Galleria Bianca Maria Rizzi
Milano
via Molino delle Armi, 3
02 58314940
WEB
Jens Lorenzen
dal 12/12/2006 al 4/2/2007
Mar, gio, ven, dalle 15 alle 19.30. Mer dalle 13 alle 19.30. Sab dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 15 alle 19.30. Lunedi' e al mattino su appuntamento.

Segnalato da

Bianca Maria Rizzi



approfondimenti

Jens Lorenzen
Ivan Quaroni



 
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12/12/2006

Jens Lorenzen

Galleria Bianca Maria Rizzi, Milano

L'artista berlinese si concentra sulla riedificazione della memoria visiva e intima degli individui. La storia a cui Lorenzen allude nelle sue tele non e' quella epocale della Germania riunificata, ma quella dei ricordi personali, spesso composti da una sedimentazione d'immagini deboli, manifesti pubblicitari, marchi e testate di settimanali e quotidiani. A cura di Ivan Quaroni.


comunicato stampa

Mostra personale

a cura di Ivan Quaroni

Da Durer a Goethe, da Winckelmann ai pittori Nazareni, gli artisti e gli intellettuali tedeschi nel corso della storia hanno piu' volte dimostrato la loro ammirazione per l'Italia, considerata, insieme alla Grecia, la culla della cultura classica. Jens Lorenzen appartiene a questa illustre schiera di artisti e lo dimostra con la sua pittura, in controtendenza rispetto alle nuove istanze dell'arte tedesca.

Infatti, mentre nell'Europa degli ultimi cinque anni si sono affermati gli artisti dell'ex-DDR, provenienti principalmente dalle accademie di Lipsia e di Dresda, e autori di una pittura quanto mai variegata, che mescola indifferentemente astrattismo e figurazione, surrealismo ed iperrealismo, disegno ed expanded painting, il berlinese Jens Lorenzen si e' mosso in tutt'altra direzione. Rispetto ad artisti come Katharina Grosse, Markus Draper o Tobias Lehner, nei quali si avverte la consapevolezza di un trauma storico recente (quello della divisione tra le due Germanie) e l'ansia di ricostruzione di un'unita' culturale e nazionale, Jens Lorenzen si concentra piuttosto sulla riedificazione della memoria visiva e intima degli individui. La storia a cui Lorenzen allude con le sue tele non e' quindi quella macroscopica ed epocale della Germania riunificata, ma quella dei ricordi personali, spesso composti da una sedimentazione d'immagini deboli, fatta di prodotti di consumo, manifesti pubblicitari, marchi di fabbrica e testate di settimanali e quotidiani.

La sua ricerca pittorica non teme il confronto col passato, anzi lo evoca non solo nei temi trattati, ma anche nello stile. Lorenzen riannoda i fili della memoria rispolverando i detriti visivi degli anni Cinquanta e Sessanta, evocando loghi e confezioni di prodotti dimenticati, vecchie insegne pubblicitarie, pompe di benzina, manifesti cinematografici vintage. Rispetto agli artisti Pop, Warhol in primis, la sua attenzione verso i prodotti di consumo, quali depositari dell'immaginario della societa' dei consumi e dunque della cultura popolare, e' quella di un contemporaneo afflitto dalla nostalgia, dall'ansia di rinsaldare i legami emotivi e forse biografici con il passato.

A ognuno di noi e' capitato, almeno una volta, di vedere l'etichetta di una bibita della nostra infanzia e di lasciarsi inondare dai ricordi. Ecco, i marchi e i loghi di Lorenzen, siano riferiti all'immaginario commerciale tedesco o a quello italiano, hanno il potere d'innescare nell'osservatore una catena d'impressioni visive che aprono la strada a sentimenti ed emozioni rimosse. Come se non bastasse, l'artista berlinese accentua questo senso di rievocazione e di scoperta grazie alla scelta di uno stile volutamente re'tro, dove si fondono richiami alla tradizione rinascimentale dell'affresco e tracce dei de'collages nouveaux realisti. Non a caso, le tele di Lorenzen somigliano sia a muri, sui quali si siano depositati strati di manifesti strappati e fogli di giornale, sia ad antiche decorazioni murali o musive di cui non rimane che qualche confuso frammento. L'impressione che si riceve dalle sue opere e' quella di essere davanti ad una sorta di reperto archeologico, ad una specie d'incunabolo della societa' dei consumi. Ed e' questa una scelta stilistica dettata anche dal suo amore per l'arte italiana, che spazia dalla pittura pompeiana a quella rinascimentale, per arrivare fino a maestri del Novecento come Campigli e Sironi, che, guarda caso, si sono misurati proprio con le tecniche dell'affresco e del mosaico. Eppure, l'arte Neopop di Lorenzen e' inedita non solo in ragione dei suoi riferimenti all'arte del passato, ma soprattutto in virtu' della sua predilezione verso una materia pittorica densa e stratificata.

