Galleria Glance
Torino
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The meaning of life
dal 22/6/2008 al 1/8/2008

Segnalato da

Galleria Glance




 
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22/6/2008

The meaning of life

Galleria Glance, Torino

Il titolo e' un omaggio alla commedia dei Monty Python che attraverso una surreale ironia proponeva riflessioni sui vari stadi della vita, dalla nascita alla morte, passando per fasi come crescita, combattimento e declino. Gli artisti presenti non sono accomunabili per nazionalita', tecniche usate o particolari vicinanze delle loro opere, ma in modi diversi trattano della spietata e a volte comica condizione umana.


comunicato stampa

La galleria Glance è lieta di presentare The Meaning Of Life, la sua seconda mostra collettiva che chiude la stagione espositiva. Il titolo è un omaggio alla commedia dei Monty Python (Il senso della vita, 1983) che attraverso una surreale ironia proponeva riflessioni sui vari stadi della vita, dalla nascita alla morte, passando per fasi come crescita, combattimento e declino. Gli artisti presenti non sono accomunabili per nazionalità, tecniche usate o particolari vicinanze delle loro opere, ma in modi diversi trattano della spietata e a volte comica condizione umana.

Assume Vivid Astro Focus è lo pseudonimo dell¹artista brasiliano (che non rivela i suoi dati anagrafici), residente a New York, ma anche il titolo del suo ampio progetto estetico, che include performance, video, wallpaper, t-shirts, tattoo, stampe digitali e collaborazioni con altri artisti. In mostra una decalcomania dal suo tipico stile carnevalesco e neo-hippie. Hernan Bas (Miami, 1978) è tra gli esponenti di spicco di quella che è stato definito New Romanticism: con la sua pittura ha creato un Eden decadente e languido in cui giovani ragazzi androgini sono protagonisti di storie sospese tra sensualità e un religioso senso di ritualità e di morte. Il lavoro di Valerio Berruti (Alba, Cuneo, 1977) si riferisce al mondo dell¹infanzia e della memoria. I suoi dipinti e disegni, eseguiti con pochi tratti usando la tecnica dell¹affresco, raccontano di momenti lontani che rivivono nel presente grazie alla mediazione fotografica. In Glitter Bend, una delle animazioni digitali di Michael Bell-Smith (East Corinth, ME, 1978) una città di notte veniva vista da sopra la terra. Nell¹opera in mostra il soggetto è lo stesso, ma visto nel riflesso di un palazzo di vetro: ogni singola luce scintillante è un Gif, un piccolo file in movimento molto diffuso in Internet creato da un algoritmo che frammenta e comprime l¹uniformità elettronica.

Gli ultimi lavori di Manuele Cerutti (Torino, 1976) si interrogano sull¹ambiguità delle immagini. Uno dei quadri in mostra è ispirato da una foto di propaganda in cui Hitler dà del cibo a un cerbiatto. La riflessione sulle immagini e sulla loro riproducibilità caratterizza da anni la ricerca, ricca di suggestioni letterarie, di Gabriele Di Matteo (Torre del Greco, Napoli, 1957), di cui in mostra un ritratto di Paul Valery in cui l¹orizzonte del mare è obliquo. I dipinti su seta con parti ricamate di Donnie & Travis (residenti a Williamsburg, New York) si basano su immagini fotografiche che vengono distorte e inserite in paesaggi metafisici dai colori slavati e dai risvolti inquietanti. Nelle sue installazioni o fotografie Igor Eskinja (Rijeka, Croatia, 1975) attraverso interventi minimi crea ³situazioni critiche e sovversive²che destabilizzano la percezione degli oggetti e degli spazi. La pittura psichedelica di André Ethier (Toronto, 1977), è ispirata dagli Espressionisti tedeschi, dai Fauves come dal cinema horror e dai fumetti: se i personaggi che ritrae sono mostruosi e grotteschi, i suoi paesaggi sono invece oasi magiche, apparizioni irreali come nel finale di una favola. La pittura di Scott Grodesky (1968, Warren, Ohio) è autobiografica: i suoi soggetti più frequenti sono quelli che lo circondano, il mondo esterno del Quens, il suo quartiere, fatto di continue demolizioni/costruzioni e quello interno della sua famiglia.

