GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Bergamo
via San Tomaso, 53
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WEB
Due Mostre
dal 28/5/2008 al 26/7/2008
martedi' - domenica: 10 -19; giovedi' 10 - 22

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28/5/2008

Due Mostre

GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Bergamo

Data Recovery e' un progetto a cura di Ovul Durmusoglu, vincitrice della IV Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l'Arte - EnterPrize, volto a sostenere la ricerca di un giovane curatore under 30. Gli artisti invitati - Julie Ault e Martin Beck, Michael Blum, Banu Cennetoglu, Goldin+Senneby, Klub Zwei, Susanne Kriemann - trattano il tema dell'informazione come un campo d'azione e non come dato passivo. In contemporanea, Eldorado, la project room della GAMeC, accoglie Inter pares, mostra dell'artista belga Kris Martin, a cura di Alessandro Rabottini.


comunicato stampa

Data Recovery a cura di Övül Durmusoglu
Premio Lorenzo Bonaldi per l'Arte - EnterPrize IV Edizione

Artisti: Julie Ault e Martin Beck, Michael Blum, Banu Cennetoglu, Goldin+Senneby, Klub Zwei, Susanne Kriemann

Dal 30 maggio al 27 luglio 2008 lo SpazioZero della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita la mostra Data Recovery a cura di Övül Durmusoglu, vincitrice della IV Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize. Segnalata da Sabine Breitwieser (curatore indipendente, Vienna), Övül Durmusoglu è stata premiata nel giugno 2007 da una giuria internazionale composta da Dan Cameron (Direttore per le arti visive CAC – Contemporary Arts Center, New Orleans), Ralph Rugoff (Direttore Hayward Gallery, Londra) e Giacinto Di Pietrantonio (Direttore GAMeC, Bergamo).

Il Premio ideato dalla GAMeC con il sostegno della famiglia Bonaldi e nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi è unico nel suo genere, poiché volto a sostenere la ricerca di un giovane curatore under 30 ed il suo progetto di mostra. Organizzato per la prima volta nel 2003, ha assunto cadenza biennale a partire dal 2005. Con questo riconoscimento si vuole sottolineare la centralità e il significato che la figura del curatore ha assunto nel panorama artistico internazionale, oltre a incoraggiare e sostenere il talento di un giovane in un momento estremamente vitale del suo percorso professionale.
Il Premio non è mai stato considerato un’occasione di competizione ma di crescita professionale e confronto. Proprio per questa ragione è nata l’idea nel 2005 di affiancare nell’anno della sua assegnazione un convegno dedicato, Qui. Enter Atlas - Simposio Internazionale di Giovani Curatori, a cadenza biennale e dal 2007 organizzato in collaborazione con lo S.M.A.K. Stedelijk Museum voor Actuele Kunst di Gent.

Il progetto di Övül Durmusoglu si ispira a Tlön, Uqbar, Orbis Tertius dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, in cui la rappresentazione di un mondo non reale citato in un’enciclopedia si insinua progressivamente nella realtà fino a sostituirla completamente. La parabola narrativa di questo racconto diventa la chiave di interpretazione di alcune pratiche artistiche contemporanee legate alla produzione di sapere e dall’altro porta lo spettatore ad interrogarsi su come la memoria, la storia e l’attualità siano influenzate.

In tempi in cui i mass media manipolano e diffondo le informazioni a grande velocità ed attribuiscono alla conoscenza la valenza di merce, gli artisti tendono a concentrarsi, invece, su dati ed informazioni nascosti e non privilegiati. Per questo motivo Data Recovery prende il titolo dal processo di recupero dei dati da mezzi di archiviazione danneggiati, abbandonati o inaccessibili, quando questi non possono essere recuperati.

Gli artisti invitati - Julie Ault e Martin Beck, Michael Blum, Banu Cennetoglu, Goldin+Senneby, Klub Zwei, Susanne Kriemann - trattano il tema dell’informazione come un campo d’azione e non come dato passivo.
Nel lavoro a parete, Information, Julie Ault e Martin Beck trasformano i dati socio-economici risultanti dall’andamento delle politiche di sviluppo sociale del governo statunitense dal 1964 ad oggi in un progetto artistico che dichiara apertamente l’opposizione a tale sistema. La video installazione The Three Failures di Michael Blum, intrecciando le strade delle città di Malmö, Riga e New York, mette in scena una fiaba assurda sui fallimenti delle grandi ideologie del XX secolo: capitalismo, democrazia e socialismo.

