Circolo Culturale Bertolt Brecht/Spazio 4
Milano
via Giovanola, 19/c
02 6425119 FAX 02 6425119
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Marco Milia
dal 14/12/2008 al 13/1/2009
chiuso venerdi, sabato e domenica

Segnalato da

Lorenzo Argentino




 
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14/12/2008

Marco Milia

Circolo Culturale Bertolt Brecht/Spazio 4, Milano

L'ultraterrena sospensione. "Il ritmo - lucidamente catturato dall'artista - dello scorrere del tempo e' impresso nello spazio da linee pure, definitive, nella loro ultraterrena sospensione."


comunicato stampa

A cura di Lorenzo Argentino e Vera Carminati

Indagine su un artista al di sopra di ogni sospetto

La cultura della città contemporanea si fonda sulla dialettica tra luoghi e non luoghi. Spazi di aggregazione che devono accogliere le diversità, ma rinunciano a integrarle e le accostano in passaggi netti, in cui centro e periferia senza soluzione di continuità migrano fino alla radura di ciò che sta fuori dal cerchio protetto (e maledetto) della vis edificatoria. L’orizzonte si sdoppia e le prospettive si moltiplicano, plurali e multiformi. La dialettica inevasa e la sfida della nuova architettura è il contrasto fruttuoso tra desiderio e condizione reale (magari degradata) della città così com’è. Forse la soluzione è spostare per un momento l’attenzione dalla terra al cielo e osservare, come da un ponte, l’assenza. La distanza diventa così motore per progettare nuovi luoghi. Milia ci conduce a Bauci per far sentire l’urgenza di un ritorno, di una discesa più consapevole. La sua scrittura è rigorosa, solo l’essenziale è ritenuto nella geometria dei neri, della luce – aria – e dell’ombra – costruzione, materia. Oppure nero è il vuoto dell’immaginazione, il magma della creazione, il punto a capo della rivoluzione. Lo stacco è occasione per accogliere, nuovamente, l’utopia come forza trasformativa.

L’arte corre veloce là a indicare un punto: l’ideale regolativo di una nuova architettura. Sospendere il costruito – ciò che per antonomasia affonda le radici nella terra – determina inevitabilmente una differenza nella percezione degli spazi e dei luoghi: ne sono un esempio le città sospese di Maymont o le architetture eteree di Murcutt. Nello slancio contro la gravità della Città dorsale lo spazio si incurva a seguire l’intenzione di ritagliare un luogo per vivere. Assoluta e perfetta è la sua inclinazione, eppure si avverte un continuo mutamento, lo sviluppo di una forma palpitante. Fantastica, onirica, ma così concreta da condividere le stesse fibre dell’umano, le stesse leggi del cuore, che conosce, e della mente, che pulsa di acuti slanci e articolazioni sottili. Quadrato, curvo, retto. Nulla di più. Pesi e forze. Oltrepassamenti e passaggi. Inquietudine e riposo. Il ritmo – lucidamente catturato da Milia – dello scorrere del tempo è impresso nello spazio da linee pure, definitive, nella loro ultraterrena sospensione. E la città diventa così una concezione dell’uomo – dell’universo – che lo supera e lo invera. Il tutto che parla con le sue parole: quadrato, curvo, retto, pesante, leggero. Il microcosmo e il macrocosmo scandiscono le stesse lettere, la natura e l’artificio scambiano i loro ruoli.

L’aspirazione all’abbandono della quotidianità eterogenea della città in cui ci troviamo vola dritta alla potenza cristallina e abissale dell’utopia. Una rigorosa scrittura che sottende la sotterranea indeterminatezza del desiderio. Pieno e vuoto, perno e caduta libera. Arte e cambiamento. La bellezza salva e condanna a sentire l’umano fino in fondo, la sua aspirazione, la sua insoddisfazione, la sua ricerca, la sua freddezza, il brulicare straripante delle idee, il suo tendere non circoscritto. E l’oro della campagna inondata dal sole estivo spalma forme di luce all’orizzonte – piane, basse, chiuse – contro la verticalità specchiante della città contemporanea, la sua rinuncia alla quiete, il suo pugno – forte – scagliato verso il cielo. Sfida al divino, che, inatteso, si raccoglie nello stupore concavo di una piega, di una melodia e – geroglifico della possibilità insoluta – nell’arcuata voluta dello sguardo, su fino a Bauci, a percorrere la schiena della città dorsale, a cercare orizzonti mai definitivi. Ma l’uomo non è solo Arcadia.

Inaugurazione ore 19

Circolo Culturale Bertolt Brecht/Spazio 4
via Giovanola, 19/c - Milano
Orario: da lunedì a giovedì in orario da definire
Ingresso libero

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