Galleria Galica
Milano
viale Bligny, 41
02 58430760 FAX 02 58434077
WEB
Time after time
dal 26/11/2007 al 8/2/2008
mart - ven 10-13 e 15-19; sab 14-19

Segnalato da

Galica




 
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26/11/2007

Time after time

Galleria Galica, Milano

A vario titolo, Takehito Koganezawa, Paolo Parisi, Wilfredo Prieto introducono nelle loro opere differenti livelli temporali; un processo che trasforma il tempo in un medium, in un veicolo che rende evanescente e fluttuante il senso dello spazio. Disegni, video e installazioni.


comunicato stampa

a cura di Giovanni Iovane

Il Tempo, come scriveva Marguerite Yourcenar, è sì un “grande scultore” ma, per chi non studia filosofia teoretica, anche un gran rompiscatole. Il Postmoderno ha pensato, per pura economia, di teorizzare la “fine del tempo”, ma l’arte sembra smentirlo continuamente con il suo "time after time".

Così è forse più liberatorio adottare come punto di partenza una canzone di successo degli anni 80 e il suo relativo video: “Time after Time” di Cyndi Lauper. La canzone descrive, senza troppi rimpianti, una partenza e una separazione tra due amanti di cui ignoriamo –anche alla fine– i motivi. Questa partenza è rafforzata dal video in cui nei primi 30 secondi vediamo Cyndi Lauper che guarda alla televisione “un addio” mentre alla fine del video la stessa cantante mima con il linguaggio dei sordomuti il titolo della canzone.

Il titolo, “Time after Time”, e la struttura del video ci sembrano un'ottima introduzione ad una mostra di tre artisti, Takehito Koganezawa, Paolo Parisi, Wilfredo Prieto, che, secondo livelli differenti, riflettono e soprattutto “agiscono” sull’idea di tempo della pittura. A vario titolo, Takehito Koganezawa, Paolo Parisi, Wilfredo Prieto introducono nelle loro opere differenti livelli temporali; un processo che, generalizzando un po’, trasforma il tempo in un medium, in un veicolo (o per essere un po’ letterari in una “macchina del tempo”) che rende evanescente e fluttuante il senso dello spazio.

Tutto questo richiede un’attenzione particolare da parte dell’osservatore e un differente uso del “punto di vista”. I disegni senza spazio o la video proiezione RGBY di Koganezawa (il titolo sembra riferirsi sia al modello di colori ad uso digitale “RGB” che all’acronimo “RGBY” adoperato per una sorta di lampada, una one pixel camera, creata in Giappone nel 2005 per catturare e “ricreare” i colori) così come i “monocromi inversi” o i paesaggi argentati di Parisi testimoniano i differenti tempi e/o componenti coinvolti nella creazione di un’opera; un’opera in cui si deduce che “la pittura non è ancora giunta a riposo” (Helmut Friedel).

Le opere o le installazioni di Wilfredo Prieto, invece, richiedono che l’osservatore sia conscio di trovarsi in uno spazio o in un contesto artistico. Premessa questa vecchia pratica concettuale, Prieto concepisce l’opera come una (o “la”) forma di camouflage. L’artista diviene una sorta di archeologo che discretamente, e con molta attenzione, ci fa attraversare i diversi livelli visivi (e con essi i possibili e mai risolti, significati) di oggetti sottratti al nostro panorama visivo quotidiano.

Inaugurazione 27 novembre 2007

Galleria Galica
viale Bligny, 41 - Milano
Orari: martedì - venerdi dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, sabato dalle 14.00 alle 19.00
Ingresso libero

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