Determined Barbara, installazione fotografica di Banu Cennetoğlu, porta ad interrogarsi sull’esistenza di un campo di addestramento militare della SFOR (Stabilisation Force in Bosnia and Herzegovina) costruito a Glamoc cacciando gli abitanti prima della guerra nell’ex Jugoslavia. Goldin+Senneby presentano il lavoro Gone Offshore - appositamente realizzato per Data Recovery e parte del progetto in progress Looking for Headless - invitando lo scrittore John Barlow ad intrattenere, durante l’inaugurazione, una conversazione con Övül Durmusoglu sul viaggio alle Bahamas realizzato per Looking for Headless. L’incontro verrà ripreso e ne scaturirà un video proiettato alla GAMeC durante la collettiva; sarà disponibile, inoltre, il diario di bordo tenuto da Barlow pubblicato in italiano per l’occasione. Nella video installazione Väter Täter, Klub Zwei sottolinea come alcuni aspetti della storia, come il nazional-socialismo, siano ancora vivi nella società contemporanea e condizionino le vite dei discendenti dei responsabili di gravi colpe del passato. Susanne Kriemann con il libro d’artista dal titolo 12 650 000, realizzato appositamente per la mostra, si concentra sulla pesante struttura “Grossbelastungskörper” - collocata nel distretto di Tempelhof a Berlino nel 1941 su commissione dall’architetto nazista Albert Speer - rivisitandone la storia in un formato inatteso.

Accompagna la mostra un catalogo bilingue con la dichiarazione di Jacques Rancière in occasione del seminario nell’ambito di “Klartext! The Status of the Political in Contemporary Art and Culture” alla Künstlerhaus Bethanien e al Volksbühne in Rosa-Luxemburg-Platz nel gennaio 2005 e completato dai testi del curatore e teorico Stephen Wright e di Övül Durmusoglu.

Data Recovery è realizzata con il sostegno di: IASPIS (International Artists' Studio Program in Sweden), The Netherlands Foundation for Visual Arts e Forum austriaco di cultura a Milano.

Cenni Biografici
Övül Durmusoglu, curatore e scrittrice, vive a Istanbul e Vienna. Ha studiato Traduzione e interpretariato all'università di Bogazici (Istanbul) e si è specializzata in Arti visive e Progettazione della comunicazione visiva all’università di Sabanci (Istanbul). Ha partecipato a Critical Studies (2005-06) all’Art Academy di Malmö in Svezia. Ha avviato e organizzato un episodio di attivismo di strada e un progetto cittadino basato su una serie di conversazioni denominato EXOCiTi nel 2006, seguito da RadikalArt: Face-to-Face, un progetto per dei cartelloni per il quotidiano Radikal di Istanbul.

Nel 2007 ha collaborato ad alcune mostre con la Generali Foundation, è stata invitata come guest curator al sidewalk cinema a Vienna e ha partecipato al Steirischer Herbst Festival come co-curatore di next code:love a Gleisdorf. Durmusoglu ha co-curato Nightcomers alla 10° Biennale Internazionale di Istanbul. È stata una delle recenti ospiti del programma di ricerca residenziale del BAK di Utrecht e ha partecipato al workshop per curatori “Eyes Wide Open” organizzato dalla 5° Biennale di Berlino. Oltre a scrivere per alcune riviste locali di arte e cultura, come Cogito, Kaos GL e icon, fa parte del comitato editoriale dell’Altyazi Monthly Cinema Magazine di Istanbul. Suoi articoli sono stati pubblicati anche su Paletten (Gothenburg), n.paradoxa (Londra), Muhtelif (Istanbul/Berlino), Kulturrise (Vienna).
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Kris Martin - Inter pares

Dal 30 maggio al 27 luglio 2008 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita Inter pares dell’artista belga Kris Martin, a cura di Alessandro Rabottini, e parte della programmazione di Eldorado, la project room della GAMeC dedicata ai più interessanti artisti emergenti della scena internazionale.

Con l’iniziativa dedicata a Kris Martin, si inaugura una serie di 20 mostre ‘Eldorado’, in onore di Arturo Toffetti, imprenditore e appassionato d’arte che ha vissuto a Bergamo. Grazie alla volontà della moglie non solo si è resa possibile la realizzazione dei progetti, ma al termine di ciascuno di essi una delle opere esposte entrerà a far parte della Collezione Permanente del museo che, dal 2000 ad oggi, si è arricchita di oltre trecento opere.

Dopo la sua partecipazione alla Biennale di Berlino del 2006 e la sua recente mostra personale al PS1 di New York del 2007, Kris Martin (Kortrijk, 1972; vive e lavora a Ghent, Belgio) ha attirato su di sé l’attenzione internazionale grazie alla singolarità della sua arte che mescola poesia, rigore concettuale e memorie filosofiche e letterarie.

Il suo lavoro riflette i quesiti esistenziali che ciascun essere umano nutre nel corso della propria esistenza e si serve di frequenti riferimenti alla religione, all’arte e alla letteratura per esprimere la costante meraviglia, la malinconia e l’aspirazione alla conoscenza che caratterizzano il nostro rapporto sia con la vita che con la morte. La varietà dei mezzi che costituiscono la sua pratica artistica – dalla scultura all’installazione, fino all’uso del sonoro, del testo e della fotografia – danno origine a opere che, se da un lato possiedono l’aura dell’oggetto magico, dall’altra tradiscono un sentimento di disillusa ironia verso la finitudine dell’esistenza umana. Nel lavoro di Kris Martin lo stupore commosso e il senso del sacro, infatti, si accompagnano sempre al sorriso malinconico dello scettico. Questa complessa stratificazione di sentimenti segna una profonda continuità con la tradizione visiva, filosofica e culturale belga alla quale Martin appartiene: tutte le sue opere, infatti, metabolizzano il misticismo della pittura di Jan van Eyck, la quotidianità straniante di René Magritte, l’ironia colta di Marcel Broodthaers e la teatralità esistenziale di Jan Fabre.

I tre ambienti che costituiscono la mostra concepita appositamente per la GAMeC di Bergamo sono altrettante tappe di un viaggio interiore che tocca il bisogno umano di conoscenza e il senso di frustrazione che ad esso si accompagna, la speranza e il mistero, la compassione e la percezione di un destino comune.
Nella prima sala troviamo due sculture della serie Idiot: Idiot III del 2006 e Idiot V 2007. In entrambi i casi simboli e icone della religiosità sono colti nell’atto di chiudersi in se stessi, in un momento di afasia e di sospensione, come se la propria aura fosse soffusa di perplessità. Nel lavoro di Kris Martin è frequente il ricorso alla figura dostojevskiana dell’idiota come metafora di una condizione esistenziale estrema, cioè quella dell’artista e, più in generale, di una condizione della conoscenza che riguarda tutta l’umanità, colta in un’eterna contraddizione tra illuminazione e fallimento. Di qui il titolo della mostra, quell’ Inter pares (“tra i pari” in latino) che richiama l’espressione “Primus inter pares”, a segnalare una condizione di eccezionalità cui, nonostante tutto, non corrisponde un accresciuto potere. In questo senso tra divinità, artista, creazione letteraria e genere umano si crea una forma di solidarietà basata su una forma paradossale di unicità che, se da una parte annuncia la salvezza, dall’altra non è in grado di realizzarla.

Nel secondo ambiente lo spettatore è completamente immerso in una sorta di ritratto collettivo del genere umano. Decine e decine di disegni all’apparenza identici ma in realtà tutti diversi richiamano la generica fisionomia di un volto umano, attraverso l’utilizzo del linguaggio scritto nel suo valore di immagine e di tautologia. Anche in questo caso la riflessione sull’esistenza come destino collettivo prende le sembianze di un gioco formale sospeso tra stupore e ironia. L’ultima sala vede invece protagonista un’installazione sonora in cui una voce femminile sussurra una domanda banale eppure vitale nella sua quotidianità, una domanda che tutti facciamo per poterci orientare nello spazio e nel tempo e alla quale una voce maschile risponde con un invito al silenzio.

La mostra di Kris Martin è completata da una pubblicazione d’artista ideata e disegnata da lui stesso e realizzata in collaborazione con la rivista Mousse, e che contiene un testo del critico inglese Martin Herbert (i cui scritti compaiono regolarmente su riviste internazionali come Artforum, Frieze, Modern Painter, Tate etc.) e una conversazione tra l’artista e Alessandro Rabottini, curatore della mostra.

Cenni biografici
Kris Martin è nato a Kortrijk nel 1972 e attualmente vive e lavora a Ghent, Belgio. Ha tenuto mostre personali al Neuer Aachener Kunstverein, Aquisgrana (2005); My Private #5, Piazza San Marco, Venezia e al P.S.1 MoMA, Contemporary Art Center, New York (2007); infine, nel 2008 esporrà al Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco. Inoltre, ha partecipato a diverse mostre collettive in altrettanti musei tra cui: Centre d'Art Contemporain de Vassivière, Beaumont du Lac (2006); Tate Modern, Londra e Kunstmuseum Bonn, Bonn (2007); Schirn Kunsthalle, Francoforte, Center for Curatorial Studies, New York e Centre Georges Pompidou, Parigi (2008).

Immagine: Ault_Beck:Julie Ault, Martin Beck Social Landscape

Ufficio Stampa:
CLP Relazioni Pubbliche
tel. +39 02 433403 / +39 02 36571438 - fax +39 02 4813841
e-mail: ufficiostampa@clponline.it; press@clponline.it

Inaugurazione 29 maggio 2008 ore 18.30

GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
via San Tomaso, 53 - Bergamo
Orario martedì – domenica: 10 –19; giovedì 10 – 22; lunedì chiuso
Ingresso intero: 4,00 euro; ridotto: 2,50 euro
(il biglietto dà diritto all’accesso a tutte le mostre)
Visite guidate per gruppi: euro 65; per scuole: euro 50
Visite guidate gratuite (con ingresso ridotto): Data Recovery e Collezione Permanente. Donazioni del nuovo
millennio: giovedì 19 giugno ore 20.30; domenica 13 luglio ore 10.30
Prenotazioni visite guidate: tel. +39 338 6868231
(martedì – venerdì: 10.00 -12.30 15.00 -17.30)
Servizi educativi tel. +39 035 399529
e-mail: giovanna.brambilla@gamec.it

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