daAZ - deposito arte Alberto Zanchetta
Sossano (VI)
via Andrea Palladio, 19
333 3812294

Siamese Sculptures #4
dal 30/4/2007 al 30/5/2007
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Segnalato da

Alberto Zanchetta




 
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30/4/2007

Siamese Sculptures #4

daAZ - deposito arte Alberto Zanchetta, Sossano (VI)

Il leitmotiv della quarta "coppia siamese" e' l'in-finito. In mostra l'apribottiglie Marli, progettato in acciaio lucido inossidabile nel 2005 da Steven Blaess, e il Finito di Simone Cesarini, realizzato nel 2000 e costituito da 2 superfici specchianti poste l'una contro l'altra, cosi' che ne viene annullata la capacita' riflettente.


comunicato stampa

Simone Cesarini e Steven Blaess

A cura di Alberto Zanchetta

Siamese Sculptures è un rapporto dialogico, meglio: una dialettica a proposito di uno straordinario legame reciproco. Seguendo lo snodo di un cordone ombelicale giammai reciso, tale parentela intende debellare le idiosincrasie al fine di allineare l’industrial design alle sculture di artisti emergenti per determinarne ambiguità o affinità elettive. Vale quindi la pena ricordare Adolf Loos, che di sé aveva detto di essersi limitato a mostrare che «fra un’urna e un vaso da notte c’è una differenza e che proprio in questa differenza la civiltà ha il suo spazio.

Gli altri invece, gli spiriti positivi, si dividono fra quelli che usano l’urna come vaso da notte e quelli che usano il vaso da notte come urna»; esautorato il principio secondo cui la forma segue la funzione, e senza per questo voler innescare un dibattito ormai permanente (concetto-querelle tra arti liberali e arti applicate, tra gusto e consumo, opera e prodotto, estetica e utilità), le differenze e le convenzioni saranno qui limate, così pure le finalità, sposando la società dei consumi con la mania del collezionismo più colto, giungendo da ultimo a un "quotidiano attaccamento" per le cose. In un ambiente domestico, design e arte convergeranno favorendo una contemplazione che pareggia la natura dell’uno e dell’altra, mostrandoceli come nudi oggetti, identità da cui non possono trascendere.

Il leitmotiv della quarta "coppia siamese" è l’in-finito. In mostra saranno infatti affiancati l’apribottiglie marli, progettato nel 2005 da Steven Blaess per conto della Alessi, e il Finìto di Simone Cesarini, opera realizzata nel 2000 e pubblicata nel catalogo della mostra "Critica in opera 17" curata da Guido Molinari presso la Sala Comunale ex-Fienile di Castel San Pietro nel giugno del 2000.

La peculiarità dell’apribottiglie marli, in acciaio lucido inossidabile, è la forma vagamente congenere al simbolo dell’infinito [∞]. Nel Finìto di Cesarini troviamo invece due superfici specchianti poste l’una a contatto dell’altra (eccetto una leggera asimmetria dei lati) e tali da annullare la loro capacità riflettente.

La computazione di queste due siamese sculptures ripropone il dilemma filosofico del multiplo e dell’esemplare unico, del limite e dell’assoluto; ma poiché «Noi cerchiamo ovunque l’assoluto, e troviamo sempre e soltanto le cose» [Novalis], nel marli di Blaess inseguiamo – in modo inane – l’immaginifica esperienza del tempo e della forma, mentre nel Finìto di Cesarini ragioniamo per approssimazione: "avvicinamento graduale" che sublima la contiguità/continuità delle superfici in un imprevedibile durée.

Immagine: Simone Cesarini, Senza titolo, 2006, acrilico su tela, 80x130 cm

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