Anyone can get into heaven. Attraverso un linguaggio volutamente kitsch e sfruttando con maestria la pittura ed altri media, l'artista fa emergere le dicotomie della cultura contemporanea, cattolica e monoteista in genere, dove ancora oggi si educa al culto dell'eroismo ottenuto inneggiando alla guerra.
Anyone can get into heaven
Mercoledì 26 Settembre alle ore 19. 30 presso la Changing Role di Via chiatamone 26, Napoli, inaugura "Anyone can get into heaven” la prima personale italiana della tedesca Antje Blumenstein.
Attraverso un linguaggio accattivante , volutamente kitsch e sfruttando con grande maestria la pittura ed altri media, Antje Blumenstein, fa emergere la dicotomia esistente nella cultura contemporanea, cattolica e monoteista in genere, dove ancora oggi si educa al culto dell'eroismo ottenuto inneggiando alla guerra o al culto della verginità come mezzo per ottenere l'elevazione al paradiso.
L' artista compone messaggi ibridi mutuando l'estetica dei cartelli pubblicitari con l'intento di polemizzare ironicamente sugli stereotipi della società, sui ruoli che siamo tenuti a rivestire a causa della morale religiosa o dei costumi culturali.
Lo spettatore è accolto dal bagliore blue della scritta Anyone can get into heaven titolo e fil rouge della mostra. Una dichiarazione ironica che suona come uno slogan pubblicitario, ma che poi ci abbandona di fronte al dubbio sul come raggiungere il paradiso.
Nella serie di ritratti maschili "Our best guys", utilizzando soggetti mutuati da riviste e tramutati in bellissimi bambolotti, ironizza sui cosidetti "Migliori Impiegati del mese", mentre gli ammiccanti ritratti femminili sono dedicati alle donne delle religioni monoteiste.
Questo meltin pot di citazioni e fonti è evidente nei monumentali dipinti della serie Horizont come in "The Giver of hope and peace" in cui si accumulano una serie di input creando un frastornante insieme di credi: fede, guerra, violenza e sicurezza.
Antje Blumenstein è nata a Dresda nel 1967 dove si è diplomata alla Accademia di Belle Arti; vive e lavora a Berlino. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati tedeschi come Galeria Martin Mertens e la Backfabrick di Berlino.
Mercoledì 26 Settembre alle ore 19. 30 presso la Changing Role di Via chiatamone 26, Napoli, inaugura "Anyone can get into heaven” la prima personale italiana della tedesca Antje Blumenstein.
Attraverso un linguaggio accattivante , volutamente kitsch e sfruttando con grande maestria la pittura ed altri media, Antje Blumenstein, fa emergere la dicotomia esistente nella cultura contemporanea, cattolica e monoteista in genere, dove ancora oggi si educa al culto dell'eroismo ottenuto inneggiando alla guerra o al culto della verginità come mezzo per ottenere l'elevazione al paradiso.
L' artista compone messaggi ibridi mutuando l'estetica dei cartelli pubblicitari con l'intento di polemizzare ironicamente sugli stereotipi della società, sui ruoli che siamo tenuti a rivestire a causa della morale religiosa o dei costumi culturali.
Lo spettatore è accolto dal bagliore blue della scritta Anyone can get into heaven titolo e fil rouge della mostra. Una dichiarazione ironica che suona come uno slogan pubblicitario, ma che poi ci abbandona di fronte al dubbio sul come raggiungere il paradiso.
Nella serie di ritratti maschili "Our best guys", utilizzando soggetti mutuati da riviste e tramutati in bellissimi bambolotti, ironizza sui cosidetti "Migliori Impiegati del mese", mentre gli ammiccanti ritratti femminili sono dedicati alle donne delle religioni monoteiste.
Questo meltin pot di citazioni e fonti è evidente nei monumentali dipinti della serie Horizont come in "The Giver of hope and peace" in cui si accumulano una serie di input creando un frastornante insieme di credi: fede, guerra, violenza e sicurezza.
Antje Blumenstein è nata a Dresda nel 1967 dove si è diplomata alla Accademia di Belle Arti; vive e lavora a Berlino. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati tedeschi come Galeria Martin Mertens e la Backfabrick di Berlino.
Mercoledì 26 Settembre alle ore 19. 30 presso la Changing Role di Via chiatamone 26, Napoli, inaugura "Anyone can get into heaven” la prima personale italiana della tedesca Antje Blumenstein.
Attraverso un linguaggio accattivante , volutamente kitsch e sfruttando con grande maestria la pittura ed altri media, Antje Blumenstein, fa emergere la dicotomia esistente nella cultura contemporanea, cattolica e monoteista in genere, dove ancora oggi si educa al culto dell'eroismo ottenuto inneggiando alla guerra o al culto della verginità come mezzo per ottenere l'elevazione al paradiso.
L' artista compone messaggi ibridi mutuando l'estetica dei cartelli pubblicitari con l'intento di polemizzare ironicamente sugli stereotipi della società, sui ruoli che siamo tenuti a rivestire a causa della morale religiosa o dei costumi culturali.
Lo spettatore è accolto dal bagliore blue della scritta Anyone can get into heaven titolo e fil rouge della mostra. Una dichiarazione ironica che suona come uno slogan pubblicitario, ma che poi ci abbandona di fronte al dubbio sul come raggiungere il paradiso.
Nella serie di ritratti maschili "Our best guys", utilizzando soggetti mutuati da riviste e tramutati in bellissimi bambolotti, ironizza sui cosidetti "Migliori Impiegati del mese", mentre gli ammiccanti ritratti femminili sono dedicati alle donne delle religioni monoteiste.
Questo meltin pot di citazioni e fonti è evidente nei monumentali dipinti della serie Horizont come in "The Giver of hope and peace" in cui si accumulano una serie di input creando un frastornante insieme di credi: fede, guerra, violenza e sicurezza.
Antje Blumenstein è nata a Dresda nel 1967 dove si è diplomata alla Accademia di Belle Arti; vive e lavora a Berlino. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati tedeschi come Galeria Martin Mertens e la Backfabrick di Berlino.
Mercoledì 26 Settembre alle ore 19. 30 presso la Changing Role di Via chiatamone 26, Napoli, inaugura "Anyone can get into heaven” la prima personale italiana della tedesca Antje Blumenstein.
Attraverso un linguaggio accattivante , volutamente kitsch e sfruttando con grande maestria la pittura ed altri media, Antje Blumenstein, fa emergere la dicotomia esistente nella cultura contemporanea, cattolica e monoteista in genere, dove ancora oggi si educa al culto dell'eroismo ottenuto inneggiando alla guerra o al culto della verginità come mezzo per ottenere l'elevazione al paradiso.
L' artista compone messaggi ibridi mutuando l'estetica dei cartelli pubblicitari con l'intento di polemizzare ironicamente sugli stereotipi della società, sui ruoli che siamo tenuti a rivestire a causa della morale religiosa o dei costumi culturali.
Lo spettatore è accolto dal bagliore blue della scritta Anyone can get into heaven titolo e fil rouge della mostra. Una dichiarazione ironica che suona come uno slogan pubblicitario, ma che poi ci abbandona di fronte al dubbio sul come raggiungere il paradiso.
Nella serie di ritratti maschili "Our best guys", utilizzando soggetti mutuati da riviste e tramutati in bellissimi bambolotti, ironizza sui cosidetti "Migliori Impiegati del mese", mentre gli ammiccanti ritratti femminili sono dedicati alle donne delle religioni monoteiste.
Questo meltin pot di citazioni e fonti è evidente nei monumentali dipinti della serie Horizont come in "The Giver of hope and peace" in cui si accumulano una serie di input creando un frastornante insieme di credi: fede, guerra, violenza e sicurezza.
Antje Blumenstein è nata a Dresda nel 1967 dove si è diplomata alla Accademia di Belle Arti; vive e lavora a Berlino. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati tedeschi come Galeria Martin Mertens e la Backfabrick di Berlino.
Inaugurazione 26 settembre 2007
Changing Role- Move Over Gallery
Via Chiatamone 26 - Napoli
Orario: dal martedì al venerdì dalle 15 alle 20
Ingresso libero