Galleria Artericambi
Verona
via XX Settembre, 67
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WEB
Carles Congost
dal 20/6/2008 al 3/9/2008

Segnalato da

Artericambi




 
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20/6/2008

Carles Congost

Galleria Artericambi, Verona

La mala pintura. Il video in mostra presenta una storia che si perde di continuo in traiettorie erratiche, indecifrabili, dove il mondo diventa davvero un mistero e un prodigio. Gusto per l'eclettico e il sovraccarico, predilezione per la fantasy grottesca ibridata di splatter, passione per il rimescolamento di tutte le mitologie passate e presenti sono gli ingredianti abituali dell'artista.


comunicato stampa

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Gusto per l’eclettico e il sovraccarico, predilezione per la fantasy grottesca ibridata di splatter, passione per il rimescolamento di tutte le mitologie passate e presenti: ma sempre attingendo a piene mani all’archivio culturale, se non addirittura direttamente al mondo della Storia dell’Arte. E’ un po’ la cifra stilistica dell’artista spagnolo Carles Congost (nato nel 1970 a Olot, Girona, in Catalogna) e considerato uno dei videoartisti più ironici e visionari oggi in circolazione. Lo stesso video che ha realizzato per questa esposizione (dal titolo La Mala Pintura), presenta una storia che non procede certo in modo lineare, ma che si perde di continuo in traiettorie erratiche, indecifrabili, dove il mondo diventa davvero un mistero e un prodigio. Le vicende si rincorrono senza interruzione tra spazio e tempo: dalla terra agli inferi, da un losco curatore a tre geni del “Siglo de Oro”, come Murillo, Velázquez, Zurbarán. Tre fantasmi che vengono dal passato, ma non per inquietare con le loro immagini lo sguardo del presente, quanto per farsi ottusi sostenitori di tutto ciò che è conservazione e tradizione. Non solo: ma anche per tramare contro i nuovi linguaggi, soprattutto quelli che hanno a che vedere con la tecnologia, con le sue immagini trasparenti e leggere, con il suo concentrato di visibile e invisibile.

E’ chiaro che tutti gli ordini di realtà qui si confondono, come nel giallo di Bryan Singer, The usual suspects, dove l’intera storia si rivela, alla fine, come la proiezione di una menzogna del protagonista e il bene e il male si scambiano i ruoli. Anche ne La Mala Pintura è il giovane che sta usando MySpace a catturare e a cancellare sul suo display il presunto assassino. Come dire: iperfinzione, ovvero: ciò che si vede non è mai esistito, nemmeno sul piano della finzione. Del resto, lo stesso artista, parla di un forsennato ricorso alla “teatralità”. “Ogni sequenza - scrive - ha una diversa soluzione formale, in rapporto a ciò che volevo raccontare. Ho costruito delle scenografie false, ho impiegato dei fondi digitali, ma ho ripreso anche dei luoghi veri”. Il suo è tutto un effetto di vertigine, di raddoppiamento, di metamorfosi.

Egli impiega indifferentemente fotografia, video, disegno, musica, rifacendosi ad un sottile gioco di citazioni, di ammiccamenti, di strizzate d’occhio che vanno dalla Pop Art, ai B-movie, ai videoclip, alla pubblicità. Senza però che tutto questo materiale mediatico diventi qualcosa di familiare, una sorta di dichiarazione di coappartenenza o di parentela, ma per compiere invece su di esso una sorta di ribaltamento, di sovvertimento dei codici comunicativi. Tanto che sempre Congost è costretto a confessare: “So quello che non è (il video), ma come posso spiegare quello che realmente è?”. Forse è qualcosa che è stato creato proprio per liberare la percezione dall’automatismo dell’uso, come il ricorso all’artificio forse è “per far sì che la percezione vi si soffermi e raggiunga il più alto grado possibile di intensità e durata” (V. Sklovskij). In fondo ne La Mala Pintura non c’è nessuna intenzione di ingannare, casomai c’è l’intenzione opposta, ossia quella di mostrare in maniera sfacciata quell’artificio che sembra letteralmente fuoriuscire da ogni parte. Come spiegare altrimenti i trucchi posticci o esagerati dei protagonisti? O quel sangue gettato a spruzzi sul volto dell’allieva dell’Accademia, che quasi ride. O quel “Dolce Vita”, cantato mentre scendono i titoli di coda, e che riprende il successo di Ryan Paris, definito uno dei più “grandi falsi d’autore”? In mostra saranno esposte pure alcune foto tratte dal video o scattate durante le riprese o anche foto colte nel backstage. “L’idea è quella di offrire un’estensione del video”, di dilatarne la capricciosa e insieme ilare ferocia, ma soprattutto quella di far vedere ciò che normalmente sfugge alla vista (come i dispositivi mediatici all’interno del video): ossia ciò che si sottrae a causa del passaggio troppo veloce dei fotogrammi o ciò che rimane alle spalle, nascosto, simile ad uno scarto. Una visione che smaschera (o libera?) ciò che, ancora una volta, resta intrappolato dentro (o dietro) la storia.

