L'installazione "In difesa dell'agricoltura" (ovvero, come barattare un angelo con un albero) si articola nella navata di una meravigliosa ex chiesa barocca, dove gli aerei "angeli agricoltura" sono inseguiti da un funambolico "diavolo industria". L'iniziativa, a cura di Emanuela Genesio, coinvolge i visitatori nella piantumazione di in nuovi ontani.
Inaugurazione dell'installazione "In difesa dell'agricoltura" (ovvero, come barattare un angelo con un albero) - vedi PDF
Evento realizzato con l'appoggio dell'ente parchi astigiano e del wwf di Asti e con il patrocinio di Regione, Provincia e comune di Asti, si articola nella navata di una meravigliosa chiesa barocca, dove gli aerei "angeli agricoltura" sono inseguiti da un funambolico "diavolo industria".
Intervento sociale ambizioso, curato da Emanuela Genesio, si propone come evento-rottura di sensibilizzazione ambientale, coinvolgendo i visitatori a partecipare e ad adottare gli angeli che si trasformeranno in altrettanti Ontani (pianta endemica a rischio di estinzione) da piantare in aree protette della Provincia.
In-difesa dell’agricoltura, ovvero come barattare un angelo con un albero
Ci sono immagini-simbolo negli occhi dell’uomo occidentale.
Chi le ha incontrate e pensate (nel migliore dei casi digerite) sa che sostengono,
come pilastri granitici, l’immaginario collettivo. È nella dicotomia universale di
bene/male, così avulsa dalla filosofia orientale, che più si manifestano. “È
pericoloso essere eredi”1, pericolosi i simboli che non separano il senso dal segno e
ci annegano in inferni e paradisi dai confini cesellati, perfettamente tracciati.
Angeli e demoni abitano da sempre l’iconografia cristiana, costellando di bianco
candore e di rosso fulgore l’affresco del Giudizio Universale, spesso sopito nei
meandri della nostra psiche e pronto, prima o poi, a risorgere.
Tanto vale, allora, dar loro la forma (creare) che il nostro immaginario vede;
chiamarli coscientemente con il loro nome, prenderli in mano e prosaicizzarli fino a
farne dei pupazzi a misura d’uomo. Atto di esorcismo giocoso, ironico e onirico,
che ci permette di accettare le semplificazioni della nostra mente, della nostra
storia.
In-difesa dell’agricoltura è la rappresentazione di questo bizzarro meccanismo
mentale e sociale. Un dinamismo che non si risolve nei simboli di bene e male,
proprio nel momento in cui quei simboli convenzionali appaiono nelle loro
sembianze tradizionali di angeli e demoni. È un omaggio all’operazione italiana
Difesa della Natura che ha impegnato Beuys negli ultimi quindici anni della sua
esistenza: “intesa non soltanto sotto un aspetto ecologico, ma principalmente in
senso antropologico, quindi in difesa dell’uomo, dell’individuo, dei valori umani,
della creatività”2. Da una parte, è la rappresentazione della presa di coscienza che
il concetto di progresso ha assunto in maniera distorta e, dall’altra, del gesto
concreto, possibile che il canto della bellezza della natura sempre può sollevare.
L’installazione di Maggia è quindi teatrale e civile, nel senso che mette in scena e
produce, drammatizza e realizza, gioca e s’impegna. Il meccanismo teatrale
installato al Diavolo Rosso, infatti, non è che una parte (quella teatrale appunto)
della totalità dell’opera, che si materializza in un’operazione civile in
collaborazione con gli enti astigiani che sostengono l’iniziativa. Nella chiesa
sconsacrata, Maggia crea un meccanismo aereo in cui tre fantocci bianchi, gli
angeli-agricoltura, e uno rosso, il diavolo-industria si muovono su un percorso ad
anello senza raggiungersi mai. Si tratta di un’opera in evoluzione, interattiva, visto
che con una Scheda di adozione dell’angelo, lo spettatore può acquistare per
l’irrisorio prezzo di 25 euro un pupazzo che si andrà ad aggiungere ai primi tre e
che finanzierà concretamente la piantumazione di un ontano nell’area rurale
prescelta. Un gesto partecipato che rivaluta un simbolo.
La ricerca di comunicazione tra l’opera e lo spettatore presente in tutte le
creazioni di Maggia svela la medesima energia che egli percepisce nella relazione
tra la natura e l’uomo, l’intuizione e la coscienza, l’eros e il pensiero. Per l’artista,
non c’è soluzione di continuità tra il fare e l’essere: comunicare è l’essenza
dell’amore, il contatto tra le cose del mondo e la loro possibile armonia. Oggi, tra
agricoltura e industria, è difficile respirare equilibrio. Oggi, nel mondo, c’è una
dicotomia più che una unità dialettica. Perciò, per Maggia, è meglio camminare
che lamentarsi: camminare come azione d’amore, come possibilità dell’essere
nella sua inevitabile impermanenza. “Le linee della vita sono varie, come vie, come orli di montagne”3, scriveva Hölderlin per parlare dell’uomo. Non esiste in
terra compiutezza che non sia anche illusione. Tuttavia, “l’arte è probabilmente
l’unica attività rimasta libera, capace di elaborare forme simboliche in grado di
ripensare a tutto, specie l’immaginazione di una vita a venire, interpretando la
realtà e contribuendo a determinarla secondo il rispetto della vita stessa”4. Un
modo per Maggia, come per noi, di far coincidere simbolo e azione.
Emanuela Genesio
1 F. W. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Milano, BUR, 2005, p. 95.
2 L. De Domizio Durini, Premessa, in Il cappello di feltro. Joseph Beuys, Milano, Charta, 1998, p. 10.
La serata di inaugurazione e' Sabato 16 Febbraio dalle 18 alle 24, con possibilita' di aperitivo o cena.
Alle 23 dj set e videoinstallazione
Diavolo Rosso - ex chiesa di S.Michele
piazza S.Martino, 4 Asti
La mostra sara' visitabile fino al 30 Aprile con orari 20/24 (chiuso Lunedi e Martedi)