Museo della Scultura Contemporanea Matera MUSMA
Matera
via San Giacomo (Sasso Caveoso)
0835 336439
WEB
Ossip Zadkine
dal 14/4/2007 al 18/5/2007
Da martedi' a domenica 10-14 e 16-20
320 5350910

Segnalato da

Coop Artezeta



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Ossip Zadkine



 
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14/4/2007

Ossip Zadkine

Museo della Scultura Contemporanea Matera MUSMA, Matera

Le sculture e opere grafiche in mostra ripercorrono l'evoluzione espressiva dell'artista a partire da un bronzo del 1935 e una litografia del 1942. Immagini, fotografie, documenti, lettere e cataloghi analizzano consentono di entrare nel vivo delle ricerche artistiche del tempo. Nucleo dell'esposizione le 28 illustrazioni per Les Travaux d'Hercule di Euripide e le 10 acqueforti per i Sept Calligrammes di Guillaume Apollinaire.


comunicato stampa

Personale

La mostra muove da un bronzo del 1935, Torse de femme, e da una litografia inedita del 1942, La conversation, per tracciare un percorso preciso dell'evoluzione espressiva di Zadkine. Immagini e documenti di corredo (fotografie, lettere, cataloghi, testimonianze critiche, manifesti), invece, analizzano fin dal suo arrivo a Parigi, nel 1909, il metodo utilizzato per entrare nel vivo delle ricerche artistiche del tempo, tra il cubismo appena nato e l'École de Paris in formazione, mediante il lavoro di Chagall, Lipchitz, Modigliani, Picasso, van Dongen e altri.

Nucleo centrale dell'esposizione, ricca di una accurata selezione della sua opera grafica, sono tuttavia le 28 illustrazioni per Les Travaux d'Hercule di Euripide, messe insieme da Christoph Czwiklitzer nel 1960 ma realizzate in America nel 1941, e le 10 acqueforti per i Sept Calligrammes di Guillaume Apollinaire (1967) che chiariscono come il cubismo e l'adesione alle nuove idee fossero per Zadkine solo un punto di partenza, un mezzo di misurare le proprie capacità e liberarsi da ogni manierismo delle avanguardie, disciplina compresa. La sua scultura non doveva essere un ragionamento ma un modo armonioso di capire il mondo. Non, dunque, deformazioni gabellate per ritmi plastici ma movimenti di forme pronte a sollecitare emozioni.

Le illustrazioni per Les Travaux d'Hercule sono una testimonianza di quanto la mitologia greca abbia sempre ispirato Zadkine. Il viaggio in Grecia, del 1933, poi raccolto in un libro nel 1955, sollecita il ricordo di figure leggendarie. Ercole, il personaggio dotato d'una forza primitiva, capace di trionfare su fatiche quasi insormontabili, diventa il simbolo dei suoi più segreti pensieri. Il disegno, letterario e allegorico, discostandosi dal suo stile abituale, diventa un atto d'accusa contro l'assurdità della guerra. Proprio come accade in scultura, dove la materia grezza (il blocco di pietra o il grande tronco d'albero) gli suggerisce la forma da liberare con grande semplicità di atteggiamenti.

La stessa semplicità che risulta alla fine della vita, con il particolare testamento dei Sept Calligrammes di Guillaume Apollinaire dove segno e parola uniscono le forze per rendere la tenerezza dei ripetuti sguardi distesi sul corpo umano, contraddicendo le abitudini cubiste portate a distruggerne o a negarne la bellezza. Eleganza di gesti e di profili muove le figure femminili che definiscono, ancora una volta, i fattori che compongono la forma: la curva sostituisce la linea retta, la cavità le sporgenze, la luce l'ombra, fino a scavare ampie aperture nella massa compatta, a sovrapporre piani che alimentano molteplici punti di vista.
Scriveva Apollinaire, e Zadkine lo conferma con le sue immagini: "Per me un calligramma è un insieme di segno, disegno e pensiero. Esso rappresenta la via più corta per esprimere un concetto in termini materiali e per costringere l'occhio ad accettare una visione globale della parola scritta".


