Teatro dell'Orologio
Roma
via dei Filippini, 17a
06 68308330 FAX
WEB
Tango
dal 28/3/2000 al 9/4/2000
WEB
Segnalato da

alina pinelli




 
calendario eventi  :: 




28/3/2000

Tango

Teatro dell'Orologio, Roma

Dal 29 marzo al 9 aprile, tutti i giorni, alle ore 21, al Teatro dell’ Orologio di Roma, va in scena, per la prima volta Tango, uno spettacolo di denuncia sulla violazione dei Diritti Umani.


comunicato stampa

Uno spettacolo di Francesca Zanni
con: Crescenza Guarnieri & Francesco Meoni
Musiche: Daniele Silvestri Coreografie: Luciano Donda
Aiuto regia: Tiziana Macrì Foto: Fabio Lovino
Con il Patrocinio di Amnesty International

Dal 29 marzo al 9 aprile, tutti i giorni, alle ore 21, al Teatro dell’ Orologio di Roma, va in scena, per la prima volta Tango, uno spettacolo di denuncia sulla violazione dei Diritti Umani.

Argentina, desaparecidos. Due vite scorrono parallele.
I due protagonisti condividono la forza della giovinezza, l’orrore per la perdita dell’identità e la passione per il tango. Un pezzo di storia dell’umanità che qualcuno preferirebbe dimenticare.

Lo spettacolo e’ nato per sostenere e sensibilizzare l’ opinione pubblica che ha ancora bisogno di interiorizzare e quindi di capire una pagina della storia che per molto tempo e’ stata bandita dalle informazioni governative.
Ed in particolare, vuole ricordare che il lavoro dell’ Associazione delle Abuelas di Plaza de Mayo, e’ da piu’ di 20 anni attiva nella ricerca delle famiglie d’origine.
(V. Allegato 1 )

"…E mentre scrivevo mi saliva dentro la rabbia di sapere che di certe cose si preferisce non parlare. E mentre scrivevo ho capito che tacere significa essere, in qualche modo, complici. E mentre scrivevo, quasi senza sapere niente di quei fatti, cercando di parlare solo di sentimenti, provando a immaginare vite e pensieri, ho scoperto che altri raccontavano pezzi diversi di quella stessa storia, con libri, anche recenti ("Le irregolari" di Massimo Carlotto), e film usciti ora ("Garage Olimpo" di Marco Bechis), e mi sono chiesta "perché?". Perché adesso, perché tutto insieme? Perché tante voci che parlano di una sola cosa? Forse perché le idee girano, sono nell’aria e ti cadono addosso senza preavviso e feriscono più persone, qualcuna di striscio, altre al cuore. O forse soltanto perché adesso è tempo di sapere. Semplice." (V. Allegato 2)


Nota informativa su AMNESTY INTERNATIONAL:
"Premio Nobel per la Pace nel 1977, Amnesty International opera da
quasi 40 anni in difesa dei fondamentali diritti umani, promuovendo
campagne dirette a ottenere la liberazione dei prigionieri per motivi
di opinione, la celebrazione di processi equi nei confronti dei
detenuti politici, l'abolizione della pena di morte e la fine della
tortura, delle sparizioni e degli omicidi politici.

A livello internazionale, Amnesty International conta circa 1.000.000
di soci e sostenitori in oltre 160 paesi e territori. E' presente con
Sezioni Nazionali in 56 paesi ed è organizzata in 5.300 gruppi locali.
In Italia, dove è nata nel 1974, conta 70.000 soci e circa 170
gruppi locali."



Per ulteriori informazioni:

ufficio stampa Alina Pinelli tel: 0338/7408884
e-mail: alinapinelli@yahoo.com


E’ consigliata la prenotazione tel: 06/6875550
Teatro dell’ Orologio, via dei Filippini
Il costo del biglietto e’ di 16 000£

PARTE DELL’INCASSO SARA’ DEVOLUTO IN BENEFICENZA PER SOSTENERE LA CAUSA




LE ABUELAS DI PLAZA DE MAYO (ALLEGATO 1)

Da quando nel 1976, le forze armate usurparono il governo della Repubblica Argentina, inizio’ nel paese un tumulto di distruzione e di violazione dei diritti umani.

Fu cosi’ che sparirono piu’ di 30 000 persone di ogni eta’ e stato sociale e tra loro centinaia di bambini nacquero all’interno delle prigioni, o furono uccise nel grembo materno.

