Palazzo Magnani
Reggio Emilia
corso Garibaldi, 29
0522 454437, 0522 444406 FAX 0522 444436
WEB
Due mostre
dal 31/3/2007 al 2/6/2007
9.30-13 e 15-19. Lunedì' chiuso
0522 454437

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31/3/2007

Due mostre

Palazzo Magnani, Reggio Emilia

Richard Estes. Il poeta dell'Iperrealismo americano. La retrospettiva comprende 35 dipinti, molti di grandi dimensioni, che ripercorrono l'intera attivita' dell'artista, dai suoi esordi negli anni 60 ad oggi. A cura di Sandro Parmiggiani. Werner Bischof: esposti 70 scatti del grande fotoreporter della Magnum. Attraverso le immagini in mostra e' possibile ripercorrere i lunghi viaggi che dalla Svizzera portarono Bischof negli angoli piu' remoti del mondo.


comunicato stampa

Richard Estes

Il poeta dell'Iperrealismo americano

a cura di Sandro Parmiggiani

Preview stampa sabato 31 marzo ore 12.00

A Richard Estes (Kewanee, Illinois, 1932), noto internazionalmente come uno dei fondatori dell'iperrealismo e uno dei protagonisti della pittura contemporanea americana, Palazzo Magnani di Reggio Emilia dedica, in occasione dei suoi settantacinque anni, una retrospettiva, che si terrà dal 25 marzo al 27 maggio 2007, e che sarà poi presentata al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid dal 14 giugno al 2 settembre.

L'esposizione, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia e da Palazzo Magnani, con il contributo di Fondazione Pietro Manodori e CCPL di Reggio Emilia, e il supporto di Montana (Gruppo Cremonini), presenta 35 dipinti, molti di grandi dimensioni, che ripercorrono l'intera attività di Estes, dai suoi esordi negli anni Sessanta, quando, dopo avere intensamente operato nel campo dell'illustrazione, si dedicò alla pittura, fino ad oggi. Le opere, oltre che dalla collezione privata dell'artista, provengono da alcuni dei maggiori musei americani, dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e da collezioni private negli Stati Uniti e in Europa.

I dipinti di Estes - assai celebri sono i "paesaggi urbani" di New York, e di alcune delle più note città europee, da Parigi a Londra, da Venezia e Firenze a Barcellona; tuttavia, soprattutto nell'ultimo decennio, l'artista si è spinto anche a indagare visioni "naturali", quali quelle dei ghiacciai dell'Alaska e dell'incombente forma del Machu Picchu, o le vibrazioni luminose del mare visto da un traghetto, o ancora le montagne nevose del Maine, dove, su un'isola nell'Atlantico, risiede e lavora per parte dell'anno - rivelano il suo rapporto con la tradizione delle "vedute" di Canaletto, Guardi e Bellotto, l'influenza di maestri americani quali Edward Hopper e Charles Sheeler, e la sua attenzione alla fotografia di Eugene Atget, Walker Evans e Berenice Abbott.

Dice Sandro Parmiggiani, curatore della mostra assieme a Guillermo Solana, chief-curator del Museo Thyssen-Bornemisza: "Nella sua opera Estes innesta, su uno dei filoni della tradizione pittorica - quello realista che si snoda da Caravaggio fino al Novecento -, lo sguardo peculiare che la fotografia, e il cinema, con le loro inquadrature, ci hanno reso familiare, esaltando i riflessi che il vetro utilizzato nelle moderne costruzioni imprigiona e restituisce, e proponendo visioni urbane in cui il confine tra esterni e interni - siano essi edifici o mezzi di trasporto - è sempre più labile e facilmente valicabile, quasi che l'intimità e la riservatezza più non possano essere garantite nella vita urbana contemporanea. Inoltre, i dipinti delle metropoli di Estes costituiscono anche, visti in sequenza dal Sessanta ad oggi, un compendio di storia del paesaggio urbano, della sua evoluzione, espressione di una civiltà e di una identità che cambiano."

Ha scritto di Richard Estes il romanziere americano John Updike: "Estes rende con il tocco freddamente sensuale di Vermeer ciò che finora sarebbe sembrato troppo brutto da dipingere, troppo desolato da vedere." In occasione della mostra viene realizzato un catalogo in due versioni (italiano-inglese per Palazzo Magnani; spagnolo inglese per il Museo Thyssen-Bornemisza), pubblicato da Skira, che contiene tra gli altri, oltre ai testi dei due curatori, anche scritti di Raffaele Crovi e di John Wilmerding, professore alla Princeton University, autore di una recente monografia su Estes edita da Rizzoli, New York. In contemporanea, Palazzo Magnani ospita anche una grande mostra fotografica dedicata a Werner Bischof, che raccoglie 70 scatti del fotoreporter della Magnum, maestro riconosciuto del bianco e nero.

