Quadri di grande formato tra rappresentazione e non rappresentazione. "Ormai il nero e' complementare, il bitume e' scomparso dalla superficie. Bianche pennellate fluide, come lame di luce affilate, attraversano la tela in tutta la sua estensione." Fabio Sargentini
Ho sempre amato i quadri di grande formato. Il pittore finalmente può osare, resosi impermeabile alle sirene del mercato, che esige misure più consone alle quattro mura domestiche. Così, ogni volta che inizio a collaborare con un pittore, lo spingo volentieri a cimentarsi con tele impegnative. Beninteso, non sono allergico alla piccola dimensione. Anzi, per quanto riguarda la mia espressione personale, letteratura o teatro che sia, qualcuno ha persino scritto, azzeccandoci, che ho il gusto della miniatura. Rimane il fatto che i quadri grandi mi attraggono. Stefano Di Stasio si slogò una spalla, o qualcosa di simile, per stare sempre con il braccio alzato, armato di pennello, quando preparò la sua personale da me una decina di anni fa. Non usa assistenti, Di Stasio. Per questo, forse, si slogò.
Anche Paolo Picozza fa tutto da solo. Non ho mai visto un assistente aggirarsi nel suo studio nel corso delle mie visite. Lui rotea disinvoltamente quadri di qualsiasi dimensione, li sistema nella giusta luce per farteli vedere, poi li ripone faccia al muro. È stato Marco Tonelli a mettermi sotto gli occhi il lavoro di Picozza, mentre preparavamo “Pittori al muro”. Proprio in quella occasione, Paolo espose un quadro di tre metri per due, un paesaggio innevato che stupì tutti, ben diverso dai precedenti metropolitani neri. Un bel passo, che gli avrebbe aperto la via alla mostra attuale. Ormai il nero è complementare, il bitume è scomparso dalla superficie. Bianche pennellate fluide, come lame di luce affilate, attraversano la tela in tutta la sua estensione. Sono ghiacci sciolti, banchi di nebbia sospesi, campi striati con la linea d’orizzonte molto alta, schiacciata da un lembo grigio di cielo.
Probabilmente questo orizzonte è destinato a sparire nel futuro pittorico di Picozza. Mi spiego. Il punto cui è giunta la sua ricerca, questo stare acrobaticamente in bilico, come sulla corda tesa di un equilibrista, tra rappresentazione e non rappresentazione, ha una qualche attinenza con la pittura che negli anni cinquanta Lionello Venturi battezzò astratto-concreta. Ma Paolo ha le carte in regola per approdare all’astrazione pura. Non un’astrazione geometrica, né concettuale, a parer mio. La fredda tensione lirica di questi ultimi lavori è una spia e una garanzia in tal senso.
Questa mostra potrebbe essere per lui il trampolino per il gran salto, per atterrare sulla neve fresca, mai battuta da alcuno, di una nuova pittura astratta.
Fabio Sargentini
Immagine: In caduta libera con poco cielo davanti, smalto su tela, cm 300x300 - 2008
Inaugurazione venerdì 15 febbraio ore 19.00
Associazione Culturale L'Attico
via Del Paradiso, 41 Roma
Orario: dal lunedì al sabato dalle ore 17 alle ore 20