Molti di questi ragazzi vennero registrati come figli di personalita’ del governo militare o, spesso, abbandonati per strada o affidati ad istituti come N.N..
In questo modo vennero annulate completamente le loro identita’.

L’Associazione civile delle Abuelas di Palya de Mayo e’ un’organizzazione non governativa , apartitica, che ha come obbiettivo quello di trovare e di riportare alle proprie famiglie tutte le persone sequestrate dalla repressione politica; e di creare le condizioni perche’ mai piu’ si ripeta questa terribile violazione, punendo, attraverso la giustizia i responsabili.
Il fine e’ quindi quello di preservare l’ identita’ , le radici e la storia come pilastri fondamentali dell’identita’ umana.

Con la collaborazione della comunita’ scientifica internazionale,
risulta oggi possibile dimostrare l’ identita’ delle persone desaparecidas, con una certezza del 99,9% ( indice di abuelidad), in base a specifiche analisi del sangue che si attuano a tutti i parenti di una famiglia. Queste analisi vengono realizzate nell’ Ospedale DURAN di Buenos Aires
Tutto cio’ e’ stato possibile grazie al contributo del Blood Center di New York e all’ Associazione Americana per il progresso della scienza di Washington. Grazie a loro, ed in particolare alla dr.ssa Mary Claire King e al dr. Cristrian Orriego dell’ Universita’ di Berckley fu possibile arrivare all’ indice di Abuelidad.
Gli studi ematologici, consistono nell’accertamento delle tracce genetiche attraverso le seguenti prove:
1) gruppo sanguigno e RH
2) HLA o istocompatibilita’ (A,B,C, DR)
3) Proteine seriche
4) Enzimi
5) Metodo dell’acido desoxirrebonucleico ( ADN Itocondriale e ADN nucleare)

In questi 23 anni di ricerca senza pausa, sono state trovate 57 persone, 7 delle quali sono morte (2 non identificate, 4 morte prima di nascere, 1 per negligenza del personale dell’ ospedale), 31 stanno vivendo con le proprie famiglie d’origine e gli altri stanno ancora terminando le trattative burocratiche con la giustizia.
Per giungere a questi risultati, e’ stato fondamentale il contributio di un pool di personale specializzato: avvocati,, dottori, psicologie, scienziati di genetica…

Tutte queste persone hanno una causa aperta con la giustizia, che è sempre piu’ sommersa da segnalazioni, al 14 marzo, sono state esposte 18 671 212 denuncie.
Tutte queste denuncie confermano gli elementi probatori che determinano la vera identita’ e le responsabilita’ dei sequestratori e degli abusatori.

E’ stata inoltre creata una Banca dei Dati Genetici attraverso la legge n. 23.511 nel maggio 1987, presentata al Parlamento dal Presidente in carica e resa esecutiva nel 1989.
Tenendo conto delle possibilita’ ancora aperte di ritrovare altre famiglie, la Banca sara’ attiva almeno fino al 2050.

" Gia’ all’ inizio della nostra lotta avvertivamo che nel sequestro di adulti e di bambini, c’era un piano premeditato, con cio’ infatti veniva sequestrato anche lo stesso presente e strappato il nostro futuro. E’ evidente che questo piano metodico, ha fatto si che i desaparecidos, si mimetizzassero tra la gente fino ad annulare la loro identita’ , o nel migliore dei casi, registrandoli sotto altri nomi." – Raccontano alcune Abuelas.

Estratto dal sito internet: http://www.womani.apc.org/abuelas/urgente.html

Per ulteriori approfondimenti consiglio di consultare anche:

1) L’Associazione degli "HIJOS", che redice anche una propria rivista.
http://www.hijos.org

2) Il sito istituzionale delle nazioni Unite: http://www.un.org

3) Informazioni detttagliate sui diritti umani, in particolare sul caso Argentina: http://www.derechos.org

4) Il sito istituzionale di Amnesty International: http://www.amnesty.org

5) Informazione sulla Commissione Nazionale sui Desaparecidos in Argentina:
http://www.nuncamas.org

