Officina Arte al Borghetto
Roma
P.zza della Marina, 27
06 6871093 FAX 06 68130028

Roberto Bossaglia
dal 7/4/2008 al 23/4/2008
martedi' - sabato 1-20
WEB
Segnalato da

Cristiana Pepe




 
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7/4/2008

Roberto Bossaglia

Officina Arte al Borghetto, Roma

Cahier Parisien. Attraverso 36 immagini colore di grande formato, l'autore percorre Parigi, scegliendo gli spazi di piu' recente realizzazione ma anche quelli da tempo entrati nell'immaginario collettivo.


comunicato stampa

Attraverso 36 immagini colore di grande formato, l’autore percorre la città di Parigi, muovendosi lungo direttrici prescelte che hanno privilegiato gli spazi di più recente realizzazione, ma anche quelli da tempo entrati nell’immaginario collettivo. Come il flaneur di baudeleriana memoria, Bossaglia nel proprio quotidiano andare per la città si è lasciato trascinare dagli incontri fortuiti con situazioni particolari e sempre mutevoli, le stesse che un qualsiasi viandante vive, come lui, muovendosi nello spazio urbano. Spesso assurge a soggetto il profilo basso dell’arredo effimero della metropoli; ma più ancora l’epifania improvvisa dell’immagine in particolari situazioni di luce lungo l’arco della giornata. Al progetto iniziale, tendente a visualizzare l’insolito omologante della quotidianità, si è così aggiunto quello di Cahier parisien che, pur non dimenticando l’intento primitivo della ricerca, si è piuttosto lasciato trasportare dall’incontro con la città e con le mille facce della sua vita e della sua storia.

Roberto Bossaglia vive e lavora a Roma dove è docente di fotografia all’Accademia di Belle Arti a partire dal 1981. Fra i suoi contributi si ricordano: Napoli, città di mare con porto (1982); Roma, un itinerario nella memoria (1986); I rioni storici nell’immagine di sette fotografi (Roma, 1990); Perifanie (Roma, 1996); Archivio dello spazio (Milano, 1993-1999); Atlante (2003); Sogno metropolitano (2004). Sue fotografie sono conservate in numerose collezioni pubbliche italiane e straniere.

Nell'ambito di Foto-grafia - Festival Internazionale di Roma

In La società dell’incertezza Zygmund Bauman scrive che noi, esseri occidentali, nell'abitare lo spazio, da pellegrini che eravamo, e poi nella modernità flâneur e vagabondi, nella postmodernità siamo divenuti soprattutto turisti: visitatori di luoghi nei quali non possiamo radicarci, costretti dalla contemporaneità a muoverci in modo frammentario in molti diversi spazi geografici ed esistenziali. Queste tre figure - pellegrino, flâneur, turista - si ritrovano nella storia della fotografia.
Possiamo pensare che pellegrini erano, forse, i più antichi fotografi di sconosciute terre lontane, i primi viaggiatori fotografi ottocenteschi che esploravano il mondo per misurarlo, conoscerlo e rappresentarlo. Il Novecento borghese ha poi visto nascere la figura del flâneur, nella accezione indicata autorevolmente da Walter Benjamin: colui il quale vaga nella città moderna, trovandosi estraneo fra estranei, nella folla, godendo della vista della città come esperienza estetica. Il fotografo si muove in libertà e sceglie, a livello conscio oppure inconscio non importa, le cose a cui rivolgere lo sguardo, nel tempo che passa.

Quando, con il maturare del secolo, per la prima volta nella storia degli uomini grandi masse di persone abbandonano per brevi periodi il loro abituale ambiente di vita non per motivi di necessità ma per diletto, il turismo da attività marginale della società diventa centrale. Si definisce cosi un nuovo rapporto con il mondo, che sembra allestito per essere fotografato, o filmato, o ripreso in video, mentre i mass media lavorano a trasformare e a farci percepire come immagine e come scenario qualunque tipo di paesaggio. Roberto Bossaglia non e certamente un turista e non è un pellegrino. Il suo modo di procedere nelle strade di Parigi e piuttosto quello del flâneur, che percorre la città guidato dalla ricerca di situazioni capaci di suscitare stupore e

contemporaneamente sentimento di familiarità, una ricerca che non ha un preciso oggetto, se non la città stessa nei suoi molti modi di essere, nelle sue "apparizioni". In queste trovano posto aspetti della storia e della contemporaneità, arredo urbano, figure umane, cieli, luci, architetture, giardini, piccole scene di vita quotidiana, immagini pubblicitarie, scritte, sculture, ombre, colori. Il cahier di Bossaglia parla di una Parigi che rivela i suoi luoghi: e lontana dall'autore quell'idea di non-luogo che molto a lungo ha attratto i fotografi contemporanei, poiché in queste fotografie non troviamo spazi vuoti e insensati, in attesa di definizione, ma elementi diversi che si combinano a generare, invece, veri luoghi, cioè situazioni strutturate e cariche di stratificazioni che conferiscono identità. Da sempre studioso della luce e dell'ombra, Bossaglia applica qui i due tipici elementi dialettici della fotografia al colore, che di essi si nutre per dotare l'immagine di una maggiore fisicità e gli spazi rappresentati di una più esatta tridimensionalità. Ed e proprio attraverso questi aspetti di fisicità e di tridimensionalità che la città si fa apparizione inaspettata, quasi tangibile proprio perché in qualche modo gia desiderata e immaginata. In fondo, il flâneur trova quello che gia esiste dentro di lui e ha solo bisogno della conferma di una immagine. La fotografia può costituire un punto d'incontro fra ciò che appartiene al nostro mondo interiore e ciò che si trova nel mondo esterno a noi, e divenire un singolare strumento di rivelazione: di spaesamento, anche, pur nella ricerca di ciò che gia ci appartiene, stupore provocato da qualcosa che e accidentale e dall'improvviso apparire degli oggetti del mondo non solo e non tanto davanti agli occhi, ma dentro una realtà altra, che e quella dell'immagine.

Roberta Valtorta

Inaugurazione martedì 8 aprile ore 18

Officina Arte al Borghetto
P.zza della Marina, 27 Roma
martedì - sabato: 17.00 - 20.00
Ingresso gratuito

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