Note biografiche

Smolensk, Bielorussia, 1890 – Parigi 1967
La vita di Zadkine comincia nel 1890, in una piccola cittadina russa dove già da bambino mostra le sue inclinazioni. Il padre, professore di greco e latino, lo manda presso alcuni parenti in Inghilterra. Qui frequenta la Scuola d'Arte e al tempo stesso si dedica all'apprendimento delle tecniche incisorie presso un ebanista. Nel 1909, dopo una breve parentesi londinese segnata dalle numerose visite al British Museum, decide di stabilirsi a Parigi. Lascia presto l'Accademia di Belle Arti, dove si era iscritto per iniziare a lavorare seriamente come scultore, infuocato dall'atmosfera delle avanguardie. In un primo momento si stabilisce a La Ruche, la storica residenza dove gli artisti provenienti dall'Europa orientale (Brancusi, Chagall, Soutine...), profondamente affascinati dalla cultura occidentale, soggiornano in una sorta di comunità ideale. L'ansia di conoscenza gli fa abbandonare presto il quartiere per stabilirsi a Montparnasse, vicino agli artisti che in quegli anni vivacizzano la vita culturale parigina. Possiamo solo immaginare la bellezza di quei momenti, con gli amici artisti e letterati, (Modigliani, Picasso, Braque, Apollinaire...), la ricchezza di quelle conversazioni negli atelier, le parole che "nessuno pronuncerà mai più".

In quel fermento prende vita e si rinnova la sua arte. Inizialmente ispirata alla linearità e delicatezza di forme di Brancusi e successivamente rafforzata dalla lezione cubista di Archipenko e Lipchitz, fino a giungere alla maturazione legata allo stile di Juan Gris. La diverse porzioni di una stessa realtà, le diverse visioni dello stesso oggetto, si intersecano senza perdere la loro identità. Scrive: "Il linguaggio della scultura è un nulla pretenzioso se non è composto di parole di amore e di poesia".

Durante il primo conflitto mondiale si arruola volontario, come fanno d'altronde molti artisti dell'epoca tra cui Apollinaire, morto in seguito ad una ferita di guerra. L'orrore vissuto è presente nelle sue opere successive. Riformato a causa di una ferita, si stabilisce in via Roussellet a Parigi, dove fa la conoscenza della pittrice Valentine Prax che diventerà sua moglie. L'arte ingloba la sua vita.

Nel 1920 espone 49 sculture, più acquarelli e disegni, nel suo laboratorio di Roussellet. È la sua prima mostra personale. Inizia così ad essere notato ed apprezzato in molte parti d'Europa, espone in molte gallerie d'arte europee (Olanda, Belgio, Italia ecc.) e prende parte a molti concorsi di scultura in diverse parti del mondo. Nel 1921 "Valori plastici" pubblica la prima monografia sul suo lavoro, con testo di Maurice Raynal. Nel 1928 ha la prima retrospettiva a Londra. L'anno dopo espone gouaches all'Art Club di Chicago. Ma l'incubo della guerra si avvicina e anche le leggi razziali che l'accompagnano. A causa delle sue origini ebree è costretto a fuggire negli Stati Uniti dove insegna alla Art Student League di New York e al Black Mountain College in Arizona.
Al suo ritorno in patria visita la città olandese di Rotterdam completamente distrutta dalle bombe. Ne rimane profondamente colpito, tanto da diventare fonte di ispirazione per la sua opera più famosa: La città distrutta (c. 1947 – 51). Il monumento sarà eretto nel porto della città nel 1953.

Da questo momento è tutto un susseguirsi di successi, a partire, nel 1950, del Gran Premio della scultura alla XXV Biennale di Venezia. Tra il 1955 e il 1961 realizza un omaggio a Vincent Van Gogh. Le sculture verranno collocate nel giardino della casa di Vincent Van Gogh in Olanda nel 1963. In questo periodo le sue opere vengono esposte in una mostra itinerante in Canada, a Seattle, a San Francisco e in sei città del Giappone, oltre alla grande esposizione alla Tate Gallery di Londra. Muore il 25 novembre 1967.

Inaugurazione: domenica 15 aprile alle 17

MUSMA
Via San Giacomo - Matera
Orari: da martedi' a domenica 10-14 16-20
Biglietti: intero 5 euro/ ridotto 3,50 euro

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