In esposizione i bozzetti delle scene ideate dall'artista per il Parsifal di Richard Wagner. "Tutta l'opera e' ambientata in uno spazio ideale, un Museo geologico, astronomico, archeologico... un Museo di scienze spirituali" (G.Paolini)
La Galleria Alfonso Artiaco, in collaborazione con il Teatro di San
Carlo, è lieta di annunciare l'esposizione dei bozzetti delle scene
ideate da Giulio Paolini per il Parsifal di Richard Wagner dal 19 al
24 dicembre presso gli spazi di Piazza dei Martiri.
“Tutta l’opera è ambientata in uno spazio ideale, un Museo
geologico, astronomico, archeologico... un Museo di “scienze
spirituali” – vorrei dire – dove i reperti tramandati dalla
Storia appaiono accuratamente e rispettosamente conservati ma, resi
ormai irriconoscibili dal Tempo, rivisti e catalogati dallo sguardo
di oggi. La scena riflette cioè la fedeltà, quasi l’osservanza dei
codici della tradizione “teatrale”, all’opposto – per
interderci – di certe visioni rivolte di recente ai testi wagneriani
di messinscena improntate a una volgare attualizzazione o a una
macchinosa spettacolarizzazione densa da effetti speciali.
Gli alberi (e le colonne) che si scambiano di ruolo e si alternano
nell’apparire “opere esposte” non si appoggiano ai piedistalli
posti lì a sostenerli: restano sospesi a mezz’aria, in
corrispondenza dei punti prestabiliti ma senza toccarli, eludendo il
richiamo della forza di gravità.
Ed è ancora il Tempo a sostituirsi al sangue di Cristo (il calice del
Graal si condensa in un raggio di luce che attraversa lo spazio
scenico come un lampo immateriale).
Anche il personaggio di Parsifal richiede a tratti una propria
controfigura ed è scambiato con la statua dell’Hermes di
Prassitele. Dal guerriero al messaggero: il suo corpo (e la sua
anima) raffigurano l’attualità (e la perennità) del
“classico”. A cominciare dal muto colloquio che appare nel
preludio e che annuncia la “mutazione” di una figura nel suo
uguale, fino alla eccelsa e statuaria perfezione conquistata alla
fine dall’immagine riflessa e ripetuta del messaggero degli dei come
modello ideale.
La fuga prospettica al suolo, una scacchiera espressamente accentuata
e sottolineata, ci conduce al centro della scena, dove convergono via
via i diversi momenti della rappresentazione: le immagini che
appaiono di volta in volta collocate a centro dello “spazio
espositivo” evocano un “oltre” che soltanto riusciamo a
intravedere.
Cornici, piedistalli e fondali illustrano, raccolgono i frammenti di
un paesaggio “da camera”, di un panorama dove sintesi e vertigine
si contendono il compito di introdurci all’ascolto dell’opera
nelle stanze de Museo.
P.S. Vorrei infine segnalare e ringraziare gli ospiti che hanno
generosamente concesso la riproduzione della loro immagine nei miei
progetti di scena:
- l’albero disegnato da Claude Lorrain in un foglio attualmente
conservato all’Ecole des Beaux-Arts a Parigi;
- le colonne che ornano l’atrio della Villa Pignatelli Cortes a
Napoli;
- le pareti della Casa di Goethe e Weimar;
- il cigno ripreso in grandezza naturale da un quadro olandese del
Seicento;
- e ovviamente, e soprattutto, la figura di Hermes di Prassitele.
Né l’albero, né tanto meno le colonne, le pareti, il dipinto e la
statua potranno certo dare risposta al mio grato pensiero ma il
riscontro è già pervenuto e il dialogo è avviato da tempo... [...]”
(G. Paolini, Note alle scene del Parsifal di Richard Wagner, in
Richard Wagner - Parsifal, libretto, Napoli, Teatro di San Carlo, 2007)
Alfonso Artiaco
piazza dei Martiri, 58-I - Napoli
Orari di apertura: lunedì - sabato 10-13.30/16-20
Ingresso libero