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A taste for the eclectic and the overloaded, a preference for grotesque fantasy mixed with splatter, a passion for remixing all past and present mythologies, but always profusely referring to cultural archives and directly to the world of the History of Art: these are the characteristics of Carles Congost’s style . Born in 1970 in Olot, Gerona, Catalonia, he’s considered one of today’s most ironical and visionary video artists.

The video he has realized for this exhibition whose title is “ La Mala Pintura”, presents a story that doesn’t have a coherent plot but in fact winds through unintelligible meanders where the world becomes mystery and prodigy. The events unfold without interruption between space and time , from earth to hell, from a sinister guardian to three geniuses of the “ Siglo de Oro” such as Murillo, Velázquez and Zurbarán : they are three ghosts coming from the past, not to alarm with their pictures the look of the time being , but to become dull fans of all that is tradition and conservatism , and moreover, to plot against the new media , especially the technological ones, with their light and transparent images, their concentration of visible and invisible. All kinds of reality mix up like in the detective story by Brian Singer “The usual suspects”, where at the end the whole plot turns out to be the projection of the main character’s lies and good and evil exchange roles. In “La Mala Pintura” the young man is using MySpace in order to catch and erase the suspected murderer on his display. This is to say that all is “Hyper- fiction “ : what is seen has never existed , not even as a fiction. The artist himself refers to the use of extreme “theatricality” . He writes: -“Every sequence has a different formal solution according to what I wanted to tell. I’ve built fake settings, I ‘ve used digital backgrounds but I’ve also filmed real places. “- The result is a total vertigo, a duplication, a metamorphosis. He freely uses photography ,video, drawing, and music in a subtle game of quotations that recall Pop Art, Bmovies, videoclips and advertising.

All this media matter neither becomes familiar nor is a sort of declaration of kinship or belonging; on the contrary the artist overturns and subverts its communication code. Congost always confesses:-“ I know what the video is not, but how can I explain what it really is ?”- Maybe it’s something created just to free perception from automatic use in the same way as artifice is created in order to –“allow perception to stop and reach the highest degree of intensity and permanence”-( V. Sklovskij). In “La Mala Pintura” Congost has no intention to deceive, on the contrary , he wants to shamelessly show the artifice literally flowing out of everything. How can the characters’ exaggerated and artificial tricks be otherwise explained? What about the blood spattered on the face of the Accademia student, who’s almost laughing? Or the “Dolce Vita” played while the final captions appear, echoing the hit by Ryan Paris who has been declared one of the ”greatest fake authors”? Some photos taken from the video , during the shooting or in the backstage are also exhibited in our Gallery. “ The idea is to offer an extension of the video” to widen its whimsical and hilarious ferocity and mainly to show what is normally overlooked – for example the media devices inside the video – because of the fast passing of the photograms or what remains behind, hidden, like a discard. A vision that unmasks (or frees ) what is trapped once again inside or behind a story.

Testo di / text by Luigi Meneghelli

Opening 21-06-2008

Galleria ArteRicambi
via Cesari, 10 - Verona
Ingresso libero / Free admission

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