Trevisi Accademie - Centro Artistico Culturale
Treviso
via Inferiore, 35/A
0422 542822

Come una regione durante il terremoto
dal 2/5/2008 al 15/5/2008
martedi' - domenica 16-20, sabato 10,30-12,30

Segnalato da

Carolina Lio




 
calendario eventi  :: 




2/5/2008

Come una regione durante il terremoto

Trevisi Accademie - Centro Artistico Culturale, Treviso

Mostra di pittura e scultura a cura di Carolina Lio. Il progetto propone le opere di sette artisti che recuperano l'arte informale e la ricerca sul colore. Tre di loro interverranno al vernissage per spiegare il proprio lavoro: Daniela Birindelli, Roberta Conti e Flavio Grasso.


comunicato stampa

Artisti invitati: Lello Bavenni, Daniela Birindelli, Maurizio Bonassi, Roberta Conti, Mimmo Cusimano, Flavio Grasso, Gabriele Mansolillo.

Sabato 03 Maggio inaugurerà presso la galleria Trevisi Accademie di via Inferiore 35/A la mostra collettiva “Come una regione durante il terremoto”. Nell'esposizione sarà presentato dal curatore Carolina Lio il lavoro di sette artisti provenienti da tutta Italia che lavorano sull'astrattismo o comunque sul colore come mezzo per manifestare un'energia motrice di ricerca della bellezza nella storia del mondo e dell'arte. La mostra proseguirà fino al 16 Maggio.

L'astratto e l'informale, dopo aver funzionato da spartiacque e aver rivoluzionato il concetto di arte dall'estetismo al concettuale, sembrano essere stati messi da parte dall'arte contemporanea. Tranne alcune eccezioni, la figurazione, anche se su soggetti sempre più ammalati, esagerati e quasi storpiati, ha conquistato e invaso le gallerie e le nostre fiere. E il linguaggio non figurativo sembra essere stato appunto inghiottito nella faglia aperta dal terremoto che ha allontanato il continente dell'arte antica da quello dell'arte contemporanea. Ma il nostro titolo, “Come una regione durante il terremoto”, si riferisce anche ad altro. E' una citazione da un verso di Guillame Apollinaire: “La tua anima si agiterà come una regione durante il terremoto / i tuoi occhi saranno carichi allora di tutto l'amore / che si è accumulato negli sguardi dell'umanità da quando esiste”. Si tratta di una sensazione di completezza e di bellezza, di amore verso l'esistenza che noi intendiamo rappresentare almeno in parte attraverso la visione complessiva del lavoro astratto di sette artisti. A predominare è il colore e la forma priva di vincoli di rappresentanza, ma fine a se stessa, che gioca con la propria capacità di creare materia dalla materia nell'ottica di sprigionare energia. Si tratta di un'energia positiva, che può appunto dilatare i lati più belli accumulati nella memoria dell'umanità e dell'arte. Un'energia vitale, che si può testimoniare solo come esplosione di colori e segni e non può identificarsi univocamente con nessuna figura reale del mondo.

Lello Bavenni imita con l'acrilico dei segni e delle campiture digitali, in modo da far sembrare il colore come un insieme di pixel o di segmenti vettoriali. Con questo stile anche il colore più caldo, un rosso incandescente che utilizza in molte delle sue opere, prende un'apparenza distaccata, quasi cinematografica, uno scenario irreale che possiamo solo guardare e contemplare senza potervi prendere parte in nessun modo, proprio come un passato che ammiriamo intatto nella sua bellezza, senza potervi prendere nessuna parte.

Daniela Birindelli lavora con delle tecniche miste che chiama “polimaterici” in cui troviamo reti, ritagli di giornali, acrilici, acquerelli, tessuti, diversi tipi di carta che stropiccia con le proprie mani e poi sovrappone prima di ricoprirli con il colore. I cromatismi delle sue tele sono sempre delicati e rarefatti, nostalgici, sbiaditi e si legano l'uno con l'altro senza contrasti. Molte delle opere sono vagamente assimilabili a dei paesaggi, ma solo per la divisione tra una dimensione celeste e una fisica più scura e solida, dividendo la struttura quasi poetica delle sue opere tra una bellezza tangibile e una solo intuibile.

Maurizio Bonassi mescola insieme tra loro, invece, colori e forme che creano un voluto contrasto e caos in cui si rimane visivamente imbrigliati e quasi soffocati quando le forme curve ci si richiudono sopra. In questo modo si ha l'illusione di una visione dall'interno del quadro, una vera giungla fitta di segni sovrapposti in vari cromatismi non sempre in accordo tra loro. L'effetto che si ha è quello di un'energia, anzi, di un gruppo di energie, che invadono il mondo spingendosi l'un l'altro in un vortice, mangiandosi a vicenda e rigenerandone di nuove, come un continuo Big Bang.

Roberta Conti in piccole tele fa muovere degli altrettanto piccoli personaggi in spazi stretti e claustrofobici, lasciando il resto dell'opera a uso e consumo di colori brillanti. Il personaggio è stilizzato, tondeggiante, un po' goffo e guarda stupito dal buco della serratura un mondo a tinte unite pastello con una consistenza tale da schiacciarlo ed essere impenetrabile. Davanti a questo spettacolo l'uomo resta immobile e immobilizzato, in una forma di ammirazione verso ciò che è più grande e potenzialmente infinito, visto che nessuna cornice né bordo segna un vero e proprio limite.

Mimmo Cusimano dipinge tele dove un'apparente caos lascia spazio per una seconda occhiata che svela in realtà un'ordine istintivo, ma solido come se fosse stato calcolato. A volte si manifesta con la simmetria delle forme, altre con un rispecchiarsi di vuoti e pieni tra una metà e l'altra dei quadri. Il tutto è impreziosito da un color oro che l'artista unisce insieme a un marrone color terra. Come a dire che il mondo che abbiamo davanti trova il suo valore e la sua bellezza proprio nel processo di analisi che consente di scoprire un ordine e un disegno preterintenzionale e di farlo emergere dal caos di elementi e sentimenti.

Flavio Grasso lavora scolpendo il legno, elemento naturale per antonomasia. Ne ricava forme geometriche e un busto umano che hanno come punto in comune quello di presentare delle crepe, degli squarci che vengono riempiti e messi in evidenza da colate di colore blu. Terra e acqua (o forse cielo), si mischiano così in un composto unico eppure fratturato, dove il colore, l'arte, riempie gli spazi mancanti alla natura e a ciò che già naturalmente esiste, nel mondo e nella testa umana, come forma di compensazione e di completezza.

Gabriele Mansolillo, infine, realizza delle pitto-sculture dove dei tessuti si incontrano al centro della tela e ne vengono risucchiati formando delle pieghe che sono il vero e proprio disegno del quadro. Mentre le decorazioni dei tessuti, unite a gocce e colature di acrilico, sono il colore e l'intervento pittorico. Questo risucchio del materiale dentro il materiale rappresenta una forza che possiamo facilmente assimilare alla forza di gravità, legge fisica che possiamo anche metaforicamente espandere nell'attrazione dei nostri desideri e dei nostri sogni di bellezza verso la terra e il terreno.

Inaugurazione sabato 3 maggio ore 18,30

TREVISI ACCADEMIE CENTRO ARTISTICO E CULTURALE
VIA INFERIORE 35/A – 31100 TREVISO
martedi' - domenica 16-20, sabato 10,30-12,30
Ingresso gratuito

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