6) The Vanish Gallery: http://www.yendor.com/vanished







INTERVISTA A FRANCESCA ZANNI

"Ho sempre pensato questa cosa: le idee girano, sono nell’aria e ti arrivano addosso quando meno te lo aspetti.
L’idea di "Tango" è arrivata all’improvviso, dopo aver letto un articolo su un giornale. Parlava dei figli dei desaparecidos argentini. Figli che sono stati rubati, adottati illegalmente dagli stessi carcerieri e torturatori, figli che non lo sanno. Ancora oggi le madri dei desaparecidos, a quasi vent’anni dalla fine della dittatura, ogni giovedì si radunano in Plaza de Mayo, a Buenos Aires, per chiedere giustizia. Queste madri sono anche nonne, nonne di nipoti che non hanno mai visto: le loro figlie furono portate via incinte e uccise dopo aver partorito. Il traffico di bambini era piuttosto redditizio e nell’indulto di Alfonsìn, il decreto che ha messo fine al periodo dei massacri, il reato di sottrazione di minore non è contemplato e molti ex militari ora vivono da liberi cittadini. Come dire: quello che è stato è stato, voltiamo pagina, si ricomincia da qui e pazienza se qualcuno si è perso, se non si trova al posto giusto, mettiamo la polvere sotto al tappeto e così sia.
Ma l’associazione delle "abuelas", le nonne, si è messa in testa di cercarli questi nipoti, guarda un po’, e di riportarli a casa. Si calcola che siano più di 200 i bambini sottratti ai loro veri genitori. Le nonne di Plaza de Mayo ne hanno già ritrovati 65. E aspettano gli altri, per raccontargli chi sono veramente.
Quando la mia amica Crescenza (Guarnieri, la protagonista femminile dello spettacolo) mi ha dato il giornale con l’articolo e mi ha detto "ma ti rendi conto? E’ di questo che dovrebbe parlare la gente, non si può stare qui a perdere tempo!", io sono stata folgorata e non ci ho pensato molto, dico la verità, mi sono messa subito a scrivere, senza sapere che cosa sarebbe successo, se questo spettacolo l’avremmo realizzato, se mai qualcuno l’avrebbe visto, se saremmo state capaci di raccontare qualcosa che non sappiamo. L’unica cosa che ho pensato è stata "ha ragione, se possiamo mettere anche soltanto un pezzetto di questa storia nei cuori della gente, se possiamo incastrare questa tesserina nel puzzle, anche se imperfetta, anche se storta, ma sincera, io sarei felice". E poi abbiamo pensato che questo potrebbe anche essere il primo di una serie di progetti, in cui si parla di memoria, in cui si ricorda alle persone che certe cose non dovrebbero succedere più.
Sì, lo so, non è una storia "nostra", non è successo qui, ma non possiamo fare a meno di pensare che è una storia che appartiene all’umanità, una storia che tutti dovrebbero sapere. Forse la nostra generazione, quella dei trentenni, è una generazione senza sogni, senza grandi ideali. Abbiamo un buco alle spalle che non ci permette di guardare avanti con coraggio, come un’interruzione della memoria, delle tradizioni, di quello che ci dovrebbe appartenere, così noi non apparteniamo a niente, né a un’idea, né a una filosofia, né a un movimento. E viviamo dei sogni di altre stagioni, di altri uomini: il ’68 o la guerriglia dell’America Latina. Eppure i ragazzi di oggi si identificano facilmente con quelli di allora, forse perché hanno la stessa età, forse perché vorrebbero un’utopia da condividere e fanno propri degli ideali che non esistono più. Ma chi sa davvero che cosa è successo? E chi sa che proprio ora e qui vicino, in Turchia per esempio, forse sta per succedere la stessa cosa? I ragazzi di allora sono stati cancellati, un’intera generazione è stata spazzata via: un buco di trentamila anime dietro di noi. E chi è rimasto non sa di essere l’erede di una stirpe di eroi.
E mentre scrivevo mi saliva dentro la rabbia di sapere che di certe cose si preferisce non parlare. E mentre scrivevo ho capito che tacere significa essere, in qualche modo, complici. E mentre scrivevo, quasi senza sapere niente di quei fatti, cercando di parlare solo di sentimenti, provando a immaginare vite e pensieri, ho scoperto che altri raccontavano pezzi diversi di quella stessa storia, con libri, anche recenti ("Le irregolari" di Massimo Carlotto), e film usciti ora ("Garage Olimpo" di Marco Bechis), e mi sono chiesta "perché?". Perché adesso, perché tutto insieme? Perché tante voci che parlano di una sola cosa? Forse perché le idee girano, sono nell’aria e ti cadono addosso senza preavviso e feriscono più persone, qualcuna di striscio, altre al cuore. O forse soltanto perché adesso è tempo di sapere. Semplice."

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