Fondazione Prada
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Marc Quinn
dal 4/5/2000 al 10/6/2000
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Marc Quinn



 
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4/5/2000

Marc Quinn

Fondazione Prada, Milano

La Fondazione Prada presenta a Milano la mostra dedicata all'artista inglese Marc Quinn (Londra, 1964), uno degli esponenti più interessanti della "Young British Art", situazione di grande vitalità e risonanza dell'arte contemporanea nell'ultimo decennio, che ha imposto la giovane arte inglese sulla scena internazionale.


comunicato stampa

La Fondazione Prada presenta a Milano da maggio a giugno 2000 la mostra dedicata all'artista inglese Marc Quinn (Londra, 1964), uno degli esponenti più interessanti della "Young British Art", situazione di grande vitalità e risonanza dell'arte contemporanea nell'ultimo decennio, che ha imposto la giovane arte inglese sulla scena internazionale. La "YBA" - definitivamente consacrata dal grande richiamo della mostra "Sensation" presentata nel 1997 presso la Royal Academy of Arts a Londra e nel 1999 presso il Brooklyn Museum of Art a New York - comprende una quarantina di autori inglesi, tra i quali Marc Quinn, accomunati da spirito radicale e trasgressivo.
Il progetto espositivo, ideato da Marc Quinn per questa prima personale italiana negli spazi della Fondazione Prada, presenta tre opere nuove dedicate alla ricerca di un'arte che travalichi i limiti del corpo e della natura, quali sono definite dalla nostra conoscenza del bello e del tempo.

Dopo essersi diplomato in storia e storia dell'arte presso la Cambridge University, inizia nel 1984 la sua produzione scultorea a Londra, dove vive e lavora. Poco prima degli anni novanta realizza una serie di busti in pasta di pane, che cuoce e poi fonde in bronzo per creare dei ritratti di personaggi storici, come Marie Antoinette e Louis XVI, e letterari, come il Dr Pangloss del "Candide" di Voltaire. Nel 1991 presenta presso una galleria londinese la scultura che lo ha reso internazionalmente noto: Self, una meditazione sulla mortalità ispirata ad un calco del volto di William Blake, realizzata con nove pinte del sangue dell'artista (equivalenti a circa 5 litri) estratte nel corso di cinque mesi. Il sangue, versato in un modello in silicone della testa di Quinn, viene congelato e collocato in un cubo di perspex trasparente collegato ad una unità refrigerante per mantenere lo stato solido dei fluidi che compongono l'opera e rallentare l'inevitabile corrosione del tempo causata dalla deperibilità del materiale organico.
Nel 1995 presenta alla Tate Gallery di Londra il gruppo scultoreo Emotional Detox: The Seven Deadly Sins, costituito da sette torsi modellati da corpo, testa e mani dell'artista, realizzati in piombo e cera. Il titolo dell'opera, che ha carattere auto biografico, fa riferimento alla disintossicazione del corpo dalle sostanze impure e alla purificazione dell'anima attraverso il superamento delle pulsioni negative.
Nel 1998 inizia a realizzare figure umane in ghiaccio collocate dentro contenitori refrigerati di acciaio inossidabile e vetro, come Love is all around you (1999), raffigurante una coppia che si bacia. La scultura è destinata a dissolversi con un lento processo di evaporazione in modo che le particelle aeree siano respirate da chiunque si trovi nei pressi dell'opera. Nello stesso anno inizia a sperimentare l'immersione di fiori freschi nel silicone contenuto all'interno di teche trasparenti collegate ad unità refrigeranti ad una temperatura di circa -20°. Con questa tecnica realizza fiori congelati in pieno rigoglio (splendore, appena sbocciati), che appaiono freschi per sempre, sospesi tra crescita (sono recisi) e fase terminale (non appassiscono).

Quinn ha esposto le sue opere in Inghilterra, Europa e Stati Uniti. Ha partecipato nel 1992 alla Sidney Biennial e a Londra nel 1997 a "Sensation" presso la Royal Academy of Arts. Sue mostre personali si tengono a partire dal 1988 a Londra e qui ancora nel 1991; nel 1990 a Parigi e a Washington, nel 1993 ad Atene, nel 1994 ad Amsterdam, nel 1995 presso la Tate Gallery a Londra, nel 1998 a New York e presso la South London Gallery, nel 1999 presso il Kunstverein Hannover.

La ricerca è focalizzata sui confini visivi e temporali della materia vivente, umana e naturale, che possono allargarsi a comprendere dimensioni di esistenza e di immaginazione diverse e impensate. In questo senso la scoperta di una condizione atemporale della natura - i fiori che non appassiscono mai di Eternal Spring (1998) - può accompagnarsi ad una definizione concreta e durevole dell'interno dei corpi umani - la serie dei calchi positivo/negativo del nudo dell'artista di No Visible Means of Escape (1996-97) -. Entrambi possono stabilire un ponte invisibile tra immagine esterna e linfe interne, quali sangue e liquidi, che una volta congelati o fermati nel tempo creano una natura e un corpo che ci erano invisibili nella loro bellezza assoluta.
"Mi occupo - dice Quinn - dei misteri fondamentali dell'esistenza, dell'enigma della nascita e della morte, che riguardano tutti in maniera diretta e poiché non ci sono risposte, le domande devono sempre tornare su questo tema".*
Nella visione dell'artista gli esseri viventi sono una fonte di materia destinata a trasformarsi in un altro elemento fertile, capace di riconvertirsi in una qualsiasi immagine limite, come i corpi mirabili di Peter Hull (1999) e Jamie Gillespie (1999) raffigurati secondo il "medium" della scultura classica. Nelle sue sculture le materie, dal ghiaccio al pane, dal sangue alle feci, dal piombo al silicone, dalla cera al marmo, sono varianti che tendono ad evidenziare l'aperto confine tra esistenza e morte, tra vita reale e apparente, tra dimensione temporale e eternità. "Non sono interessato tanto alla sostanza in quanto tale - afferma l'artista - ma al modo in cui una sostanza corporea si trasforma in qualcosa di spirituale. Sono affascinato dai limiti delle cose (…) e sono interessato al modo in cui una sostanza può trascendere sé stessa e trasformarsi in un corpo vivente".*

In occasione della mostra la Fondazione Prada pubblica un libro progettato da Marc Quinn in relazione alle opere esposte, che contiene un saggio e una intervista di Germano Celant con l'artista, testi di Simon Schama e di Darian Leader, biografia e bibliografia, nonché un ampio apparato iconografico.

* Dalla conversazione di Karlheinz Lüdeking con l'artista, "Kunstforum International", Bonn 1999.


coordinate della mostra
Sede:
Fondazione Prada
Indirizzo:
Via Spartaco 8, Milano
Orario:
tutti i giorni ore 10-19; lunedì chiuso
Ingresso:
libero
Pubblicazione:
Fondazione Prada
Informazioni:
Fondazione Prada-tel 02 546 70 202, fax 02 546 70 258
Ufficio stampa: Fondazione Prada-Alessandra Santerini
tel 02 546 70 515, fax 02 546 70 258

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