Da oltre dieci anni Chris Hammerlein (Cincinnati, Ohio, 1962) si dedica con devozione al disegno: la sua tecnica si è modificata negli anni, ma tutto il suo lavoro è una sorta di fantasiosa codificazione dell¹irrazionale natura umana: dal sesso alla mitologia, dagli uomini-animali al combattimento, dalla vita alla morte, ogni cosa è filtrata dalla storia dell¹arte e evocata con un linguaggio personale. Peter Halasz (San Diego, CA, 1974) ritrae persone e luoghi che ha intorno a sè, costruendo una sorta di diario per immagini. Ne risulta un¹umanità noir, malinconica e a volte disperata, ma anche a tratti alleggerita da una certa ironia. Anche Everest Hall (New York, 1974) nei dipinti recenti esplora la simbologia delle vanitas (teschi, serpenti, scorpioniŠ), accettando la sfida di rinnovare il genere della natura morta. Kent Henricksen (New Haven, CT, 1974) crea disegni e dipinti fatti di stoffa e ricami, partendo da immagini prese dalle fonti più svariate, come libri di arte o fumetti, stoffe decorate o giornali, libri per bambini o materiale d¹antiquariato.

Solo apparentemente ironiche, le sue opere sono metafore della violenza del nostro tempo e della natura umana. Diango Hernandez (Sancti Spiritus, Cuba, 1970) per una mostra recente ha recuperato immagini prese da diapositive che il governo cubano ha utilizzato dal 1959 per inculcare l¹iconografia comunista nella gioventù cubana. Nel suo lavoro memoria personale e considerazioni sulla politica e sul potere sono inevitabilmente legate. Scott Hug (Jefferson City, MO, 1968) ha partecipato alla scena artistica newyorkese negli ultimi dieci anni come artista, curatore, graphic designer e editore di una rivista, K48. Il suo lavoro è una continua incursione nel mondo dei media, della cultura pop e della politica, un¹appropriazione di immagini estrapolate dal giornalismo più popolare che crudelmente disseziona, mettendoci di fronte alle nostre morbosità, come la curiosità nei confronti delle celebrità. La ricerca di Ara Peterson (Boston, MA, 1973), che si può esprimere attraverso installazioni, sculture, video, opere bidimensionali, ma anche attraverso la curatela di mostre, è incentrata su una sperimentazione sull¹energia cinetica, sulla percezione ottica e sul potere del colore sulla mente umana. Joshua Smith (Houston, Texas, 1983) ha elaborato un¹indagine critica del linguaggio, delle manipolazioni che strumentalizzano parole, informazioni e immagini, così come luoghi comuni e errori, in una chiave di lettura da lui definita romantica e ottimista.

Marc Swanson (New Britton, CT, 1958), il cui lavoro in mostra evoca una simbologia magica e arcaica, è forse più conosciuto per i suoi lavori che traggono spunto dalla natura rispetto a quelli più astratti. Entrambi partono dalla sua biografia (trascorre l¹infanzia nel New England, figlio di un cacciatore) e dai suoi interessi, tra cui quelli per i materiali e per i diorama. I soggetti della pittura di Michael Wetzel (Mt. Kisco, NY, 1966) sono le icone e i clichè americani e le differenze di classe che da questi emergono. Per i lavori recenti, ha estrapolato un elemento decorativo di una stoffa con cui Jackie Kennedy e Nancy Reagan hanno decorato gli interni della Casa Bianca e lo usa come filtro e metafora del panorama politico e della sua divisione. Il concetto di interno dell¹impero si espande fino a includere paesaggi e temi esotici, legati alla storia e al colonialismo.

Inaugurazione 23 giugno 2008

Galleria Glance
via San Massimo, 45 - Torino
Ingresso libero

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