Quasi tutte le declinazioni del New Pop contemporaneo, infatti, sono accomunate dalla scelta di uno stile flat, caratterizzato da cromie artificiali, mentre la pittura di Lorenzen conserva una forte impronta manuale. D'altra parte, prima di studiare pittura con Hermann Albert all'Accademia di Braunschweig, l'artista ha esercitato la professione di falegname. Ed e' forse grazie a quell'esperienza che ha maturato quel tipo d'approccio diretto e fisico con la tela, che differenzia il suo stile dall'impostazione eccessivamente concettuale della pittura di molti suoi connazionali. In un certo senso, Lorenzen e' un artista tedesco atipico, perche' non si trova in lui ne' l'influenza del realismo fotografico di Richter ne' tantomeno quella del neoespressionismo dei Neue Wilden, ma allo stesso tempo incarna alla perfezione il prototipo dell'intellettuale tedesco, affascinato dalla civilta' mediterranea.

I nuovi lavori di Lorenzen, gran parte dei quali sono stati appositamente realizzati per questa mostra, sono evidentemente dedicati all'Italia. Basta un rapido sguardo per catturare immediatamente i marchi storici della Fiat e della Motta, i loghi della San Pellegrino e del Campari, le vecchie insegne del caffe' Moka Efti, le testate del Corriere della Sera e del Messaggero, la Cinquecento e il famosissimo cane a sei zampe dell'Agip, disegnato da Luigi Broggini. Non stupisce che Lorenzen inserisca elementi specifici della societa' italiana nelle sue tele. Lo aveva gia' fatto con le insegne dei Sali e Tabacchi e i loghi della Martini nella mostra milanese del 2005, ma anche con i lavori intitolati Lavazza II e Lavazza III (2005) della serie Marken. Cio' che colpisce, piuttosto, e' la comparsa, in alcune nuove opere, di un preciso intento narrativo o quantomeno di un sistema di riferimenti coerente.

Per esempio, in Blow up (2006) sono presenti elementi grafici differenti che sono, tuttavia, strettamente collegati tra loro. Sotto la parola "Blow up", titolo del famoso film di Michelangelo Antonioni, compare una macchina fotografica Nikon F1, la stessa usata da David Hemmings durante le riprese, mentre l'insegna "24 Ore" dei distributori automatici di sigarette allude alla durata della narrazione nella pellicola del regista italiano, che infatti si svolge nell'arco di un solo giorno. Nell'opera intitolata L'Espresso (2006), realizzata ad olio e collage su tela e impaginata alla maniera di una prima pagina di quotidiano, il collegamento tra parole e immagini e' piu' sottile. In basso a sinistra compare un articolo di Alberto Moravia su Vittorio De Sica, sormontato da una foto dello scrittore romano. Sulla destra, invece, c'e' un accenno a un'opera di Pier Paolo Pasolini (Ragazzi di vita). Il legame narrativo, in questo caso, e' tutto giocato sull'amicizia tra i due scrittori, e serve ad evocare il clima culturale della seconda meta' degli anni Cinquanta, nonostante l'inserto del simbolo del Nuovo Partito Socialista e del quotidiano La Repubblica siano cronologicamente successivi. Forme analoghe di narrazione discontinua, dove si mischiano flash di cronache del passato e del presente, si trovano anche nelle opere Corriere Della Sera, Fiat e Il Messaggero, tutte del 2006. Curioso, invece, e' l'altro dipinto intitolato L'Espresso (2006), che si svolge intorno a un cilindro, la cui forma richiama le colonne di Litfass, scarsamente note in Italia, ma in passato usate in Germania come supporti per manifesti pubblicitari.

Il nuovo imprinting narrativo di Lorenzen e' un ulteriore elemento di distinzione rispetto alla pittura tedesca contemporanea. Guardando i lavori degli artisti piu' giovani, da Jorg Scheibe a Martin Borowski, fino a Tom Fabritius, ci si accorge, infatti, che la loro attenzione e' riservata quasi esclusivamente alla resa pittorica dei soggetti, piuttosto che alla costruzione di un racconto. Lorenzen, invece, ha il coraggio di narrare delle storie e di evocare sentimenti. E lo fa attraverso una pittura che affonda le radici nel passato, ma che riesce sempre fresca e attuale. In breve, una pittura colta e popolare insieme. Proprio come piace a noi Italiani.

Jens Lorenzen nasce nel 1961 a Schleswig, Germania. Dopo la maturita' nel 1981 impara la professione di falegname. Dal 1985 fino al 1991 studia pittura con Prof. Albert all'Accademia d'arte di Braunschweig.
Vive e lavora a Berlino.

Immagine: Was wird hier falsch gemacht? Olio e collage su tela 200x250cm, 2005

Galleria Bianca Maria Rizzi
Via Molino delle Armi, 3 - Milano
Orario: Mar, gio, ven, dalle 15 alle 19.30. Mer dalle 13 alle 19.30. Sab dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 15 alle 19.30. Lunedi' e al mattino su appuntamento.

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