Museo Minimo di Fuorigrotta
Napoli
via detta San Vincenzo, 3 (angolo via Leopardi 47)
081 621170 FAX
WEB
Roberto Mantellini
dal 20/11/2006 al 4/12/2006
lunedi' e mercoledi' 16-19; martedi', giovedi' e venerdi' 10-12 o su appuntamento

Segnalato da

Roberto Sanchez



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Roberto Mantellini



 
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20/11/2006

Roberto Mantellini

Museo Minimo di Fuorigrotta, Napoli

Ancora Catrame. L'artista vive il paesaggio urbano come luogo interiore, con esso evoca i tempi dell'adolescenza, quando l'Italsider era l'immagine del futuro e la speranza di un posto fisso. Il richiamo al territorio e' evidente nella terrosita' della materia pittorica, spessa e grumosa come il catrame versato dalle industrie, che tinge di nero l'arenile di Bagnoli.


comunicato stampa

Ancora Catrame

A cura di Roberto Sanchez

Sara' inaugurata martedi' 21 novembre 2006 alle ore 18,30, al Museo Minimo di Fuorigrotta (via detta San Vincenzo, 3 - angolo via Leopardi 47-Napoli), la personale: “Ancora Catrame" di Roberto Mantellini

I paesaggi metafisici di Mantellini

Nelle recenti pitture di Roberto Mantellini, che recupera il suo vissuto in una dimensione memoriale, si legge una progressiva riduzione del paesaggio ai suoi termini essenziali. Gli sfondi grigi, spesso solcati da una vampata di colore, esprimono la decadenza di un quartiere industriale, Bagnoli, lacerato da insanabili ferite sociali; i segmenti orizzontali e verticali alludono, in modo sintetico ma incisivo, ai pontili ed alle ciminiere dell’Italsider, ormai integrati nel paesaggio urbano come le palme sulle spiagge di Miami. Il brutto perde ogni connotazione negativa e, alla luce di una nuova estetica, assume una dimensione lirica che lo colloca a pieno titolo nei territori del bello.

L’artista vive il paesaggio urbano come luogo interiore e adopera il dato oggettivo per evocare i tempi dell’adolescenza, quando l’Italsider era l’immagine del futuro e la speranza di un posto fisso. Il richiamo al territorio e' evidente nella “terrosita'" della materia pittorica, spessa e grumosa come il catrame versato dalle industrie, che tinge di nero l’arenile di Bagnoli.

Il percorso artistico di Mantellini non e' affatto lineare, e' un sentiero accidentato in cui non mancano fughe in avanti, che sfiorano l’astrazione nella prospettiva aerea di una strada, e ritorni ad una tradizione figurativa che affonda le sue radici nella pittura napoletana dell’Ottocento. Non il paesaggio oleografico delle gouaches, con la visione o l’impressione panoramica fine a se stessa, ma il paesaggio brullo e sintetico di un Federico Rossano, che riduce gli alberi a segmenti verticali e le nuvole a schegge celesti.
Marco di Mauro

La memoria di Bagnoli nella pittura di Mantellini

La pittura di Roberto Mantellini tiene vivo il ricordo dei “ragazzi"di Bagnoli, come lui li chiama, sia quelli vissuti tra i fischi delle locomotive ed i richiami delle sirene dell’Italsider, sia quelli delle nuove generazioni, nati dopo la chiusura dell’impianto industriale. Per i primi l’Italsider rappresentava la certezza di un’esistenza legata alla dignita' del lavoro, ora preclusa dalle decisioni demagogiche e dagli interessi privati di chi non conosce la pena del vivere, la necessita' del sostentamento. Roberto tuttavia sogna ancora, finge di credere nella rinascita di un quartiere che si riappropria delle sue risorse: il mare, le spiagge, la vegetazione di un tempo, la vivacita' di un territorio tra i piu' felici della terra.

Nelle opere di Mantellini c’e' tutto questo, ma anche il suo mondo spirituale, la sua interpretazione del fare arte per esprimere il suo pensiero, le sue idee nella forma che gli e' piu' congeniale. La materia colorata e' protagonista delle sue opere, segnate da un brulichio di lacche luminose, di segni che scavano come solchi il terreno giallo e sabbioso, o quello nero del catrame depositato sul fondo del mare. Segni che forse rimandano ai binari su cui correvano i carrelli e che intersecano le ciminiere dei forni, da cui vengono fuori calde vampate di fuoco che squarciano il buio della notte. Sono opere in cui la presenza umana e' stata rimossa, come a indicare il presagio di un destino ineluttabile di solitudine, desolazione, sfiducia nel recupero di quel quartiere che neppure la speranza, il sogno riesce piu' ad alimentare. Se poi ci sara' una riconversione dell’area, sara' legata alla piu' bieca speculazione e sara' motivo di una delusione ancora piu' cogente. Vincenzo Pacelli

Museo Minimo di Fuorigrotta
via detta San Vincenzo, 3 (angolo via Leopardi 47) - Napoli
Orari di visita: lunedi' e mercoledi', ore 16-19, martedi', giovedi' e venerdi', ore 10-12, per appuntamenti, tel./fax 081-621170

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