Rialtosantambrogio
Roma
via di Sant'Ambrogio, 4
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WEB
Massimo Festi
dal 22/5/2008 al 23/5/2008

Segnalato da

Lorena Benatti


approfondimenti

Massimo Festi
Isabella Falbo



 
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22/5/2008

Massimo Festi

Rialtosantambrogio, Roma

"Is The party over?" trasforma lo spazio in scenario post festa e si sviluppa in 2 giorni il primo dei quali strutturato in un vero e proprio Ecxlusive Party, il secondo in happening e mostra. Una riflessione sulla societa' contemporanea, tra video, tecnopitture, foto e performance. A cura di Isabella Falbo.


comunicato stampa

a cura di Isabella Falbo

Is The party over? personale di Massimo Festi, è un contenitore epistemologico comprendente molti degli elementi volti a definire l’identità della nostra società contemporanea.

Is The party over? trasforma lo spazio in scenario post party e sviluppa il percorso espositivo tra i postumi di una festa, incontrando, quasi casualmente tra coriandoli, posaceneri pieni e bicchieri sporchi, i personaggi che l’hanno animata: Icone statiche, pseudo ritratti, che Massimo Festi ci presenta attraverso la tecnica della tecnopittura, dipinti elettronici dove i volti, spesso mascherati, si stagliano bidimensionalmente su sfondi importanti, textures di carte da parati che l’artista cerca nelle case o crea lui stesso.

La festa, limbo terreno, mondo intermedio, stato d’animo, condizione psichica, è metafora della società dell’effimero nella quale viviamo e della quale siamo protagonisti troppo attivi e troppo stimolati, dove il consumismo ha democratizzato l’idea di felicità, dove tutti ci sentiamo spesso soli.
Is The party over? diviene contesto metonimico e metaforico, del nostro tempo, epoca poco contemporanea a sè stessa all’interno della quale noi vaghiamo ancora tra i detriti di un passato romantico, giustificando la nostra solitudine, ricercando la nostra libertà, adottando un’identità.

Con i suoi pseudo ritratti Massimo Festi incarna l’umanità delle “big issues” odierne creando una sorta di “commedia umana contemporanea” della quale l’artista diviene interprete sensibile.
La maggior parte di questi personaggi indossa una maschera, non più per nascondersi ma per presentarsi nella loro vera identità come antieroi censurati che hanno smesso di credere di essere liberi, menomati nel loro non poter lasciarsi andare completamente.

Parti integranti di Is The party over? sono un video reality girato durante la festa della prima serata e un momento performativo, con la partecipazione di Silvia Guandalini e Francesca Pennini, ultime presenze rimaste nella realtà discordante del post festa, anti-eroi dall’aria confusa che sembrano chiedersi cosa sia rimasto di vero.

Is The party over ? La festa è finita? E adesso?
Le questioni che ci pongono questi interrogativi divengono pretesti di riflessione sulla nostra situazione attuale, risultanti di un passato appena trascorso e punto di partenza del futuro imminente.

Tra le opere in mostra, La festa è finita?, I quit, Bunny Boy, No mask no party, Yakuza, Senza parole, Today I am a woman,

La protagonista di La festa è finita rimanda all’antieroina, manifesto stravolto nell’immaginario collettivo della consapevole lacerazione tra un animo ancora romantico e un corpo immerso nella ferocia dei consumi sessuali, nella volubilità del desiderio fattosi legge comportamentale e causa di un enorme volume di sofferenza psichica e di malessere sociale. I quit ci parla di anticonformismo, forse come reazione alla realtà di giorno in giorno più precaria e sconvolgente, Bunny Boy è simbolo ironico e divertente di quella sensualità libera conseguente la deriva voyeuristica nell’era della soap opera in diretta.

Perfettamente calata nel contesto strabico e atrofico di questo tempo appare il vecchio di No mask no party, sguardo triste e rassegnato di borghese, politico o pensionato qualunque, senza più la maschera, usata probabilmente durante tutta la vita per copripre la sua corruzione, l’assenza di valori, dubbi e compromessi e che ormai non gli serve più. Del tutto in sintonia con l’attuale contesto culturale mutevole, labile e aperto, l’ambigua Yakuza, orientale vestita da uomo che racchiude molteplici significati: la confusione e la malleabilità dei sessi, parallela a quella dei generi, l’ascesa economica della Cina, la sua presenza forte e le conseguenti opportunità e minacce che questa apertura comporta.

Il rosso protagonista di Senza parole sembra incarnare gli stereotipi della “worried happiness”, la felcità preoccupata di persone insoddisfatte dalla società odierna afflitta da rischi globali e problematiche nazionali ma sufficientemente soddisfatte della propria vita per continuare ad incitare al silenzio. Dall’aria stanca e gli occhi gonfi, nel suo monito sembra zittire coloro che abbiano intenzione di lamentarsi.
La protagonista di Today I am a woman rappresenta tutte quelle vite dall’identità non bene definita, tipiche di coloro che non sono ciò che credono di essere o che appaiono come non sono realmente. Isabella Falbo

Rialtosantambrogio
via di Sant'Ambrogio, 4 Roma

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