfeld", una sfera cava, internamente dipinta di un bianco omogeneo, opaco e continuo entro cui si guarda attraverso un piccolo foro.(-) Una semplice attrezzatura -usata in clinica ottica- che ha lo scopo immediato di permettere di misurare i limiti del campo visivo; all'interno della quale dopo alcuni minuti di osservazione, non si percepisce più di star guardando dentro una sfera ma di essere sospesi in un nulla nebbioso e informe".

Sempre per Pierantoni - che titola l'oggetto "Matrix Optica Maxima" - a differenza del ganzfel, Matrice ottica, può essere "un dizionario sferico entro cui è presente, ma "in potenza", tutto ciò che può otticamente esistere. Infatti questa "matrice" linguistica è in grado di generare infinite forme e tutte lasciarle scomparire e rinascere al minimo moto della testa o degli occhi.

E' particolare ed inedita l'esperienza che si prova all'interno di "Matrice ottica": si ha l'impressione di essere avvolti dal proprio "ritratto totale" mutante, del quale, nei "limiti" della deformazione possiamo sceglierne le proiezioni e contemporaneamente la percezione: una interattività esclusiva dove si è soggetti-oggetti, azione e risultanza. I fotoni, all'interno di Matrice ottica, generano calore e pertanto le proiezioni sembrano assumere un tepore epidermico che non è sufficiente però a intrattenerci più di tanto in questo gioco di visione nella, relativa, totalità delle nostre possibili visibilità.

Quello che avviene in Matrice ottica è un gioco visivo privato che genera immagini che nemmeno possiamo fermare o catalogare: per nulla edonistica, ma un'occasione - relativa e possibile- di pensiero.
Matrice ottica - progettata come macchina per cogliere la totalità visiva delle cose- esiste e - in qualche modo - agisce anche senza di noi, anche senza il nostro gioco di presenza; diventa un oggetto la cui funzione può essere teorica: sta lì, ferma a contenere muta l'ipotetico insieme di tutti i punti di vista e di nessun punto di vista, possibile simbolo di significanza e insignificanza delle immagini in quanto tali, accidentali senza un'agente... può portarci a riflettere, ancora, su rappresentabilità...comunque si può anche non entrare.
Gabriella Ventaglio

Inaugurazione 14 maggio ore 17.00

Immagine
"Matrice ottica"
Bovenga + Elementi Azione Ceneri

Promotore e patrocinio:
Italienska Kulturinstitutet, Stockholm
Assessorato alla Cultura Comune di Genova, Genova

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