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Tramedautore
dal 6/9/2008 al 13/9/2008
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Outis - Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea




 
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6/9/2008

Tramedautore

Diverse sedi, Milano

Argentina, Cile, Messico, Uruguay e Italia sono i protagonisti di questa VIII edizione del Festival che inaugura la sua programmazione presso la Fonderia Napoleonica, per proseguire presso il Piccolo Teatro di Milano e presso il Teatro Out Off per le giornate dedicate alla drammaturgia italiana.


comunicato stampa

Argentina, Cile, Messico, Uruguay e Italia sono i protagonisti di questa ottava edizione di Tramedautore che comincia il 7, con una festa d’inaugurazione presso la Fonderia Napoleonica, per proseguire fino al 14 settembre 2008 al Piccolo Teatro - Teatro Studio di Milano (8-12) e al Teatro Out Off per le immancabili giornate dedicate alla drammaturgia italiana.

Latinoamerica - Due spettacoli in lingua originale e cinque testi teatrali scelti, dopo un’ampia ricognizione fra le opere di numerosi autori contemporanei, da un comitato di lettura, appositamente tradotti in italiano per l’occasione e quindi affidati a giovani gruppi teatrali per una stimolante mise en espace, offrono un saggio significativo, anche se naturalmente non esaustivo, della scrittura drammatica di questi quattro paesi appartenenti a quella vastissima area chiamata Latinoamerica. Delineare un discorso comune che abbracci culture teatrali molto diverse fra loro, anche se dotate di una stessa matrice linguistica, non è certo possibile: ogni singolo testo qui parla la sua lingua e ci racconta la sua particolare storia. Tuttavia, forse non sbaglieremo nel dire che in questa parte del mondo, dove la parola democrazia non è mai stata molto praticata e dove i poveri con i loro sterminati accampamenti di baracche continuamente assediano, come in una eterna guerra di Troia, le mura alte e inaccessibili delle città dei ricchi, la linfa che ancora nutre la scrittura teatrale sale da questo terreno vasto e brado dell’ingiustizia sociale. Ma è un impulso, un imperativo, quello sociale e politico, attraversato dal disincanto. Perché, lo sappiamo, la fine di sanguinose dittature, di populismi violenti non ha portato sempre i mutamenti auspicati e sperati. E il teatro si è ritrovato a riflettere su se stesso, a dividersi fra necessità di denuncia e consapevolezza della propria debolezza.

Spiando Cechov - È giusto patire per giardini di ciliegi abbattuti quando per le strade sono gli uomini a essere abbattuti? Non sembri fuori luogo il riferimento al celebre testo russo. Perché a metterlo al centro della propria riflessione è Guillermo Calderón nel suo testo Neva. Strana coincidenza davvero che questa rassegna latinomericana si apra con due spettacoli accomunati dal nome di Anton Cechov. Lo scrittore russo che considerava limonata la propria opera a confronto dell’alcol della generazione che l’aveva preceduto, si sarebbe stupito, anzi probabilmente contrariato, che quei suoi personaggi che lui avrebbe voluti spazzati via dalla Storia, o meglio da una Storia migliore, avrebbero invece continuato a intercettare i malesseri del ventunesimo secolo. Nello spettacolo del gruppo Teatro en el Blanco che con questa messinscena – da Milano apre la sua tournée italiana – ha riscosso ampi riconoscimenti, inaugurando felicemente la sua fondazione, lo scrittore medico è indirettamente protagonista. Scomparso da soli sei mesi, è il rappresentante di un mondo poetico e di un teatro che, nel drammatico giorno della pacifica dimostrazione di operai finita con una strage, la celebre Domenica di sangue del 9 gennaio 1905, la moglie Olga Knipper, attrice del Teatro d’Arte di Stanislavskij, tenta di tenere in vita durante una prova in teatro del Giardino.
Attinge, invece, a piene mani a Zio Vanja, Daniel Veronese nel suo asciutto, intenso e disperante Espía una mujer que se mata, riscrittura scenica del capolavoro cechoviano con inserti del drammaturgo russo ottocentesco Ostrovskij e delle Serve di Genet. Piccole ma decisive le variazioni del testo originale e accompagnati da un Serebrjakov, che, anziché professore di letteratura, è un teorico del teatro (che di teatro, naturalmente, non capisce nulla), la riflessione sull’arte della scena da politica si fa esistenziale e la ricerca di verità dell’attore assume un valore che riguarda strettamente anche noi spettatori.

