Spazio Oberdan
Milano
viale Vittorio Veneto, 2
02 77406302 FAX
WEB
Invideo
dal 6/11/2001 al 11/11/2001
02 77406361
WEB
Segnalato da

www.mostrainvideo.com




 
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6/11/2001

Invideo

Spazio Oberdan, Milano

Mostra internazionale di Video d'arte e ricerca, undicesima edizione. Si configura ormai come l'evento più importante in Italia per quel che riguarda la produzione sperimentale in elettronica: si tratta di una mostra-evento di una settimana in cui i visitatori troveranno il meglio del video d'arte e di ricerca. La mostra di quest'anno è intitolata Altrove.


comunicato stampa

Mostra internazionale di Video d'arte e ricerca

Undicesima edizione,
organizzato dall'A.I.A.C.E.-Milano dal 1990, si configura ormai come l'evento più importante in Italia per quel che riguarda la produzione sperimentale in elettronica. Invideo è un progetto complesso le cui principali attività sono:
Organizzazione di una mostra-evento di una settimana presso la prestigiosa sede dello Spazio Oberdan in Milano, dove i visitatori troveranno il meglio del video d'arte e di ricerca;
Costituzione di un archivio video pubblico, il più grande del genere in Italia, grazie all'acquisizione, anno dopo anno, dei più significativi video di sperimentazione, selezionati da una rete di collaboratori attivi in tutto il mondo;
Promozione degli autori in Europa, grazie alla collaborazione con Festival e Istituzione e all'attività del Coordinamento dei Festival delle Nuove Immagini.

"La pace non scaturirà dallo strepito delle armi, ma da una giustizia effettiva"
E' Bill Viola a mandarci questa frase di Gandhi, nei giorni successivi ai terribili attentati di New York e Washington. E mentre scriviamo, purtroppo, quel rumore di armi si fa sempre più vicino.
Sono molti gli autori e artisti video che, in questo periodo, ci hanno fatto pervenire le loro riflessioni, brani letterari, poesie, petizioni contro il pericolo di una nuova guerra mondiale.
Ma ancora prima, fin dal momento di questa selezione per "Invideo" 2001, i segnali di un interesse nuovo, o rinnovato, nei confronti del mondo erano apparsi con chiarezza nei lavori pervenuti, pur senza la drammatica urgenza imposta dagli eventi più recenti. E abbiamo cercato di coglierli e di rappresentarli nella mostra di quest'anno, non a caso intitolata Altrove: un altrove estetico, certo, di linguaggi e modalità espressive, come sempre per la nostra manifestazione; ma anche un altrove geografico, e soprattutto mentale.
L'interesse per luoghi diversi va di pari passo, così ci sembra, con l'esplorazione di modalità diverse di racconto. Ecco allora i ragazzini polacchi che imparano a testimoniare una realtà difficile con le loro piccole telecamere; e quelli del Senegal che raccontano lucidamente la propria esistenza abbandonata alle strade. Ecco un video sui giorni del G8 a Genova narrato intrecciando i registri del documentario, della citazione letteraria e poetica, del pianto e del sorriso; e ancora, video che evocano architetture belliche, o animazioni che alludono metaforicamente a scenari di battaglia e morte.
Ma la clamorosa potenza e presenza delle telecamere portatili, evidenziata proprio nei drammatici giorni di Genova e poi negli USA, ha proposto e quasi imposto una riflessione anche sull'ubiquità degli occhi elettronici, di cui i vari "grandi fratelli" sono solo una patetica e vuota parodia.
La riproposizione dei classici di Michael Klier, con un dibattito sull'odierno voyeurismo, è nata dal bisogno di ri-vedere e ripensare le ipotesi artistiche sulla sorveglianza e il controllo.
E scaturisce probabilmente da questo clima di fermento "controculturale", come si sarebbe detto una volta, la proposta-provocazione di Carlo Isola di un palinsesto televisivo paradossale: per i suoi autori (artisti), le sue opere (dall'animazione alla gag, dalla performance a preziosi materiali d'archivio), le sue modalità di fruizione (videoproiezioni pubbliche). Anche qui, il richiamo a un classico, il "poetronico" Gianni Toti, autore espulso dai palinsesti RAI, che aveva appunto tentato di rinnovare "poeticamente" (e invano) negli anni '80.
Ma, naturalmente, la mostra continua a esplorare anche le novità nei territori consueti delle fantasmagorie elettroniche, con straordinarie animazioni digitali; del ritratto, con "documentari di creazione" su una serie di artisti; dell'autobiografia e del diario; della videoarte, con le sue metamorfosi di forme e colori, i suoi giochi visivi, le sue alterazioni grafiche; delle videoinstallazioni, cui è dedicato anche un seminario; dello spettacolo interattivo.
Con la personale di Chris Cunningham si affronta poi il vastissimo ambito dei rapporti fra immagine e musica, solo parzialmente illuminato nelle selezioni passate, scegliendo un autore raffinato e importante, una "videomusica" dotata di spessore e stile.
Last but not least, la selezione inglese appare quanto mai opportuna ed esemplare per la sua capacità di porre alla nostra attenzione una serie di problemi e questioni che travagliano il panorama odierno della creazione audiovisiva: committenze e modalità distributive, felice commistione di supporti, incontro fecondo fra il video "delle gallerie d'arte", concettuale o performativo, e la videoarte classica. E, ancora, i richiami al cinema sperimentale e indipendente da un lato e il riferimento alle arti contemporanee dall'altro. Non senza un insopprimibile sense of humour mescolato a toni intimistici e lirici.

Il catalogo, come sempre, vuol essere allo stesso tempo la testimonianza di quanto abbiamo scelto di presentare (e di acquisire per il nostro ormai imponente e prezioso archivio, conservato presso "Il Medialogo" della Provincia di Milano) e uno strumento di riflessione capace di andare oltre i materiali della mostra per contribuire alla costruzione di un pensiero sul nostro universo audiovisivo e sulle proposte di uso artistico delle nuove tecnologie. Un catalogo capace insomma di andare oltre. Di andare altrove, a "vedere se c'è qualcosa da vedere", come diceva Godard.
Come fanno, coraggiosamente, i nostri autori e i nostri video e i nostri occhi elettronici; e come noi temiamo, in questi scenari di guerra, di non poter più fare.
Chicca Bergonzi
Romano Fattorossi
Sandra Lischi

Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto 2 - Milano
tel.02 77406361

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