La mostra presenta un progetto che consiste in un video e 52 lavori fotografici in cui Alba D'Urbano e Tina Bara riflettono su alcuni concetti chiave degli anni '60: il femminismo, l'entusiasmo per la tecnologia e la fiducia nel progresso.
Alba D'Urbano e Tina Bara
Lo Studio Stefania Miscetti dopo aver ospitato nel 1993 la mostra personale
di Alba D’Urbano, intitolata Un Anno, presenta il progetto
opere d’arte 36, che consiste in un video e 52 lavori fotografici,
realizzato dall’artista in collaborazione con Tina Bara,
Entrambe docenti per l’Academy of Visual Arts di Lipsia, hanno iniziato
il loro sodalizio nel 2000 in occasione della mostra Anableps
allo Studio Miscetti con Portrait Alba /Tina Ritratto e insieme cureranno
il progetto Eine Frage (nach) der Geste in programma
dal 20 al 30 marzo 2007 presso al Goethe Institut di Roma.
Dal 1993 il lavoro di Alba D’Urbano si è sviluppato attraverso due linee
tematiche parallele, che includono da un lato la riflessione sulla società
mediatica e sugli effetti che i media hanno sulla nostra percezione,
dall'altro la ricerca sul corpo, soprattutto quello della donna, e di
conseguenza quanto connesso ai temi della sessualità e dell'identità, della
costruzione della bellezza soprattutto in relazione al sistema della moda.
opere d’arte 36 è una video performance in cui Alba D’Urbano e Tina Bara
riflettono su alcuni concetti chiave degli anni ’60: il femminismo,
l’entusiasmo per la tecnologia, la fiducia nel progresso. Nel video Tina
Bara, vestita come una rispettabile casalinga degli anni sessanta, presenta
36 oggetti simbolo scelti tra arredi ed elettrodomestici di design degli
anni 1960 e 70: l’esecuzione ripetitiva e meccanica di una serie di gesti,
come se fossero tratti da un manuale di istruzioni, mette in discussione le
forme d’uso possibili, svuotandoli di significato e reinterpretandoli nello
stesso momento.
L’azione si ricollega al video del 1975 Semiotics of the Kitchen
dell’artista americana Martha Rosler, pietra miliare della ricerca artistica
femminista, mentre la scenografia è tratta dai film di James Bond del 1960,
in cui il famoso set designer Ken Adams interpretava e materializzava il
mondo utopico e onirico della donna casalinga che si vedeva proiettata nelle
illusioni seduttive dell’agente 007.
La performance è eseguita in modo distaccato e minimale al ritmo della
canzone Okay di Ide Hintze, i cui suoni prodotti elettronicamente evocano
gli arrangiamenti e le armonie della musica di Allen Ginsberg, in un chiaro
riferimento alle atmosfere anni sessanta. La presenza della voce, unita al
testo, concretizza un’esistenza fisica e una rischiosa relazione tra corpo e
mente. Con un serio humor, la sequenza di gesti, organizzata in una stuttura
prodotta, arrangiata e unita digitalmente si ricollega ad un’ idea di
esercizio di derivazione diretta dall’arte del mimo. Ancora e ancora, la
tensione ostinata della performance conduce ad esplosioni concepite per
permettere di dare inizio ad un tentativo di vera meditazione.
Il video è diviso in 6 capitoli ciascuno introduce 6 oggetti diversi, la
lunghezza di ogni capitolo è 4.06 minuti la durata del brano di Hintze.
Inaugurazione: mercoledì 22 marzo 2007 ore 18.30
Studio Stefania Miscetti
via delle Mantellate 14 - Roma