Senzatitolo associazione culturale
Roma
via Panisperna, 100
06 4824389 FAX
WEB
Day return ticket
dal 10/4/2008 al 30/5/2008
mart-sab 17-20

Segnalato da

Spazio Senzatitolo




 
calendario eventi  :: 




10/4/2008

Day return ticket

Senzatitolo associazione culturale, Roma

La mostra riunisce Scansione, di Lorenzo Casali, video che registra il quotidiano pendolarismo acustico e visivo dell'artista tra Saronno e Milano, una serie di foto dal titolo Vetro sporco, di Ciro Meggiolaro; e Beyond nature, di Serena Porrati, un assemblaggio di sequenze e frammenti tratte da film di famiglia. A cura di Francesca Referza e Massimo Arioli.


comunicato stampa

...................english below

a cura di Francesca Referza e Massimo Arioli

Day return ticket di Francesca Referza
Il Day return ticket e` quel particolare tipo di biglietto che consente, ad un prezzo scontato, di andare e tornare da un luogo purche` il viaggio si compia in giornata. E` il biglietto del pendolare, di quella particolare tipologia di viaggiatore che come un ingranaggio in una catena di montaggio, ogni giorno, compie lo stesso tragitto, segue le stesse traiettorie, vede sovrapporsi in rapida successione immagini di periferie urbane ad altre piu` metropolitane, ma ormai senza piu` percepire alcuna differenza. La visione diventa allora sfocata e lo spazio come sospeso.

Day return ticket riunisce Scansione, (2006) di Lorenzo Casali, video che registra il quotidiano pendolarismo acustico e visivo dell`artista tra Saronno e Milano, una serie di foto dal titolo Vetro sporco, di Ciro Meggiolaro, per il quale - nel viaggio, in qualsiasi viaggio, è come se il vagone si trasformasse in una bolla di sapone. E il guardare fuori attraverso i vetri è camminare rimanendo fermi - e Beyond nature, (2007) di Serena Porrati, assemblaggio ‘found footage’ di sequenze e frammenti tratte da film di famiglia girati in Europa, America e Sud America dagli anni Cinquanta ai giorni nostri.

Comune ai lavori in mostra sono l`idea dello spostamento, inteso come viaggio pendolare, ma anche come volontario allontanamento mentale dal quotidiano, la forte percezione di una momentanea sospensione temporale, la dilatazione della geografia, urbana e non, fino ad avere una visione appannata del paesaggio, non tanto per via del vetro che si frappone fra l`occhio e cio` che si guarda o della scarsa qualita` del girato quanto per lo status mentale che produce lo spostamento fisico. Una dimensione che dalla normalita` quotidiana, come per una controindicazione ipnotica determinata proprio dal movimento va oltre, Beyond nature appunto, e diventa metafisica.
Contenere, Ripetere, Definire di Massimo Arioli

Quello del fotografare è un atto nel tempo,
nel quale qualcosa
viene strappato al suo momento
e trasferito in una diversa forma continuità

Wim Wenders, Una volta, 1993

Parlare ancora di “quotidiano”? Isolarne il concetto significa accettare come inevitabile la normalità, la banalità, l’impossibilità di liberarsi dalla schiavitù di un’abitudine. Procedere in questo lavoro d’astrazione, rimanda ad una dimensione temporale più vasta, ad una idea di durata destinata alla frammentazione. Intendere il quotidiano equivale ad inserire in questo flusso un tratto discontinuo, un corpo estraneo nell’ingranaggio del tempo, un elemento centrale che acquista senso e forza per ciò che si trova ai margini, qualcosa che è, in tutto e per tutto, analogo all’immagine video-fotografica.

Accade sempre più spesso di avere la sensazione di non capire ciò che guardiamo. Questo avviene ancor più drammaticamente di fronte ad un paesaggio, reale o virtuale, che sfili velocemente davanti ai nostri occhi. Nelle immagini di Ciro Meggiolaro, traguardate attraverso i vetri sporchi di un vagone ferroviario, l’inconscio ottico, quel momento in cui diventa visibile ciò che la percezione non è riuscita a catturare, ci viene in soccorso quale funzione primaria del dispositivo fotografico. L’operazione si riduce nel contenere, nel tenere a freno il desiderio di dare un senso e nello smussare l’ansia di colmare l’inadeguatezza. Lo sguardo prova ad ancorare la visione ad una sorta di marginatore con cui fissare le coordinate di quanto avviene davanti a noi. Il problema allora si trasforma: Che cosa vediamo quando guardiamo?

Ogni gesto e ogni interrogativo di questo procedere verso l’ignoto per renderlo noto; ogni istante in cui poniamo in discussione l’urgenza stessa della domanda; ogni sguardo che va verso un mondo e da un mondo proviene è legato ad una giostra che si muove in maniera impercettibile e le cui figure non possono non ripresentarsi. Per Lorenzo Casali che presenta il video “Scansione”, tutto è connotato dalla ripetizione, dall’assistere al movimento che scandisce ossessivamente la stessa porzione di viaggio: percorrere il reale nei due sensi; lo spazio si presenta nell’entrare ed uscire quotidianamente ed incessantemente. Nel loop resta una sola traccia dell’accidentalità di quanto abbiamo vissuto. Pochi pixel, armati di voce propria, stanno a testimoniare la caducità del tutto e introducono un nuovo elemento di discontinuità e di irriducibilità.

Porre un limite al mondo dominato dalla visione diventa indispensabile. Visione che si configura come un deposito di memorie e si rivela per la facoltà di far crescere immagini moltiplicandole per numero ed amplificandone i significati. Siamo nel campo di chi vuole definire. Per Serena Porrati nel video Beyond Nature, definire equivale a stabilire l’inquadratura, il taglio e la posizione nello spazio disponibile. Alla stessa maniera di chi decide i tempi e i diaframmi per influenzare l’esposizione e la profondità di fuoco, Porrati arricchisce l’immagine proprio nell’esclusione dell’elemento umano e nel ribaltamento di valori e luoghi specifici dell’immagine familiare. Portando in primo piano lo sfondo, anteponendo il paesaggio, si stabilisce come regola l’inversione di ruoli in cui riabilitare è determinare un limite interno che affranchi, moderi le forze ma agiti fino a condizionare una nuova visione del reale.

............................english

Day Return Ticket is a particular type of public transportation pass, a discounted round trip that must be completed the same day. It is made for the commuter, that particular type of traveler that - just like the mechanism of an assembly line – travels the same route, performing the same trajectories every day. The commuter sees a fast series of images, the outer fringes and suburbs superimposed with those of the city, so that the commuter can’t perceive the difference anymore. The vision becomes out of focus and space is suspended.
Day return ticket brings together Scansione ( Scanning, 2006) by Lorenzo Casali, a video that captures the visual and acoustic experience of the artist on his daily commute, from Saronno to Milan.

Pictures from Ciro Meggiolaro’s series Vetro Sporco (Dirty Window, 2007) who feels that in the journey, as in any journey, it is as if the train carriage is transformed into a soap bubble. Looking outside through the window, it’s like traveling without moving. Beyond Nature (2007) by Serena Porrati, is an assembly of “found footage” sequences and fragments that come from home movies filmed in Europe, the United States, and South America, from the 1950s to the present.

All the works have this in common: the idea of movement intended as a commuter trip, as well as a voluntary mental disassociation from the daily routine; the strong perception of a temporary suspension of time, the dilation of geography, both urban and non-urban, that creates an unfocused vision of the landscape, not so much due to the window interposition between the eye and what’s seen - or the scarce quality of the filmed - but due to the mental status that produces the physical movement. A dimension that goes beyond is own nature, as if in a hypnotic counter-indication determined by the same movement, that becomes metaphysical.
Contenere, Ripetere, Definire di Massimo Arioli


Taking photographs is an act in time,
something torn out of its moment
and transferred towards a different shape of continuity

Wim Wenders, Once

Can I still talk about everyday life? I want to find a way to imagine so I must accept normality, my lacking in originality and being unable to make me free from routine. Working about abstraction, brings me to a wider time dimension, towards an idea of time-duration designed to be fragmented. Talking about daily life means looking for discontinuity, putting a extraneous matter inside time mechanism, a central cell which takes new signifiances from the boundaries of the field of vision, definitely equivalent to video-photo image. I often feel unable to understand what I’m looking at. Dramatically, it happens when I’m seeing a virtual/real landscape which passes by in an instant. Ciro Meggiolaro’s snapshots, taken through dirty windows of a train, make palpable the “optical unconsciousness”, primary function of the camera which captures what the human eye can’t see.

Here, making is containing and I’m trying to limit the desire to give sense to everything by suppressing anxiety about my feelings of helplessness. The eye’s vision is anchored to a frame, fixing coordinates for a personal image of reality. That’s the problem: what am I seeing when I’m looking at it? Gestures and questions are about ‘knowing the unknown’ but I would always like to examine that question further; every glance of a real world, every image coming from an unreal world , they are all a merry-go-round that’s slowly revolving with the same figures. Lorenzo Casali’s Scansione is determined to focuses on repetition, to a movement obsessively scanning the same portion of the journey; I’m tracing the real to-ing and fro-ing; My space is just going in and out unceasingly. Inside the loop, there is only a sign, an accident of my life: a few pixels with their own sound, remain to testify the caducity of world as a new discontinuity.

I must fix a limit to my world made of images. Vision is configured as a storage of memories where images rapidly multiply and find new meanings. Now I have to define. In Serena Porrati’s Beyond Nature, I understand how defining is deciding the frame, cutting and positioning items in available space. As photographs’ times and f/stops determine exposition and depth of focus, Porrati provides to enrich the images removing human element from her found footage and changing values and passages of domestic imagery. Keeping background and natural landscapes as leading subjects, I accept ‘inverting roles’ as my rule. My aim is to lodge an internal restriction so that, keeping me calm, it makes me free and simultaneously I can force myself to find a new vision of reality.

Inaugurazione 11 aprile 2008

Senzatitolo
via Panisperna, 100 - Roma
Orario di apertura: martedì- sabato 17-20 ;mattina su appuntamento
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [26]
Sergio Ragalzi
dal 26/11/2013 al 9/1/2014

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede