Galleria Estro
Padova
Via S. Prosdocimo, 30
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Parole Cadute/Gefalle Worte
dal 18/1/2002 al 5/3/2002
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Segnalato da

Galleria Estro



approfondimenti

Simone Zaugg



 
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18/1/2002

Parole Cadute/Gefalle Worte

Galleria Estro, Padova

la Galleria Estro di Padova ospita la videoistallazione dell'artista svizzera Simone Zaugg, Parole Cadute/Gefalle Worte. Il lavoro, realizzato a Roma nel 2001, presenta una videoproiezione su parete con l'immagine in primo piano del volto dell'artista che, appoggiata ad una tavola, diviene il bersaglio di un lanciatore di coltelli. Intorno, nella sala espositiva, sono appesi, dal soffitto, dei piccoli televisori a cristalli liquidi, che riproducono brevi scene o situazioni frammentarie, alle quali si sovrappone una voce che in italiano ripete ciclicamente una serie di frasi sintetiche.


comunicato stampa

La condizione fisica dello sguardo soggettivo

Il 19 gennaio 2002 la Galleria Estro di Padova ospita la videoistallazione dell'artista svizzera Simone Zaugg, Parole Cadute/Gefalle Worte. Il lavoro, realizzato a Roma nel 2001, presenta una videoproiezione su parete con l'immagine in primo piano del volto dell'artista che, appoggiata ad una tavola, diviene il bersaglio di un lanciatore di coltelli.
Intorno, nella sala espositiva, sono appesi, dal soffitto, dei piccoli televisori a cristalli liquidi, che riproducono brevi scene o situazioni frammentarie, alle quali si sovrappone una voce che in italiano ripete ciclicamente una serie di frasi sintetiche. L'opera prosegue la riflessione svolta da sempre da Simone Zaugg sulla condizione fisica dello sguardo soggettivo. La donna che aspetta l'arrivo delle lame, che è poi l'artista stessa, vive una condizione di attesa, di intervallo, amplificato dallo slow motion che registra impietosamente ogni minimo tremolio delle palpebre, ogni fremito della sospensione temporale.

Parole Cadute insiste su due condizioni essenziali: la durata e la finzione. Nella durata dell'evento è il tempo, terribilmente reale, del tragitto dei coltelli dalla mano del lanciatore fino alla tavola di legno su cui Simone è poggiata, e simultaneamente, la dilatazione esasperante di quello stesso percorso rallentato in montaggio. Il tragitto, la strada che la lama percorre non è visibile ma udibile. Non si vede mai la lama volare dal lanciatore a Simone, ma nella tensione dell'attesa del colpo, che si vive attraverso gli occhi dell'artista, si può ascoltare il suono che produce il coltello che fende l'aria. Il suono si sostituisce all'immagine e si fa visione acustica. La finzione è superata dalla realtà. La vera attesa, il vero sottoporsi a questo gioco dall'aria rituale, trasforma una rappresentazione simbolica in un atto quanto mai reale. Simone in un'intervista ha scritto a proposito di questo lavoro "Non mi identifico più con le situazioni ma mi espongo a esse.
Lo spostamento tra realtà, riproduzione e immagine diventa più sottile e si sposta verso lo spettatore che è obbligato a determinare il grado di realtà." Qui non esiste più il recitare un ruolo, non è l'idea di interpretare metaforicamente qualcuno, ma è l'esporsi incondizionato ad una situazione vera di attesa e di consumazione dell'evento. Chi guarda non assiste a una finzione, ma in prima persona, in soggettiva simbolica, aspetta il colpo, si sottopone allo stesso tempo dell'attesa reale dell'evento che si consuma sotto i suoi occhi. Parole Cadute è un lavoro nato a Roma in omaggio alla pittrice Artemisia Gentileschi e in particolare al suo famoso autoritratto: "In questo lavoro lo specchio è apparso consapevolmente per la prima volta guardando e analizzando l'autoritratto di Artemisia Gentileschi. Questo dipinto affascinante in cui la pittrice tocca il margine dell'immagine con il pennello e rende in questo modo invisibile la sua riproduzione, la sua immagine riflessa dipinta, è stato realizzato con l'aiuto di due specchi per potersi rappresentare da questo punto di vista. Solo adesso mi accorgo che l'installazione ripete il principio del dipinto di Artemisia Gentileschi in un nuovo media.
In lavori precedenti spesso usavo uno specchio durante le riprese o attaccavo la videocamera a un monitor che così serviva da specchio. Adesso non ho più bisogno dello specchio. Non riproduco più. Sono a confronto con la mia immagine rispecchiata attraverso l'occhio della videocamera solo nel momento del montaggio dove la costruisco nuovamente o la decostruisco".

All'interno dei piccoli monitor appesi al soffitto, compaiono, a ciclo continuo, azioni lente, ripetute, che suscitano un medesimo senso di attesa, una stessa condizione di sospensione, non più dettata però dal rallentamento meccanico delle riprese, ma piuttosto da una sorta di minuziosa e dettagliata rilevazione degli spazi del vivere quotidiano. Piccole indagini che tracciano geografie mobili dello spazio dell'esistenza quotidiana. Le frasi emesse sommessamente dagli stessi piccoli televisori, sembrano tratte come da un manuale enciclopedico intimo, da una mappa scritta dei propri attraversamenti sentimentali e intellettuali. Il suono di queste brevi certezze, scritte alla maniera di aiku occidentali, si amplifica e si mescola all'ascolto costante del rumore delle lame che fendono l'aria dell'installazione.

Simone Zaugg (Berna 1968) vive e lavora tra la Germania e la Svizzera.

Mostra a cura di Viviana Gravano
catalogo in galleria
con il contributo di Pro-Helvetia e CCS Milano
Dal 19 gennaio al 5 marzo 2002
Inaugurazione sabato 19 gennaio ore 18.
La GALLERIA ESTRO è aperta dal martedì al sabato dalle ore 16 alle 19,30.

GALLERIA ESTRO
Direttrice Elga Pellizzari
Via San Prosdocimo 30 35139 Padova
Italia Tel/fax 0498 725 487

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Elena Arzuffi
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