Baltic Centre for Contemporary Art
Gateshead
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Antonio Riello
dal 15/1/2009 al 15/2/2009

Segnalato da

Michela Rizzo



 
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15/1/2009

Antonio Riello

Baltic Centre for Contemporary Art, Gateshead

Recentemente presentato per la prima volta alla Kunsthalle di Vienna, Be Square! e' un progetto itinerante dell'artista che prevede la creazione di una serie di Formal Dress destinate agli staff di alcuni significativi Musei d'Arte Contemporanea nel mondo e utilizzate, come elemento distintivo e caratteristico, nei momenti propri della vita del museo come inaugurazioni, conferenze stampa, incontri. Il progetto e' curato da Alessandro Vincentelli.


comunicato stampa

a cura di Alessandro Vincentelli

Recentemente presentato per la prima volta alla KUNSTHALLE WIEN (nel Novembre 2007) “BE SQUARE!” è un progetto itinerante dell’artista italiano Antonio Riello che prevede la creazione di una serie di “Formal Dress” destinate agli staff di alcuni significativi Musei d’Arte Contemporanea nel mondo e utilizzate, come elemento distintivo e caratteristico, nei momenti propri della vita del museo come inaugurazioni, conferenze stampa, incontri.
Si interviene al di là dei soli spazi espositivi del museo investendo anche quei luoghi usualmente ritenuti accessori, come il bookshop, la caffetteria, i parcheggi.

Va detto che comunque per ogni Museo viene di volta in volta creato un nuovo e speciale progetto specifico, che tiene conto delle particolarità geografiche, ambientali e storiche dell’istituzione (lette dal particolarissimo punto di vista di Riello, noto per le sue visioni poco ortodosse, ironiche e talvolta anche al limite del “politically correct”), mostrandone il carattere e l’anima.
Il 16 Gennaio 2009 “BE SQUARE!” sbarca nel Regno Unito al BALTIC di Gateshead/NewCastle, uno dei musei inglesi più importanti del momento. Gli outfit disegnati e prodotti da Antonio Riello saranno impiegati come “divise museali permanenti” per tre mesi, poi saranno indossati in occasione delle inaugurazioni, diventando comunque una acquisizione permanente del BALTIC stesso. Il progetto è curato da Alessandro Vincentelli.

Partendo dal presupposto, fortemente sostenuto dall’artista, che oggi la produzione artistica altro non è che una elaborata forma di “spaccio di identità”. C’è dunque l’idea di occuparsi del lato “invisibile” (ma non per questo meno importante) dei musei ovvero delle persone che vi lavorano realizzando degli outfit appositamente disegnati e realizzati con stoffe e materiali prodotti in modo esclusivo a seconda dei diversi contesti espositivi.

BALTIC è situato, vicino al Millenium Brige, lungo il fiume Tyne a Gateshead/NewCastle, nel NordEst dell’Inghilterra. Inaugurato nel 2002, è lo spazio espositivo più esteso del Regno Unito, dopo la Modern Tate, ed è anche il più “up to date & trendy” per tutto ciò che riguarda le ultime frontiere della creatività giovanile e della Street Culture contemporanea (Writers, Urban Graffiti, WebArt, Cartoons, Videogames, rapporti tra musica leggera e arte contemporanea). Il museo ha visibili sei mostre parallele, in Gennaio ci sarà, tra le altre, una grande retrospettiva di Yoko Ono, che inaugura il 18 Dicembre 2008.

TARTAN “B.SQUARE!”
Elemento fondamentale di tutto il progetto, l’ideazione di un “ Tartan” (il classico pattern scozzese sinonimo di una precisa appartenenza che con la sua elegante squadratura da sempre evoca una certa idea, quasi ipnotica, di “tranquillo benessere domestico”) che però l’artista rielabora a partire da quello realizzato per la Unione Europea nel 1999 (Il Tartan europeo è fatto di quattro colori: il blu della bandiera, il giallo delle stelle rappresentanti gli Stati, il rosso che è il colore del legame e il bianco che è il fondamento della pace, della non belligeranza) introducendo appositamente nella trama una serie piccoli errori diffusi come linee che si congiungono impropriamente, quadri alterati nelle dimensioni, punti che non coincidono, colori invertiti.
In questo modo l’alterazione artistica del tessuto trasforma la percezione abituale del rassicurante sentire collettivo evocato dal Tartan in un imprevisto senso di ambiguo disturbo, simbolo di un’identità collettiva reale ma nel contempo contraddittoria ed incerta, metafora di quella che oggi è in fondo l’identità europea. Tali “errori,” non così ovvii di primo acchito e non facili da indurre artificialmente in un telaio, appariranno visibili solo mano a mano che si osserverà con maggiore attenzione la stoffa. Tale tessuto diviene il “marchio di fabbrica” visivo del progetto stesso.

IL TELAIO CHE SBAGLIA….
Altro concetto artisticamente irresistibile è l’uso di una “macchina che sbaglia”, ovvero un telaio ovviamente fatto per essere sempre assolutamente preciso, paradossalmente indotto però a commettere degli errori. Artisticamente un “elogio dell’imperfezione”, visto come fecondo elemento di sviluppo e cambiamento, stilema della poetica dell’artista.
Ma anche la traduzione contemporanea del tradizionale e affascinante racconto che narra di un Giotto giovanissimo che riesce a realizzare un cerchio perfetto a mano libera (senza l’ausilio del compasso): oggi tale virtuosistica abilità diventa appunto l’abilità di “far sbagliare delle macchine” (nate per essere perfette).
Una sfida non banale raccolta da uno degli sponsor del progetto, BONOTTO TESSUTI, l’azienda veneta leader nel settore, che ha messo a disposizione tutto il suo know how per quanto riguarda la produzione del tessuto stesso.
In tale ambito si è creata una interessante e sorprendente interazione tra artista e azienda “sponsor tecnico”: nuovi punti provenienti di vista hanno, per così dire, “contaminato” l’approccio aziendale. Inattesi rapporti tra creatività artistica e creatività aziendale si stanno sviluppando come effetto collaterale della fase produttiva del progetto.