La vita fa crack - Sia Edgar Chias che Legom sono due autori di punta della nuova drammaturgia messicana, entrambi molto rappresentati (e pubblicati), attivi in campo teatrale anche in altri ruoli (insegnanti, critici, direttori di rassegne) e la loro poetica non si esaurisce certo nei due testi che si è scelto di tradurre. Crack o de las cosas sin nombre (Crack o delle cose senza nome), è senz’altro l’opera più dichiaratamente e apertamente politica di Chias (per questa ragione osteggiata in patria per via della sua visione poco edificante della vita di certa classe media messicana), il quale ha al suo attivo anche opere dai temi sociali più nascosti e dalla forte sperimentazione linguistica come il recente El ciel en la piel (Il cielo nella pelle). Il tema della droga, problema sociale gravissimo con radici economiche estremamente capillari, è stato affrontato anche da Legom nel suo testo più tradotto Las Chicas del 3.5” floppies, per questo si è deciso di presentare un testo del tutto diverso, il suo deliziosamente almodovoriano Sensacional de maricones (Il Corrierino delle checche), dalla singolare struttura drammaturgia che al dialogo mischia la narrazione, storiella d’amore omosessuale dove dietro ai cliché da fotonovela emergono vite fondate su benesseri e morali d’accatto.

Le due uruguayane, Estela Golovchenko e Raquel Diana, sono invece autrici strettamente legate alla pratica del teatro, entrambe anche attrici e registe, lavorano da sempre con compagnie indipendenti, in cui si sono formate e hanno portato in scena le loro prime creazioni. Sia l’una che l’altra per descrivere le miserie sociali e culturali del proprio paese si rivolgono allo sguardo innocente, fantasioso e arguto dell’infanzia. Vacas Gordas (Vacche grasse) della Golovchenko, che si svolge per l’appunto a Fray Bentos, cittadina ai confini dell’Argentina in cui ha sede la sua compagnia Sin Fogón, racconta i sogni di ricchezza di due fratelli abbandonati a se stessi, un ragazzino e un’ adolescente, alle prese con una vacca rubata. Mentre Raquel Diana in Alicia: ¿quién lo soñó? (Alice: chi l’ha sognato?) attraverso gli occhi di un’Alice dei nostri giorni che si ritrova a viaggiare in un mondo delle meraviglie stranamente somigliante all’universo televisivo, ci mostra come anche la parte più intima e rivelatrice di noi stessi, i nostri sogni, peschino le loro immagini, i loro simboli dal gran baraccone mediatico che ci circonda.
Infine Manuela Infante, giovanissima autrice cilena, che con l’opera prima Prat incentrata sulla figura di un eroe nazionale ottocentesco, sollevò grande scandalo sulla stampa conservatrice, e della quale a Santiago abbiamo visto Cristo (poi ospitato al Festival di Spoleto). Anche Rey Planta (Re Pianta) è un’opera provocatoria, che attraverso i pensieri che nel corso di una giornata affollano la mente di un re ridotto a vegetale, che non può muoversi né parlare, ci mostra i meccanismi sottili del potere cui tutti siamo sottomessi.

Week-end italiano – Sabato e domenica tre opere di autori italiani si avvicenderanno sul palcoscenio dell’Out Off. Il 13 settembre, il monologo Doll is mine di Katia Ippaso, diario che rivela i sentimenti più segreti di una giovane dormiente, precederà lo studio Manifesto per l’eliminazione del maschio - vademecum allegro ma non troppo per il nuovo mondo, a cura di Carla Chiarelli, miscellanea di scritture femminili di diversissima natura, che a partire dal libro della femminista radicale americana Valerie Solanas riformula con ironica provocazione un attacco al maschilismo del nostro tempo. Il 14 settembre, a chiusura del Festival, l’anteprima nazionale dello spettacolo Un mondo perfetto di Sergio Pierattini (anche regista e attore insieme a Milvia Marigliano e Davide Lorino), testo vincitore del Premio Riccione 2007, storia crudele di un’adozione che, invece di portare la sperata felicità familiare, conduce a una disperante sconfitta, alla tragica coscienza dell’impossibilità di amare il figlio tanto desiderato.

Non mancheranno, nel corso delle giornate del festival, occasioni di approfondimento, incontro, aperitivo. Giovedì 11 settembre, presso il Piccolo Teatro Studio, Raúl Crisafio – docente di letteratura ispano-americana all’Università IULM di Milano e direttore del Centro Studi interculturali Ariel - guiderà una Conversazione, aperta al pubblico, con gli autori Edgar Chías, Raquel Diana, Estela Golovchenko, Manuela Infante Güell, Luis Enrique Gutiérrez Ortiz Monasterio, Daniel Veronese. Sabato 13, al Teatro Out Off, invece, è la volta di AperRosa, aperitivo che apre la giornata dedicata al teatro femminile e aperto a tutti gli uomini di buona volontà.

Inaugurazione domenica 7 settembre 2008
Fonderia Napoleonica Eugenia
Dalle ore 17 con musiche dal vivo latinoamericane
I musicisti, professionisti e non, sono invitati a partecipare ad una jam sassion latinoamericana.

Info e prenotazioni: Outis - Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea
via U. Ollearo 5, 20155 Milano
tel. 02.39257055 - 328.7611038
fax. 02. 39200578
Programma completo sul sito http://www.outis.it

Piccolo Teatro, Teatro Studio, via Rivoli 6
Teatro Out Off, via Mac Mahon 16
Fonderia Napoleonica Eugenia, via Thaon di Revel 21
Biglietti: intero 7 euro, attori, registi, operatori e allievi scuole di teatro 3 euro

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