Il breve ciclo delle "sequenze" rappresenta un momento singolare del lavoro che da alcuni anni Fabio Torre sta producendo, al crocevia tra fotografia, cinema e pittura. Il riferimento e' senza equivoci: Eadweard Muybridge, il fotografo inglese pioniere degli studi di cinetica umana ed animale.
Il breve ciclo delle "sequenze" rappresenta un momento singolare del
lavoro che da alcuni anni Fabio Torre sta producendo, al crocevia tra
fotografia, cinema e pittura. Il riferimento è senza equivoci: Eadweard
Muybridge, il fotografo inglese pioniere degli studi di cinetica umana
ed animale.
Non è un caso che Muybridge abbia fornito immagini a diversi
artisti del secolo appena chiuso, primo fra tutti Francis Bacon. Nel
caso presente però, la rilettura ha modalità differenti, la
trasposizione dell’immagine è nitida, lo straniamento sfiora la
"citazione" senza però che di quest’ultima vengano condivisi scopi e
struttura. Né si lavora per illudere che la pittura sembri fotografia,
secondo un fortunato filone dell’arte cosiddetta mediatica. Si tratta,
in effetti, di un puro processo di
decontestualizzazione/ricontestualizzazione: l’immagine prelevata
dall’archivio viene restituita su tela con risultato pittorico
sorprendente.
Da una lettura "fredda" del corpo e del suo mettersi in relazione con il
tempo e lo spazio tramite il movimento, ad un esito pittorico di elevata
temperatura in cui uomini ed animali ? che lo scienziato aveva voluto
"fermare" per indagarne il moto ? ci appaiono animati da un vitalismo
drammatico e (siamo agli albori del ventesimo secolo) cinematografico.
Appaiono dunque cariche di tensione le figure che, proposte in gruppi di
due o più elementi pittorici, hanno il titolo di "Still", un’idea di
fermo immagine alla quale i soggetti in questione sembrano voler
sfuggire, a dispetto del loro creatore. Così come in "Film" vengono
ribaltati i termini dell’equazione: un corpo di cui si vedono solo gli
arti è colto due volte in un’identica fase di moto, col risultato che il
congelamento dell’immagine non ne esce confermato ma viene anzi negato
dal ritmo suggerito dal dittico.
In un suo testo recente, Claudio Marra ha scritto: "Oltre a quella della
sospensione logica, l’altra fondamentale modalità di filtraggio
utilizzata da Torre ci pare essere quella del ricorso ad una narrativitÃ
dell’infra-ordinario, perché va bene la scelta del frammento che in
precedenza si evidenziava, ma è pur vero che un così esplicito richiamo
al fotografico comporta necessariamente una certa quota di tensione
narrativa. Ecco allora che la scelta dell’infra-ordinario rende
possibile la coesistenza dei due motivi, perché ciò che si estrae dal
flusso ordinario degli eventi mantiene intatta tutta la forza evocativa
della narratività senza per questo rinunciare a quel clima di
sospensione del quale finora si è detto.
Frammenti e micro accadimenti
che Torre estrae da una banca dati fatta di nomi importanti (si veda la
bella serie ricavata dagli studi di Muybridge) ma pure immagini più
anonime che verrebbe quasi da dire ad autore collettivo, perché ben
radicate nel nostro immaginario visivo. Per tutte, in ogni caso, vale il
principio dell’infra-ordinarietà , della scelta di stare nell’intervallo
dell’evento, fra un prima e un dopo che non saranno mai clamorosi. E
così come Muybridge cercava di capire cosa accade tra un passo e l’altro
del correre, ugualmente Torre si dimostra attento agli spazi
dell’ordinario, ci porta sorprendentemente negli snodi del quotidiano,
caricandoli di suspense, di attesa, di auraticità ."
Le opere di Fabio Torre sono visibili sul sito:
http://www.fabioparisartgallery.com
Inaugurazione Sabato 3 Novembre 2001, ore 17.00
Orario: tutti i giorni 10.00 - 12.30 e 16.00 - 19.30
Galleria Comunale Sant’Agata
Via Marconi 41, Budrio (BO)