STILE
Tecniche sartoriali, alta qualità nei materiali “ecologically correct”, ogni capo è realizzato su misura. Elementi essenziali come l’ergonomia e la praticità, in linea con il “Fashion trend”. Outfit ergonomici e tecnici per lavoratori intellettuali, dotate particolari accessori e accorgimenti che servono per facilitare i compiti, pratici ed intellettuali, di chi le indossa.
Per Kunsthalle Wien, l’artista si è ispirato allo stile “British 30thies”. Il mood della campagna inglese a Vienna, sempre nella logica di una identità “controversa e ambigua” quale quella europea.

Al BALTIC invece si gioca sull’elemento street fashion, che ben caratterizza l’anima museo, con pantaloni e gonne in “B.SQUARE!” Tartan abbinati a felpe reversibili in bianco e nero (che riprendono peraltro i colori -B/W- del tartan del Northumbria, l’unica contea Inglese ad avere tradizionalmente un proprio Tartan).
Le “hoodies” (felpe con cappuccio) reversibili bianco/nero sono dotate di apposite tasche e fibbie, disegnate per le attività quotidiane delle attività museali, sviluppando un concetto di “workwear” nuovo pensato per “intellectual workers”. Al loro interno c’è anche una apposita torcia a led integrata che serve per accompagnare i visitatori nelle buie video-room.
La celebrazione artistica dell’ “errore” in questo caso viene ripreso anche dal fatto che per gli outfit maschili un calzino sarà volutamente nero e l’altro bianco.

La divisa crea identità e omologazione. È la manifestazione visibile di questi giochi di ruoli, identità, autorità e adesioni che ci scambiamo ogni giorno e che indossiamo abitualmente. E’ anche lavoro di riflessione sull’appiattimento, che comprende anche l’indagine sulle singole identità, sulle differenze puntuali dello stile della divisa. L’uniforme in un certo senso, democratizza perché crea senso di appartenenza, ma contemporaneamente è quel dispositivo dal quale si possono comprenderei dettagli distintivi dei ruoli, grazie a spallette, medaglie e simboli vari, come accade normalmente fra i ranghi militari.

La moda è il mondo dell’effimero, prende idee dagli artisti, li recluta, prende l’arte e la ri-utilizza. Oggi sempre più artisti si legano alle logiche veloci delle tendenze, quelle intrinseche al prodotto fashion. In qualche maniera, “B.SQUARE!” è nelle logiche della moda, ma la ribalta, perché ne scardina i rituali e i sistemi di obsolescenza programmata dei quali essa stessa è schiava. E’ l’artista a usare i dettami e gli stilemi della moda, legandosi però inevitabilmente ai cicli dell’arte e dell’istituzione votata all’arte per eccellenza, il museo. L’arte rinuncia ad essere corollario del “fashion system” ma lo “usa” per i suoi progetti.
Siamo assolutamente fuori dalla logica della vendita di un manufatto artistico, viene realizzata una produzione limitata esclusivamente realizzata per il personale del museo. Niente edizioni, niente mercificazione, niente “derivati commerciali”.
Inoltre la stessa logica della produzione industriale è volutamente ribaltata dall’artista per “B.SQUARE!”: si produce tutto rigorosamente nel “ricco e costoso” NordEst d’Italia (sono infatti concentrate qui le aziende che si occupano della tessitura dei tessuti e della produzione dei capi) mentre il design è frutto di un lavoro di squadra che coinvolge anche alcuni fashion designers che operano nelle cosiddette aree emergenti (India e Nord Africa).

TEMPORARY CATALOGUE
In attesa di realizzare un libro-catalogo che riunisca le molteplici tappe museali di “B.SQUARE!” in occasione di ogni presentazione l’artista intende creare un oggetto esclusivo direttamente legato al progetto stesso. Una sorta di “pezzetto di mostra” e un vero e proprio “temporary catalogue” destinato al pubblico, celebrando ironicamente il feticismo latente dei visitatori dei musei.
Non tanto una edizione che funziona da memoria della mostra ma un frammento della stessa.
Per Vienna si è trattato di una sciarpa, per il BALTIC è una T-shirt, realizzata stampando in questo caso il Tartan con una tecnica particolare.

SPONSORSHIP
L’intero progetto è frutto di una sponsorizzazione tecnica di una serie di aziende leader italiane nel settore manifatturiero, che tecnicamente e concretamente ne sostengono la fattibilità.
BONOTTO TESSUTI : realizzazione Tartan
DAINESE S.p.A : produzione felpe e T-shirt
PESPOW S.p.A : produzione outfit

In estrema sintesi le parole chiave del progetto “B.SQUARE!” di Antonio Riello al BALTIC sono:

A) Progetto “site specific”
B) Il “fattore umano” del sistema arte contemporanea
C) Installazione in grado di “interagire” in modo variabile con l’ambiente architettonico e con le opere esposte nel museo: “longlasting performance”
D) “Identità e valori condivisi” di un gruppo di persone accomunati da comuni obiettivi
E) Natura del “genius loci” di una istituzione culturale
F) L’“Errore” come elemento positivo e rigenerativo
G) Concetto di “workwear” per operatori culturali/museali

Baltic Centre for Contemporary Art
Gateshead Quays South Shore Road - Gateshead

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Fiona Tan
dal 9/7/2015 al 31/10/2015

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