Pinacoteca Provinciale
Potenza
piazza Europa
0971 469477 FAX
WEB
Pasquale Belmonte
dal 3/7/2008 al 30/8/2008
Lun-sab 9-13; mart-sab 17-20

Segnalato da

Piero Ragone



approfondimenti

Pasquale Belmonte



 
calendario eventi  :: 




3/7/2008

Pasquale Belmonte

Pinacoteca Provinciale, Potenza

Raccolta di opere pittoriche eseguite dall'artista tra il 2000 e il 2007. Il soggetto principe rimane il paesaggio con i suoi alberi, casolari, stradine, campagne, sponde, bordure di orizzonte...Per l'artista la pittura e' soprattutto rapimento, trasalimento, capacita' visionaria di chi ne conosce gli strumenti.


comunicato stampa

Sarà inaugurata venerdì 4 luglio, alle 18.30, nella Pinacoteca provinciale di via Ciccotti, la mostra di pittura di Pasquale Belmonte “Opere 2000-2007”. L’esposizione è inserita nel programma degli eventi della Rete della cultura promossa dalla Provincia di Potenza. Alla cerimonia di apertura interverranno il presidente della Provincia di Potenza Sabino Altobello, l’assessore alla Cultura Giuseppe Telesca, l’artista padre Tarcisio Manta, il giornalista Piero Ragone, oltre all’autore.

Pasquale Belmonte, 49 anni di Potenza, dipinge da oltre venti anni. Ha iniziato a esporre nel 1994. Diverse le sue personali, prevalentemente in città. Tra queste, “Terra d’ombra” del 2000 e “Oltre la siepe” del 2001, nella cappella dei Celestini di Palazzo Loffredo. È stato ospite a Tito con “Le voci del tempo” nel 2002 e a Ruvo del Monte nel 2005.
La raccolta “Belmonte Opere 2000-2007” è stata presentata al circolo culturale “La scaletta” di Matera a maggio scorso. Per l’occasione è stato pubblicato un catalogo illustrato dalle foto di Mario Annunziata, con testi di padre Tarcisio Manta, Piero Ragone e Franco Palumbo.

Sintesi di CINETICA DELL’ASTRAZIONE
di Piero Ragone
La raccolta di dipinti ad olio che Belmonte espone per la prima volta a Matera, nella sede del prestigioso circolo culturale “La Scaletta”, nel cuore dei Sassi, è il frutto della verve più recente. Anche se l’arco temporale rappresentato abbraccia gli ultimi sette anni. Tante le novità che, senza contraddire le inclinazioni metafisiche e morandiane per cui si era già fatto notare, si annunciano come “naturale evoluzione”, di esigenze espressive che cercano di assecondare altri bisogni e guardano in altre direzioni.

Il soggetto principe rimane il paesaggio. Ma confermati l’impianto compositivo e l’andamento lineare di orizzonte e verticale, cambiano ora i tagli, le dimensioni, l’aggregazione con altri corpi aggiunti, come la comparsa di finestre, rigorosamente bandite fino a pochi anni fa dai corpi edilizi. Ma soprattutto cambia la luce, mutano i colori e la tecnica che da mista si fa “complessa”. Non vi è centimetro, che risulti immacolato nella cromia d’origine. Negli ultimi quadri, interventi e patinature – che pure non sono mai mancati - differiscono per consistenza e resa. Da pelle, accadimento, involucro di contenimento, finitura lucida o trasparente, si consolidano in ricercato, voluto, ed evoluto “trattamento della materia pittorica”. Non più quindi velatura, alone, protezione, ma decisivo elemento di partecipazione cinetica al risultato estetico: filtro, lente, tramite, chiave di volta. Lì dove il pennello ha esaurito la sua funzione, comincia l’azione di saldatura, levigatura, abrasione, mescolamento dei campi cromatici. E ancora ritocchi, “carezze”, scrostature, punteggiature che si scambiano tra ombre e chiarori, accensioni e fughe.

