World's Artists Arte Contemporanea
Milano
via Lentasio, 8
02 58300689
WEB
Alessandro Tofanelli
dal 6/5/2008 al 19/5/2008

Segnalato da

Mirella Setzu



approfondimenti

Alessandro Tofanelli



 
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6/5/2008

Alessandro Tofanelli

World's Artists Arte Contemporanea, Milano

Regards familiers. Una serie di paesaggi. La tecnica pittorica e' antica: velature ad olio su tela e tavola, strati di colore, pigmenti, convocati per una nuova, ennesima, rappresentazione della realta'.


comunicato stampa

Alessandro Tofanelli cammina nel paesaggio dalla nascita. Il grande parco di Migliarino è stato il luogo della sua infanzia, quello dove ha scelto di porre la sua dimora e, prima ancora che soggetto della sua pittura, è stato – ed è tuttora – oggetto di documentari, nonché “protagonista” principale del suo primo film Contronatura.
Questa lunghissima e mai interrotta consuetudine con il paesaggio gli ha consentito di raggiungere una sintesi di valori tale da non concedere nulla al caso, da far rientrare tutto nell’esatta misura e dunque di una espressione perfetta.

Tofanelli osserva il paesaggio allo stesso tempo come un primitivo stregato e come un umanista cosciente di sé e del proprio potere d’indagine, infine come un simbolista in grado di percepirne la presenza “altra”.
La tecnica pittorica è antica: velature ad olio su tela e tavola, strati di colore, pigmenti, convocati per una nuova, ennesima, rappresentazione della realtà. Accade da secoli e tuttavia ogni volta ci sorprende: essa non è mai la stessa. Davanti a quadri come “Lecceta” oppure “Prima di sera”, “Bianco di sera”, “Il sogno” constatiamo che il colore, dopo secoli e secoli, non ha ancora detto tutto, e che su questo millennio si affaccia una sensibilità diversa da tutte quelle – tante – che pure ci sono state: diversa. I Simbolisti si confrontarono con un paesaggio che era ancora intatto, dal quale non dovettero escludere né rumori né presenze invasive perché ancora non c’erano, il ’900 non era ancora avvenuto, la terra era ancora abbastanza vuota. Avevano dimestichezza con un silenzio senza echi, la loro immaginazione poteva cristallizzarsi in infinite morfologie. I boschi non erano parchi protetti e accerchiati, erano aree senza confine attraversabili per ore senza incontrare alcunché. Il cuore della macchia di Migliarino assomiglia a quei giorni remoti, abitato da alberi di tutte le età è a suo modo eterno, il mutare delle stagioni non lo intacca, esso è. La natura non ha ricordi ma memoria. Si replica senza nostalgia.

Lo sguardo di Tofanelli vi si addentra con i suoi ricordi e i suoi presentimenti.
Se la parola non fosse abusata la useremmo in tutta la sua pienezza: sensazioni, ovvero la capacità dei sensi di percepire senza mediare, senza travisare, senza temere. Per capire.

Ma Alessandro è figlio del ’900 e di tutto quel che del secolo breve si propaga in quello di oggi, deve sostituire allo spazio giottesco quello di De Chirico, incalzato dall’onda che priva i sogni e gli incubi dei simbolisti della loro presunta innocenza: le vaste prospettive depistate da punti di fuga differenti moltiplicano le chances del Viandante. E le risposte alle sue domande. Ma non c’è più tempo.

Il pittore oscilla fra il desiderio di abbandonarsi ai regards familiers e fare di essi l’unico soggetto di rappresentazione, dar conto attraverso la sua pittura di questo suo colloquio privilegiato con la natura, del suo vagare sospeso fra radure e silenzi, e il dovere di dar conto della minaccia, dello stato di assedio del bosco e con esso dell’unica possibilità di capire. Si dibatte nella dicotomia fra l’illusione di un paesaggio immortale e l’immanenza di una catastrofe inevitabile.

Tofanelli inquadra i paesaggi come in una LUP cinematografica con orizzonti bassi o alti, avvertiamo la presenza di equilibri fuori campo e con essi la percezione netta di essere dentro gli occhi di un altro, di colui che è dentro il paesaggio e ci conduce nella visione, ma i toni e le velature delle luci naturali diventano i colori dell’oggi: venature acide attraversano l’atmosfera.

Infine gli interni, finestre diaframma fra il luogo dell’uomo e la natura, dove la memoria umana, una foto, un oggetto, una cosa qualsiasi rimasta su un tavolo appoggiato sotto la finestra mostra tutta la sua fatua risibilità di fronte ad alberi sempreverdi, perenni, o piante prive di rimorso (esenti da nostalgia) per le foglie morte (trascorse). Deliberatamente stonati, quei reperti della vita umana dichiarano la nostra insensatezza, la nostra proterva volontà di dimenticare il tempio, di non comprendere e raggiungere quell’eterno che Leopardi ci aveva porto con L’Infinito. Per quanto evoluti siamo un albero è davanti a noi ancora un mistero.

CENNI BIOGRAFICI
È nato a Viareggio il 10 aprile 1959. Si e diplomato all'Istituto d'Arte di Lucca.
Dal 1977 al 1980 ha soggiornato a Milano, frequentando l'Accademia di Brera.
Dal 1977 inizia a collaborare all'illustrazione di vari riviste edite da Rizzoli e Mondadori.
Nel 1975 vince il primo premio ''La Resistenza'' (il dipinto si trova nella Galleria d Arte Moderna di Lucca) e il primo premio ''Concorso INA-Touring'' a Palazzo Strozzi di Firenze.

Nel 1984 vince il premio ''Giotto d'oro''; nel 1987 vince il premio ''Under 35'' a Bologna, il premio ''Onda Verde''a Firenze e il premio internazionale ''Ibla Mediterraneo''. Tofanelli ha da sempre abbinato all'attività pittorica quella di fotografo e videodocumentarista professionista. Numerosi sono infatti i suoi lavori video trasmessi dalle reti RAI (in programmi a sfondo naturalistico-scientifico come Onda Verde, Geo, ecc.), cosi come i suoi servizi fotografici sono stati ospitati spesso da pubblicazioni specializzate. Le sue opere pittoriche fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, nazionali e internazionali.

World's Artists Arte Contemporanea
via Lentasio, 8 - Milano
Ingresso libero

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