Galleria San Fedele
Milano
piazza San Fedele, 4 (Auditorium via Hoepli, 3a)
02 86352233 FAX 02 86352236
WEB
Conflitti: mostra e conferenze
dal 8/1/2002 al 9/2/2002
02 86352233 FAX 02 86352236

Segnalato da

Ornella-San Fedele Arte



approfondimenti

Livio Senigalliesi



 
calendario eventi  :: 




8/1/2002

Conflitti: mostra e conferenze

Galleria San Fedele, Milano

San Fedele Arte presenta "Uno sguardo sui conflitti" fotografie di Livio Senigalliesi. Inaugurazione alle ore 18.00. Il 23 e il 30 gennaio conferenze sul tema dela mostra. a cura di Gigliola Foschi


comunicato stampa


Livio Senigalliesi
Uno sguardo sui conflitti

"Giace il mondo in frantumi,
lo amammo molto un tempo".
Hermann Hesse (1944)

Come raccontare la guerra? In che modo descrivere i conflitti - ieri i Balcani, oggi l’Afghanistan – dove a morire non sono più solo i soldati ma soprattutto i civili, gli inermi, gli innocenti? Quando i rancori del passato si sommano a quelli del presente, quando ingiustizie economiche e politiche si confondono con odi etnici, religiosi, tribali, i perché di un conflitto divengono simili a matasse inestricabili che si perdono tra gli errori e gli orrori degli uni e degli altri: troppe, infatti, per ognuna delle parti in causa, diventano a questo punto le colpe da nascondere e le ragioni da rivendicare. Chiamati a raffigurare una simile complessità, tanti fotografi scelgono la via più facile: rinunciano a capire le molte cause di una guerra, per inseguire solo la notizia, l’evento eclatante: quello stesso «fatto clamoroso» che tutti i telegiornali del mondo già ci raccontano con dovizia di immagini, filmati, resoconti. Per farsi notare in un mondo sovraccarico di informazioni troppo uguali, di notizie urlate, urlano anche tante fotografie: «spettacolarizzano» il dolore e la morte, cercano d’imporsi come pugni nello stomaco, puntano a farci commuovere: lo stile diventa falsificante e ricattatorio come quello del giornalista televisivo che dopo una strage intervista i parenti sopravvissuti chiedendo: «Come ci si sente ora che vi hanno ammazzato i vostri cari? « e va avanti sadicamente finché le lacrime non rigano i volti. Possibile che per essere efficaci le immagini di guerra debbano per forza essere a loro volta violente, debbano frugare nel dolore altrui senza discrezione e pietà, debbano obbligarci a vedere i morti come li hanno visti e lasciati i loro carnefici? Spinte dal proposito di farsi notare a tutti i costi, queste fotografie vogliono venirci addosso come un treno, facendo leva sulla nostra indignazione emotiva più che sul nostro desiderio di capire.
Che non tutta la fotografia di guerra sia per fortuna di questo tenore lo dimostra il lavoro di Livio Senigalliesi, uno dei pochi fotogiornalisti italiani ad aver documentato – dal 1991 ad oggi – tutte le guerre balcaniche, più numerosi altri conflitti noti e meno noti, che insanguinano oggi il mondo. Ogni immagine di Senigalliesi testimonia la sua umana partecipazione, la voglia di andare oltre le apparenze, di guardare la realtà diritto negli occhi, senza ideologie o prese di posizione, senza enfasi e smanie d’autore, perché per lui è ancora importante fotografare soprattutto per testimoniare, per raccontare, ponendosi dalla parte delle vittime, chiunque esse siano. Anziché puntare solo a inseguire le news s’impegna così a cercare i perché e non solo il che cosa accade. Osserva la quotidianità dell’orrore e della sofferenza, raccoglie le storie di chi i fatti li subisce, documenta i drammi di quel che accade dopo, quando gli eserciti se ne sono andati e le distruzioni rimangono come ferite sempre aperte, per mesi, per anni. Ciò che colpisce delle sue immagini è il rispetto nei confronti degli altri, sempre presente anche nel dolore estremo: l’altro non è infatti mai solo un profugo, un ammalato, un morto, ma innanzitutto un’altra persona che ci guarda e ci interroga, che ha una storia al contempo diversa e simile alla nostra. E’ proprio un simile riguardo a togliere i toni esclamativi da queste immagini, che suggeriscono più che aggredire, ma proprio così facendo rimangono nella memoria, ci obbligano a immaginare, a riflettere, e non solo a vedere e constatare.
Ecco dunque che Senigalliesi, per testimoniare il dramma dei profughi del Kosovo, non indaga indiscreto la sofferenza nei volti, gli basta mostrarci le scarpe di chi è arrivato: scarpe distrutte, a brandelli, che ci raccontano la fatica, la paura, il dramma di una fuga patita tra le montagne. Umili scarpe che il suo sguardo trasforma in simbolo di una tragedia, così come un’altra immagine, toccante proprio per la sua semplicità, assurge a simbolo di tutto il disastro e la resistenza di Sarajevo assediata: un uomo che con un piccolo secchio d’acqua s’ostina impotente e tenace a cercare di spegnere le fiamme immani, impetuose, di un appartamento di fianco al suo
Gigliola Foschi

Inaugurazione 9 gennaio, ore 18.00

fotografie di Livio Senigalliesi
Uno sguardo sui conflitti

a cura di Gigliola Foschi

date: 9 gennaio - 9 febbraio 2002

Orario: 15,30 - 19,00 (mattino su richiesta)
ingresso libero



conferenze:

Mercoledì 23 gennaio 2002, ore 18
Come raccontare la guerra?

Intervengono:
Gianluigi Colin, art director del Corriere della Sera;
Alberto Negri, inviato del Sole 24 Ore;
Livio Senigalliesi, fotoreporter;
Silvana Turzio, docente di Fotografia e Letteratura. Università di Bergamo e Milano.

Mercoledì 30 gennaio 2002, ore 18
Come raccontare gli altri?

Intervengono:
David Bidussa, direttore della Biblioteca della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano;
Maurizio Chierici, scrittore e inviato del Corriere della Sera;
Ugo Fabietti, docente di Antropologia Culturale, Università di Milano;
Rosella Prezzo, filosofa, redattrice della rivista Aut Aut.

Centro Culturale San Fedele
via Hoepli 3 a-b
20121 Milano
tel 02 86352233 fax 02 86352236

IN ARCHIVIO [223]
Conflitti
dal 10/12/2015 al 15/1/2016

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede