Valentina Moncada
Roma
via Margutta, 54
06 3207956 FAX 06 3208209
WEB
Abelardo Morell
dal 10/4/2008 al 27/5/2008
lu-ven 12-18

Segnalato da

Valentina Moncada



approfondimenti

Abelardo Morell



 
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10/4/2008

Abelardo Morell

Valentina Moncada, Roma

When in Rome. Il corpus fotografico esposto si compone di scatti a colori e in bianco e nero che fanno parte di 2 distinti lavori: in uno, Camera obscura, Morell ripercorre le antiche origini della fotografia; nell'altro, Book of books, l'artista crea immagini di grande impatto fotografico servendosi dei libri: della loro forma, del loro volume, del loro immaginifico contenuto.


comunicato stampa

La galleria VALENTINA MONCADA inaugura l’ 11 aprile 2008 la prima mostra personale a Roma dell’artista cubano Abelardo Morell. Il fotografo, già di fama riconosciuta in gran parte del mondo, calca il suolo capitolino per la prima volta dopo due precedenti mostre italiane: nel 2000 esordì in Italia con una personale presso la Limonaia di Villa Strozzi a Firenze, e nel 2004 partecipò alla collettiva Arti e Architettura 1900-2000 presso Palazzo Ducale a Genova.

Il corpus fotografico esposto si compone di scatti a colori e in bianco e nero che fanno parte di due distinti lavori: in uno, Camera obscura, Morell ripercorre le antiche origine della fotografia, dando forma, all’interno delle sue creazioni, a quel magico processo di riproduzione dell’immagine che Gianbattista Della Porta descrisse per primo durante la metà del sedicesimo secolo: la camera oscura; nell’altro, Book of books, l’artista crea immagini di grande impatto fotografico servendosi dei libri: della loro forma, del loro volume, del loro immaginifico contenuto.

Così il Della Porta descriveva il gioco percettivo della Camera obscura nel suo trattato Magia naturalis sive de miraculis rerum naturalium: “…in una stanza buia, su un lenzuolo bianco si possono vedere cacce, banchetti, battaglie, giochi, in modo così chiaro e luminoso come se uno li avesse davvero davanti agli occhi...” Tale processo servì a stimolare, nella mente dell’uomo, la voglia di fissare la bellezza della natura, di renderla riproducibile, di imprimere su negativo immagini che, in una stanza buia, filtravano da un piccolo forellino munito di lente e che venivano, poi, proiettate capovolte sulla parete opposta. A questa primordiale tecnica di riproduzione si rifà lo stile di Abelardo Morell. Il processo di camera oscura descritto dal Della Porta e poi messo in pratica da Fox Talbot si rende, infine, soggetto degli scatti del fotografo cubano. Quella di Morell è un’arte meta-fotografica. Le stanze da letto vengono colte nelle loro veci di scatole buie, sulla cui parete viene proiettata l’immagine ribaltata della realtà esterna, una realtà esterna che si materializza in magnifiche istantanee di grandi città come Roma, Parigi, Venezia e Firenze. La camera diventa spazio ambivalente: realtà effettiva, anche se priva di connotazioni e mero lenzuolo bianco, strumento per la riproduzione. Esiste un’arte che si esprime esclusivamente per il suo contenuto, per il suo soggetto; esiste, però, anche un’arte che fonde tale contenuto con la tecnica, con una tecnica talmente speciale che sussiste da sola come arte in quanto tale.

Nel secondo lavoro esposto, Book of books, l’artista si serve della presenza fisica ed immaginifica dei libri. Da materiali così datati e carichi di storia Morell riesce a ricavare degli scatti iconograficamente innovativi. Scandaglia il volume nei suoi elementi più profondi, sembra sezionarlo per cercare di rendere manifeste le sue particelle. Davanti al suo obbiettivo il libro perde la sua universale e assoluta valenza di strumento del sapere per tramutarsi in altro. Morell crea, con la stessa attenzione di un artigiano, dei collage fotografici, dove ciò che assume rilievo sono le infinite peculiarità di un volume o di più volumi messi a confronto: il carattere di scrittura,

la loro origine sequenziale all’interno di una mastodontica libreria, la loro diversa grandezza che genera una piramide, le figure illustrative che sembrano appositamente messe in posa per
interagire tra di loro, lo spessore delle pagine, come se ogni minimo dettaglio fosse degno di nota.
(Testo a cura di Francesca Orsi)

Con il patrocinio dell’America Academy in Rome
Abelardo Morell (Havana, Cuba, 1948) vive e lavora a Boston, dove ricopre l’incarico di docente di fotografia presso il Massachusetts College of Art. Fin dalla metà degli anni ’70 New York l’ha accolto e l’ha iniziato al suo percorso artistico/creativo. La metropoli americana è stata il suo trampolino di lancio e da lì, negli anni, il suo successo e la sua fama sono diventati internazionali. l’America per le sue mostre, personali e collettive, rimane sempre il terreno più fertile: da Chicago a Santa Fe, da Atlanta a Boston, da New Orleans a San Francisco, per scendere, infine, anche in America Latina, la sua terra di origine. Nel continente americano le sue esposizioni si sono alternate tra le galleria e i musei più famosi: il Museum of Photographic Arts di Tampa, in Florida; la Bonni Benrubi Gallery di New York; il Museu de Arte Moderna a Sao Paulo; il Museo Nazionale de Bellas Artes a Santiago del Chile. Con il tempo i suoi riconoscimenti si sono espansi in gran parte del mondo: a Tokyo, dove ha esposto nel 1999 al Metropolitan Museum of Art, e soprattutto in Europa, dove ha trovato grandi estimatori della sua arte fotografica: ha esposto in Italia, a Firenze e Genova; in Spagna; in Germania, dove ha partecipato a numerose mostre collettive, e in Inghilterra, testando con la sua arte soprattutto il territorio londinese. I suoi scatti fanno parte di numerose collezioni prestigiose, come quella del Metropolitan Museum e del Museum of Modern Art di New York, e sono stati oggetto di numerose pubblicazioni. La più recente: “Abelardo Morell”, edito da Phaidon, nel 2005.

inaugurazione 11 aprile 2008

Valentina Moncada
via Margutta, 54 - Roma
orario: da lunedì a venerdì ore 12-18
Ingresso libero

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