Museo Minimo di Fuorigrotta
Napoli
via detta San Vincenzo, 3 (angolo via Leopardi 47)
081 621170 FAX
WEB
Stefano Borriello
dal 7/4/2008 al 29/4/2008
lunedi' e mercoledi' 16-19; martedi', giovedi' e venerdi' 10-12

Segnalato da

Museo Minimo




 
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7/4/2008

Stefano Borriello

Museo Minimo di Fuorigrotta, Napoli

Mi ritorna in mente... La sua ricerca recente e' indirizzata verso l'analisi della percezione dell'immagine, la cui forma geometricamente e cromaticamente definita sulla superficie dell'opera, viene gradatamente destrutturata e quasi totalmente cancellata da progressivi interventi di accumulo o sottrazione di materiali.


comunicato stampa

a cura di Roberto Sanchez

Presentazione di Ugo Piscopo

La ricerca recente di Borriello si è indirizzata verso l’analisi della percezione dell’immagine, la cui forma precostituita, geometricamente e cromaticamente definita sulla superficie dell’opera, viene gradatamente destrutturata e quasi totalmente cancellata da progressivi interventi di accumulo o sottrazione di materiali (pittura, collage, assemblaggi, gesso, legno, immagini computerizzate).

TREPIDAZIONE E ASTRAZIONE IN STEFANO BORRIELLO

Una precisazione in limine. Inventariare sic et simpliciter tra gli astrattisti Stefano Borriello, significa certamente inquadrarlo nello spazio che gli è dovuto ma, nello stesso tempo, vuole dire archiviare frettolosamente e forse rozzamente la pratica.

Perché l’artista, da almeno quarant’anni, da quando cioè dette consenso senza riserve al Gruppo 58 e si legò di stima e d’amicizia con Del Pezzo, con Di Bello e altri protagonisti del neosperimentalismo napoletano, con cui ha conservato un affettuoso e proficuo dialogo nel corso del tempo fino ad oggi, così dichiarando nei fatti una coerenza di vita e di progetto linguistico, che è rara in genere ma, particolarmente in un’epoca, come la nostra, nevrotizzata dalla velocizzazione del tempo e da oscillazioni del gusto e delle idee (molto utili ai processi di rinnovamento del mercato industriale e culturale), ha coniugato nei suoi interventi e nella costruzione della sua originale posizione la ricerca espressiva con le ragioni di una trepidante attesa di disvelamento dell’empito che induce a operare o, meglio, a dire. Per lui, infatti, il porre in essere le potenzialità creative coincide con un atto di umiltà e di amore, in quanto la fenomenologia estetica fa tutt’uno con la vita e con l’amore. In breve, in Borriello, arte vita bellezza fanno una realtà intimamente intricata, in continua reciproca sollecitazione dialettica e sinergica.

Occorre tener conto di questo forte nodo per avvicinarsi al suo linguaggio e alla sua vicenda di uomo, attento a salvaguardare, nella riservatezza e nella discrezione, il suo sogno e, insieme, il suo senso di appartenenza al genere umano, il suo umanissimo essere per fare e il suo fare per fenomenizzare l’essere. Lontano da clamori e da dichiarazioni di intenzionalità,di cui si sono volentieri inebriati tanti operatori della modernità, lontano, soprattutto, dai riti del presenzialismo fatto equivalere (impropriamente e diffusamente nel “secolo breve”) a titolo di merito, Borriello ha interrogato la condizione umana come terreno germinante di parola e di espressione di un’intima tensione alla luce, al colore, ai rapporti fra linea, materia, figura geometrica e spazio. Propone, quindi, un’agnizione per l’artista attraverso le illuminazioni interiori, da fare vibrare sul terreno dell’oggettività con l’intervento di usi fabbrili e di tecniche linguistiche topici del concretismo. Così, in ultimo, il risultato parla secondo moduli e grammatiche dell’astratto concreto, di prossimità alle posizioni di Renato Barisani, di Gianni De Tora e di altri noti maestri del Mac napoletano e di Geometria e Ricerca, su cui il discorso critico attende ulteriori scandagli e definizioni. Ma la vicinanza di Borriello a questi artisti non comporta identità di progetto, di disciplina linguistica, di ragioni di fondo, per lo spartiacque che colloca da una parte i Barisani, i De Tora e gli altri su un terreno di avvertita e vibratile reattività mentalistica alle prospettive e alle problematiche dell’industrialismo e del macchinismo moderni, e dall’altra parte un artista come Borriello, che scommette tutto di sè, nella vita e nella creatività, su valori squisitamente umanistici, su comportamenti e intenzioni etico-estetici.

I manufatti degli artisti, che si pongono consapevolmente in dialogo aperto col costruttivismo e con i linguaggi tecnici della contemporaneità presa in una spirale sempre più ampia e accelerata di sperimentazioni laboratoriali, rivendicano senso in una relazione di sollecitazioni e di integrazioni col contesto, e si attribuiscono identità nel porsi in un tempo e in un luogo in nome di calcoli sviluppati o in via di sviluppo sul terreno squisitamente dell’oggetività.

I manufatti di Borriello, invece, pure marcando ugualmente fin dall’origine la loro natura d’artifizio, risultano indocili a una collocazione in un tempo e in uno spazio perfettamente identificabili, postulano derivate e svolgimenti in un’alonalità ideale.

E’ significativa l’impaginazione data dall’autore a ciascun lavoro. L’immagine, conclusa in sé o debordante, puntualmente si apre oltre i confini polimaterici entro cui è stata concepita e realizzata, proiettandosi verso aure che si aggiungono, apparentemente in cornice, sostanzialmente invece organiche a processi d’incontro con l’ambiente ma soprattutto con la sensibilità del fruitore. Ogni opera, così, è deliberatamente “aperta”, nel senso voluto da Umberto Eco, ma come fattore moltiplicatore di movimenti che indagano analiticamente e forse incidono sulla percezione dei fenomeni artistici e sul mistero dell’espressione.
Ugo Piscopo

Inaugurazione martedì 08 aprile 2008 ore 19

Museo Minimo
Via detta San Vincenzo, 3 - angolo Via Leopardi, 47
Fuorigrotta I - 80125 Napoli
Orari di visita: lunedì e mercoledì, ore 16-19
martedì, giovedì e venerdì, ore 10-12

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Roberto Sanchez
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