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Werner Bischof

70 scatti del fotoreporter svizzero

L'esposizione presenterà 70 scatti del fotoreporter svizzero della Magnum, maestro riconosciuto del bianco e nero

Dal 24 marzo al 27 maggio 2007, a Palazzo Magnani di Reggio Emilia si tiene una grande mostra fotografica dedicata a Werner Bischof. Promossa dalla Provincia di Reggio Emilia e da Palazzo Magnani, con il contributo di Fondazione "Pietro Manodori", CCPL di Reggio Emilia e Montana (Gruppo Cremonini), l'esposizione curata da Marco Bischof raccoglie 70 scatti del grande fotoreporter della Magnum, maestro riconosciuto del bianco e nero. Attraverso le immagini esposte sarà possibile ripercorrere i lunghi viaggi che dalla Svizzera portarono Bischof negli angoli più remoti del mondo: dall'India al Giappone, dalla Corea all'Indocina fino ad arrivare a Panama, in Cile ed in Perù.

Nelle sue esplorazioni dei paesi del sud e dell'est del mondo Werner Bischof rimase fortemente colpito dal forte contrasto tra modernità e tradizione, che raccontò con i suoi scatti di paesaggio e le sue nature morte. Ma non solo, Bischof è passato giustamente alla storia come il fotografo delle persone, volti di uomini donne e soprattutto bambini colti nella loro quotidianità. La mostra raccoglie una ricca selezione dei suoi più importanti reportage, affiancando ai famosi ritratti di bambini che giocano e di uomini e donne nella loro terra, le meno note, ma altrettanto affascinanti, fotografie di paesaggio e di still life. In contemporanea, nel palazzo reggiano, si terrà l'antologica dedicata all'artista americano Richard Estes, uno dei maggiori esponenti del fotorealismo.

Werner Bischof nasce a Zurigo il 26 aprile 1916. Seguendo la sua attitudine alla pittura, frequenta per un anno un corso di disegno a Schiers. Insoddisfatto, nel 1934 si iscrive alla scuola di arti applicate di Zurigo dove frequenta il corso di fotografia tenuto da Hans Fisler. Specializzatosi nello still-life e conseguito il diploma nel 1936, avvia un laboratorio di fotografia e grafica per manifesti e riviste; due anni dopo viene assunto dagli editori Amstutz & Herdeg. In occasione dell'Esposizione nazionale svizzera del 1939, progetta l'allestimento del padiglione delle arti grafiche e collabora alla realizzazione di quello della moda. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, dopo un breve soggiorno a Parigi, si arruola nell'esercito svizzero svolgendo anche la mansione di reporter di guerra. Quest'esperienza gli permette di valutare il divario esistente tra la fotografia in studio, basata su un'attenta pianificazione, e il fotoreportage, rapido nell'esecuzione quanto imprevedibile nelle dinamiche. Sceglierà quest'ultimo, per il contatto umano e la possibilità di continuo raffronto col presente, senza però rinunciare alla perfezione tecnica maturata nel corso della sua formazione.

Nel frattempo conosce Arnold Kubler, scrittore, uomo di teatro e caporedattore della rivista d'arte e cultura "Du", e con lui, tra il '41 e il '42, instaura un duraturo rapporto di collaborazione. Contemporaneamente, frequenta gli ambienti delle avanguardie artistiche zurighesi aderendo al movimento surrealista "Allianz". A partire dal 1945, collabora con le principali testate internazionali per le quali realizza alcuni importanti reportage nell'Europa martoriata dalla guerra, tra questi, uno dei primi riguarda gli italiani internati in Svizzera. Nel '46 attraversa l'Italia fissando sulla pellicola le devastazioni e il malessere generati da anni di ostilità, in particolare la protesta dei milanesi per la separazione di Trieste dall'Italia, i sopravissuti ai campi di sterminio nazisti in Trentino Alto-Adige, gli asili per bambini orfani in Emilia Romagna, le rovine dell'abazia di Montecassino. A Rimini conosce la futura moglie Rossellina Mandel.

Nel '48, fotografa per "Life" le Olimpiadi di Saint Moritz e l'anno seguente diventa membro della Magnum. Continua a viaggiare nell'Europa del Nord e dell'Est, e nel '50 torna in Italia, dove pubblica alcuni servizi su "Epoca". In quell'occasione effettua una quindicina di scatti anche in Sardegna documentando la durezza e l'arretratezza delle condizioni di lavoro nel Campidano di Cagliari e nell'Iglesiente. Dopo un breve soggiorno nella provincia indiana del Bihar e un anno trascorso in Giappone é la guerra a richiamarlo in prima linea, prima in Corea e poi in Indocina. Nel 1953, parte per gli Stati Uniti. L'anno successivo, su incarico della Magnum, torna nel sud del continente, Panama, Cile e Perù. Il 16 maggio 1954, a soli trentotto anni, perde la vita in un incidente automobilistico sulla Cordigliera delle Ande.

Immagine: Richard Estes

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Palazzo Magnani
corso Garibaldi, 29 - Reggio Emilia
Orari: 9.30 - 13.00 / 15.00 - 19.00. Lunedì chiuso
Biglietti: Euro 6 intero; Euro 4 ridotto; Euro 2 studenti

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