Castello Sforzesco
Milano
piazza Castello, 1
02 88463700
WEB
L'Oro degli Avari
dal 12/5/2001 al 1/7/2001

Segnalato da

Debora Amaru'




 
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12/5/2001

L'Oro degli Avari

Castello Sforzesco, Milano

Popolo delle steppe in Europa. Dal 26 aprile al 1° luglio 2001 le Sale Viscontee del Castello Sforzesco ospitano una grande esposizione a cura di Ermanno Arslan e Maurizio Buora. La mostra costituisce un'occasione per ammirare un corpus straordinario di reperti proveniente dai piu' importanti musei ungheresi. Gli Avari, seconda popolazione asiatica dopo gli Unni ad insediarsi nell'Impero Romano, portarono nel cuore dell'Europa elementi culturali sviluppati nell'Asia centrale fondendoli sotto gli influssi delle culture persiana e cinese.


comunicato stampa

Popolo delle steppe in Europa

Dal 26 aprile al 1° luglio 2001 le Sale Viscontee del Castello Sforzesco ospitano una grande esposizione a cura di Ermanno Arslan e Maurizio Buora. La mostra costituisce un'occasione per ammirare un corpus straordinario di reperti proveniente dai più importanti musei ungheresi. Gli Avari, seconda popolazione asiatica dopo gli Unni ad insediarsi nell'Impero Romano, portarono nel cuore dell'Europa elementi culturali sviluppati nell'Asia centrale fondendoli sotto gli influssi delle culture persiana e cinese. Se non propriamente la luce, gli Avari portarono almeno alcuni raggi dell'Oriente sui nostri lembi di terra. La mostra presenta oltre 1200 reperti, per la maggior parte frutto di recenti scavi effettuati presso il sito archeologico di Zamardi, che costituisce la più grande necropoli del bacino carpatico; eccezionale la quantità d'oro: monili femminili, pesanti orecchini a granulazione e filigrana, spesso di origine bizantina, guarnizioni in oro di finimenti, armi e cinture. Il percorso espositivo prevede, inoltre, una sezione didattica dove verranno realizzati laboratori speciali dedicati ai bambini. Per l'occasione oltre al catalogo e al materiale di corredo è stato realizzato, da artigiani italiani, anche un raffinato merchandising.

Avari popolo "luminoso"
L'itinerario di migrazione delle popolazioni nomadi da cui derivò l'etnia àvara, parte dalla lontana Mongolia attraverso l'antica Sogdiana, nei territori degli attuali Afghanistan e Pakistan, fino alla sedentarizzazione nel 567 d.C. nella media valle del Danubio, grosso modo corrispondente all'attuale Ungheria.
Storici bizantini hanno scritto dettagliatamente sull'origine degli Avari, sulla loro storia e sulle lotte contro Bisanzio cominciate nel 565. Sebbene con alterne fortune, gli Avari mantennero il loro predominio fino al 626, come è ben testimoniato dal continuo aumentare del tributo in oro, pagato da Bisanzio per fermarne le scorrerie. Nonostante la sua riottosità, il potere altoàvaro tentò di inserirsi tra i popoli adiacenti e sostituì i rapporti di guerra con i vicini popoli e imperi con rapporti di pace. In Europa gli Avari furono senza dubbio un popolo straniero e insolito, ma non per questo considerato "oscuro" tra le popolazioni confinanti, bensì "luminoso". Si è soliti offuscare questa luminosità con il pretesto che le centinaia di solidi in d'oro che garantivano il loro sfarzo erano spillati ai Bizantini con un contributo annuale sempre crescente. Gli stessi Bizantini cercarono di giustificarlo ai propri occhi come la sete di oro e di saccheggio dei barbari, tacendo che a causa dei successi militari ottenuti dagli Avari contro il loro esercito erano obbligati a fermarli con elargizioni sempre maggiori. In realtà gli Avari, con le loro conoscenze militari, ebbero un forte influsso sull'ambiente circostante, i Bizantini ne invidiavano l'armatura e le tecniche di combattimento che cercarono di apprendere. La cavalleria avara fu per decenni superiore alle cavallerie occidentali per via di una invenzione orientale che grazie a loro si sarebbe diffusa in Europa: la staffa in ferro, forgiata artisticamente. Assieme alla sella, munita di un alto arcione in legno davanti e dietro, la staffa assicurava una seduta sicura ed eccezionali possibilità di movimento e rotazione del cavaliere.
Nell'ultima grande campagna militare contro Bisanzio nel 626 d.C., gli Avari si allearono con i Persiani; l'assedio di Costantinopoli si concluse, però, con un umiliante insuccesso, per cui il prestigio militare degli Avari crollò ed il flusso d'oro bizantino si esaurì per sempre.

Gli Avari in Italia tra storia e leggenda
Per quanto riguarda la penisola italiana, Paolo Diacono, storico longobardo vissuto nell'VIII secolo, nella sua Historia Langobardorum (libro IV, cap.37), c'informa dettagliatamente della venuta degli Avari in Friuli agli inizi del VII secolo, al tempo del duca Gisulfo, e del tradimento della moglie di questi Romilda, "meretrix nefaria", che invaghitasi del Kagan gli mandò a dire che se l'avesse presa in moglie, gli avrebbe consegnato la città. Il re avaro giurò che l'avrebbe sposata e Romilda fece aprire le porte. Ma gli Avari entrati a Forum Iulii (l'attuale Cividale del Friuli), diedero alle fiamme ogni cosa, uccisero i Longobardi adulti, e condussero gli altri prigionieri in Pannonia. Paolo Diacono indulge agli elementi romanzeschi, come quando descrive la fine di Romilda, tenuta per una notte "in matrimonio" dal Kagan, poi consegnata ad altri dodici Avari, quindi infilata in un palo piantato in mezzo al campo con queste parole di scherno: "meriti di avere un simile marito".
Il fortunato rinvenimento nel Molise, a partire dal 1987, di una serie di sepolture, in particolare nel territorio di Campochiaro, ha permesso di conoscere meglio l'insediamento protobulgaro in Italia che presenta molti tratti culturali della popolazione che nella stessa epoca si insediò nel bacino carpatico, nel territorio degli Avari. Compaiono anche in Molise numerose tombe con cavallo, come presso gli Avari (venti ne sono state rinvenute a Zamardi in Ungheria) ma anche tra i Longobardi della prima generazione. La mostra offre appunto l'occasione per accostare tra loro reperti dall'Italia e dalla Pannonia che mettono in risalto le molteplici relazioni che intercorsero tra l'area della penisola italica e il bacino mediodanubiano.


Orario: dalle 9.30 alle 17.30, lunedì chiuso
Ingresso: lire 12.000 ridotto lire 10.000
Catalogo: Inform edizioni
Infoline: tel. 02 54916
Ufficio Stampa: Debora Amarù
(A+G AchilliGhizzardiAssociati)
tel. 02 2665334 fax 02 70600610
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Castello Sforzesco, Sale Viscontee, Milano

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