Il movimento rotatorio e il calore dei “vortici”, che spalmano cera e altri intrugli, sembra centrifugare tratteggi e piccoli segni. Gli schizzi perdono la casualità e vanno ad occupare un posto preciso, quasi avessero un ruolo assegnato, che diventa poi definitivo e imprescindibile, sposati alle “morsure” degli strati di colore, a quei trascinamenti, alle gemmazioni che spaginano mutazioni a profusione. L’integrazione col dipinto è stupefacente e assolutamente irripetibile nella sua ricchezza di variazioni e fusioni, fantastiche e iridescenti. E qui tocchiamo un’altra delle variabili che rendono manifesto se non un giro di boa, almeno una correzione di timone nella tavolozza di Belmonte. Come non sottolineare i notturni dai rossi invadenti, abbinati col blu e una gamma intermedia di azzurri e celesti che si contendono acque e cieli. Mentre i verdi – ma quanti se ne possono contare in questa mostra? – escono dalle ombre e guadagnano in luminosità, freschezza, vigore, partecipando ad un nuovo chiarore, ad una nitidezza che sa di primavera, di erba bagnata, di colline in vegetazione, di cespugli odorosi. Per non dire di gialli, salmone, violetti non solo in punta di pennello. E la tentazione di perdersi nel tripudio, negli artifici che le interferenze cromatiche scatenano, fino a ridursi a macchie informi, dove non è più necessario indovinare i luoghi o le cose?

Immaginiamo il viaggio, le metamorfosi dalle ricognizioni “en plain air” alla chiusura in cornice di tutti quei soggetti, quegli scorci, quegli angoli che appartengono più alla visionarietà di Belmonte che al vero. Alberi, casolari, stradine, campagne, sponde, bordure di orizzonte esistono nella realtà fisica, nel panorama della visione concreta: il pittore li vede, li sceglie, li memorizza, li scorpora. Poi li traspone, li trasferisce sul supporto e li decontestualizza. Li astrae, li rende essenziali, convertendoli in macchie, linee, segni con i quali imbastire un gioco, un discorso, un confronto, una lotta serrata dagli esiti mai prevedibili.

Rispetto alla figura, Belmonte mette le mani avanti. C’è poco da inventare – afferma, mentre pensa a Modigliani. I suoi ritratti sono più “sofferti” e meno ”di getto”. Mai improvvisati, cambiano aspetto di continuo; quando non sono addirittura “cancellati”. Risolti in un paesaggio o in una differente visione. I tre volti femminili in mostra sembrano quasi imbarazzati da tanto interesse. Avrebbero preferito rimanere in incognito. A malapena dissimulano il disagio, l’imbarazzo, o l’arguzia per essere stati chiamati in causa. Un falso timore, svanito in altre e più impegnative prove. Nel caso di interpretazioni di scene sacre o in alcuni intriganti autoritratti, subito contesi dal fratello gemello Luciano.

Per Belmonte la pittura non è solo libero esercizio, passione, hobby. E’ molto di più. Rapimento, trasalimento, capacità visionaria di chi conosce gli strumenti, li gestisce e prova ad adattarli alla propria natura. Un territorio dove l’immaginario incontra la possibilità, incline a richiami non di luogo, o di spazio, ma di suggestioni, presagi, avvertimenti che si annunciano, affacciano, spingono, agitate da quel vento che porta il proprio sentire nelle cose più amate, e le anima, le fa palpitare e le eleva al di sopra di ogni altra manifestazione ordinaria e cosciente.

inaugurazione, venerdi 4 luglio alle 18,30

Pinacoteca Provinciale
via Lazio, (ingresso da via Ciccotti) Potenza
Lun-sab 9-13; mart-sab 17-20
ingresso libero

IN ARCHIVIO [12]
Salvatore Comminiello
dal 4/10/2013 al 30/10/2013

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede