Galleria Zamenhof
Milano
via Zamenhof, 11
02 83660823 FAX
WEB
Tre mostre
dal 13/1/2009 al 31/1/2009
merc-dom dalle ore 15 alle 19

Segnalato da

Davide Corsetti




 
calendario eventi  :: 




13/1/2009

Tre mostre

Galleria Zamenhof, Milano

Francesco Palmisano sfonda lo spazio percettivo dell'opera creando illusori strappi di pittura. Nei lavori astratti presentati in "I Still Never Found", Edoardo Stramacchia cannibalizza pagine di fumetti in modo suggestivo. L'antologia di Giovanni Grassi si snoda invece tra opere astratte pittorico-scultoree su formato quadrato.


comunicato stampa

Francesco Palmisano - Mondi Paralleli
a cura di Virgilio Patarini

Mercoledì 14 gennaio alle ore 18:30 inaugurazione della mostra personale di Francesco Palmisano ''Mondi Paralleli'' alla Galleria Zamenhof, in via Zamenhof 11, di Milano (sala “Emilio Vedova”) a cura di Virgilio Patarini.
L'esposizione durerà dal 14 gennaio al 1 febbraio 2009 e sarà visitabile, negli orari di apertura della galleria: dal mercoledì alla domenica, dalle ore 15 alle 19. Ingresso libero.

- Mondi Paralleli
Francesco Palmisano sfonda lo spazio percettivo dell’opera creando illusori “strappi” di pittura, aprendo finestre di campiture negative sul tessuto positivo di un dripping espressivo ed equilibrato. Due mondi paralleli e distinti quindi, entro i quali l’uno si affaccia all’altro contaminandolo. Pittura gestuale, astratta, e come ogni buona espressione astratta, fortemente introspettiva, meravigliata, per parte, di ritrovarsi, di mettersi in discussione.

Matrioske di mondi sovrapposti che si rincorrono parlando di sé, mescolandosi, disturbandosi, dibattendosi, litigandosi lo spazio dell’opera. Razionale e irrazionale. Luoghi dell’anima e della psiche. “Mondi Paralleli” che si affacciano l’uno all’altro in una sorta di balletto, di gioco delle parti, di divertita e drammatica danza dell’io.

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Edoardo Stramacchia - I still never found
a cura di Valentina Carrera

Mercoledì 14 gennaio alle ore 18:30 inaugurazione della mostra personale di Edoardo Stramacchia ''I Still Never Found'' alla Galleria Zamenhof, in via Zamenhof 11, di Milano (sala 'Lucio Fontana') a cura di Valentina Carrera.

I still never found
Nelle opere presentate in I Still Never Found, Stramacchia compie una suggestiva, elegante e sofisticata trasmutazione del linguaggio. Ci si trova di fronte ad opere astratte, composte cannibalizzando pagine di fumetti cancellate, tagliate, frammentate, decontestualizzate che trasmutando in colorati tasselli, tracciano i percorsi e le forme delle opere. Frammenti di cultura popolare, quotidiana, che diventano altro da sé, poiché il loro riferimento al primigenio mondo della comunicazione fumettistica - vibrando il suo “esistere” nella trama dell’opera - rimane sotterraneo e percepibile solamente da chi s’avvicina abbastanza da riconoscerlo.
Un mondo familiare reso estraneo, in quanto trasformato e dedicato all’espressione astratta, e pur tuttavia intuito ed assaporato, in quanto “materia in sé”.

Operazione pop quindi, che non si ferma all’effetto “conclamato”, ma che va oltre, che sfrutta il metalinguaggio, la variazione dell’ottica di ciò che è stato inteso come linguaggio in un senso e che viene trasformato in mezzo espressivo in senso opposto. Un crocevia, un chiasma tra idea e rappresentazione, in cui il concetto, sedotto dalla suggestione, ci apre sentieri di nuovi significati.

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Giovanni Grassi - mostra antologica
a cura di Davide Corsetti

La mostra presenta un’antologia del percorso artistico di Giovanni Grassi, che si snoda tra sintesi ed espressione, tra rigore concettuale ed istinto emotivo. Il tutto effettuato in anni di consapevole studio dei grandi maestri e di attenta ricerca di soluzioni personali.
Un inseguimento quindi, un continuo porsi in critica ed in contraddizione. Una continua ricerca di trovare una via tra le vie, un approdo sensibile e consono a sé stessi ed al linguaggio universale, coscienti del fatto che, prima o poi, si dovrà necessariamente levare l’ancora per cercare un approdo nuovo. Osservando la produzione di Grassi infatti, ci troviamo di fronte ad un percorso che si svolge per mezzo di intuizioni e soluzioni formali apparentemente eterogenee ed inconciliabili: opere pittorico-scultoree su formato quadrato che in qualche modo richiamano, per identità e concetto, l’Hard Edge Abstraction; accanto ad esse, le opere sullo “scoglio bretone” il cui contorno, tagliato in positivo e negativo su lastre di metallo, suggerisce speculazioni sulla memoria e la sua mutabilità, indagando sul valore del pieno e del vuoto, di colore e non-colore, di interno ed esterno; ed ancora, il ciclo di opere pittoriche naturalistiche che ripercorrono, studiano, metabolizzano e rielaborano i paesaggi di Gauguin, la pennellata pastosa di Van Gogh, la selvatica sensibilità cromatica dei “fauves”, fino a raggiungere la sintesi in un’interpretazione vicina all’astrattismo cromatico-materico di Chighine; ed infine le ultime campiture, i monocromi che si appoggiano a Rothko per poi allontanarvisi, sino a raggiungere un personale stadio di sintesi espressiva ed emozionale.

Partendo dalle opere di Grassi sui quadrati, nelle quali, oltre al richiamo dello studio di Malevi_ su tale formato, personalmente ravviso una vicinanza intellettuale all’Hard Edge Abstraction americana degli anni ‘60, vicinanza che si estrinseca nell’idea per la quale concetto e tecnica debbano coincidere, in modo che l’opera sia “espressione di sé stessa” nel senso più puro del termine, e che quindi debba essere considerata per il suo valore oggettivo, realizzandosi nel suo stesso “esistere”. Secondo questi rispetti, l’opera vive senza essere limitata allo spazio del quadro poiché ogni suo elemento e l’intera composizione “è” il quadro, e che dunque si debba considerare attraverso l’insieme di tutti gli elementi che la compongono, sia cromatici che materici che volumetrici. Le soluzioni formali di Grassi naturalmente sono diverse dagli artisti Hard Edge, ed includono, nell’aspetto formale, un dialogo tra colore e materiali di recupero, trasformati a loro volta in ideali campiture cromatiche. Questa impostazione dialettica tra oggetto-colore-espressione si può cercare di ritrovare nelle vedute di Grassi, quelle in cui egli volge lo sguardo indietro, ai maestri del colore, da Van Gogh a Gauguin, ai fauves, per giungere, sulle orme di Rothko, al valore assoluto della sintesi cromatica-formale. Se il suo utilizzo delle campiture e del gesto impresso dalle pennellate “pastose” possono ricordare Van Gogh ed il naturalismo astratto di Chighine, le ultime opere monocromatiche possono essere in qualche modo considerate una personale chiave interpretativa, un ponte, tra l’assoluto valore cromatico inteso in senso quasi “ontologico” del colore, e l’espressività soggettiva del gesto che rende la pittura materia autoreferente, espressione di sé stessa, trasformandola in “materia-colore”. Dunque il colore parla di sé attraverso di sé, con il proprio pigmento, con il suo stesso esistere, entro il quale, il gesto, la pennellata, ottenute dall’artista per mezzo del sommovimento dello stesso pigmento monocromo, creano la materia dell’uomo, l’interpretazione, generando il chiaroscuro ideale in questa logica di purezza cromatica, poiché ottenuto, non da artifici pittorici, bensì dall’interazione tra la materia mossa e la radiazione luminosa.

Così Grassi ci presenta lo stadio più avanzato della sua ricerca in questa direzione, in cui sintesi ed istinto espressivo, smettendo di rincorrersi, si raggiungono, mostrandoci in una parola, ciò che secondo Grassi vi è al principio dell’espressione vissuta e rappresentata: il Colore.
Davide Corsetti

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Inaugurazioni Mercoledi' 14 gennaio alle ore 18:30

Galleria Zamenhof
via Zamenhof, 11 - Milano
Orario: dal mercoledì alla domenica, dalle ore 15 alle 19
Ingresso libero

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