La Permanente
Milano
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Funi e Borra: due maestri del 900 italiano
dal 26/1/2009 al 27/2/2009
martedi' - venerdi' 10-13 e 14,30-18,30, sabato e domenica 10-18,30, lunedi' chiuso

Segnalato da

Ufficio stampa Museo della Permanente




 
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26/1/2009

Funi e Borra: due maestri del 900 italiano

La Permanente, Milano

La mostra "Achille Funi (1890-1972) Mitologie del quotidiano" raccoglie 60 opere, tra cui alcuni cartoni preparatori per gli affreschi e un nutrito corpo di prove inedite recuperate attraverso l'attivita' di archiviazione; a cura di Nicoletta Colombo. L'antologica "Pompeo Borra (1898-1973) Un realismo magico", a cura di Elena Pontiggia, raccoglie tutti i suoi principali lavori: dipinti e inchiostri tra cui numerosi inediti.


comunicato stampa

Achille Funi (1890-1972)
Mitologie del quotidiano
27 gennaio al 22 febbraio 2009

Si inaugura il 27 gennaio 2009 alla Società di Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano una importante retrospettiva di Achille Funi (1890-1972), curata da Nicoletta Colombo, responsabile dell’Archivio Funi.

L’esposizione, che chiuderà il 22 febbraio, raccoglie sessanta opere, tra cui un ristretto gruppo di cartoni preparatori per gli affreschi. Tra gli aspetti più ragguardevoli della mostra, si cita la presenza di un nutrito corpo di prove inedite e di ritrovamenti interessanti, recuperati attraverso l’attività di archiviazione, proposti ora dopo decenni di assenza dai circuiti espositivi.
Dalle prime singolari opere futuriste, che si inquadrano in una formula dissidente dal Futurismo marinettiano e che annoverano, tra gli altri inediti, un eccezionale Ritmi cromatici (1914), si passa agli studi eseguiti in epoca bellica, come Trincea a Caposile 1917, di proprietà del Civico Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco di Milano e Ritratto di Bucci volontario 1915. Sono rappresentativi del clima di Ritorno all’ordine alcuni dipinti mai esposti, eseguiti nel 1920 a Rovenna, sopra a Como, durante un periodo di ricerca condotto insieme ad Arturo Martini; tra di essi, Ragazza dormente 1920, raccolta VAF Stiftung – MART di Rovereto, e, avanzando verso l’epoca matura del “Novecento”, si pone in risalto un pregevole ritrovamento del 1922, Testa femminile, celebrato dalla critica all’epoca dell’esecuzione e da allora andato disperso.
Testimonianze storiche di tono elevato, come La Terra 1921, Il fanciullo con le mele 1921, Una persona e due età 1924, accompagnano temi di paesaggio e natura morta, che testimoniano il debito verso Derain e Cézanne, il recupero di un controllato pittoricismo avvenuto nei secondi anni Venti, il contemporaneo omaggio alla pittura pompeiana, evidente in Donna con i pesci 1930 (Collezione VAF Stiftung, MART di Rovereto) ed infine una lettura più sciolta del ritratto, come si delinea nel Ritratto femminile (Leonor Fini) di proprietà del Museo Revoltella, Galleria d’Arte Moderna di Trieste.

La presenza di dipinti mai esibiti in precedenti rassegne dedicate a Funi, concerne anche lavori degli anni Quaranta. La mostra è completata da sei grandi cartoni preparatori per gli affreschi; tra di essi, due imponenti realizzazioni mai esposte precedentemente e relative ad altrettanti, impegnativi cicli murali, quelli per il Palazzo della Consulta di Ferrara e per la Chiesa di San Francesco a Tripoli.

Il catalogo (edizioni Giorgio Mondadori), presenta un saggio che delinea nel dettaglio i vari aspetti della poetica dell’artista, schede, una accurata biografia aggiornata, apparati espositivi e bibliografici vasti e completi, curati da Nicoletta Colombo.

Nota biografica
Virgilio Socrate Achille Funi nasce a Ferrara nel 1890 e vi frequenta la Scuola d’Arte Dosso Dossi; nel 1906 si trasferisce a Milano e si iscrive all’Accademia di Brera. Nel 1914 fa parte di Nuove Tendenze, declinazione moderata e dissidente del Futurismo. Si arruola come interventista all’inizio del conflitto mondiale. Nell’immediato dopoguerra partecipa al clima del Ritorno all’ordine e firma nel ’20 il manifesto Contro tutti i ritorni in pittura. Nello stesso anno soggiorna con Arturo Martini a Rovenna, nel comasco, dove attua una ricerca che aprirà lo stile alla personale declinazione del “Realismo magico” (1920-1923/24) e ad altri esiti ricostruttivi della forma. Nel ’23 è con Sironi tra i sette fondatori del “Novecento” milanese, che dal ’24 diventa Novecento Italiano. Nel ’25 entra nel comitato direttivo del movimento e partecipa alle mostre rappresentative del “Novecento” in Italia e all’estero. Nel ’30 inizia ad eseguire grandi affreschi per la IV Triennale di Monza. Diviene con Sironi il maggiore rappresentante del muralismo italiano e sottoscrive nel 1933 il Manifesto della Pittura Murale. Partecipa alla Mostra della Rivoluzione Fascista a Roma del ’32 e alla V Triennale di Milano nel ’33; affresca la sala dell’Arengo al Palazzo Comunale di Ferrara (1934-1937/38), la Chiesa di San Francesco a Tripoli (1936-39), il Palazzo di Giustizia di Milano, l’Università di Padova, il Tempio di Cristo Re a Roma, la cupola a mosaico della Sala “Funi” presso la Cariplo di via Verdi a Milano (ora Intesa San Paolo) ed altri, numerosi spazi pubblici ed istituzionali.
Nel ’45 è titolare della cattedra di pittura a Brera e assume la direzione dell’Accademia Carrara di Bergamo. Nel ’57 è nominato direttore dell’ Accademia di Brera, continuando a realizzare affreschi fino alla metà degli anni Sessanta. Muore ad Appiano Gentile (Como) nel 1972. Nel 1973 il Comune di Milano gli tributa un significativo omaggio, consistente in una grandiosa retrospettiva nelle sale della Permanente di Milano.

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Pompeo Borra (1898-1973)
Un realismo magico
27 gennaio al 28 febbraio 2009

Si inaugura il 27 gennaio 2009 a alla Società di Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano la mostra POMPEO BORRA (1898-1973), a cura di Elena Pontiggia. Si tratta della maggior mostra pubblica dedicata da Milano a Borra, protagonista del Novecento Italiano, e si vale anche delle ricerche svolte per il catalogo generale dell’artista, la cui pubblicazione è prevista nel 2009.
L’antologica comprende oltre sessanta opere e raccoglie tutti i principali capolavori di Borra, tra cui numerosi inediti.
Il percorso espositivo inizia appunto con un inedito, l’Autoritratto del 1924, al quale si accosta il Ritratto di Borra di Marino Marini, eseguito in occasione della Quadriennale di Roma del 1935. Seguono una serie di suggestivi inchiostri, in cui si avverte il clima della Belle Epoque, realizzati alla metà degli anni dieci.

La mostra documenta poi la stagione del primo dopoguerra: dall’iniziale primitivismo, con immagini di fresca immediatezza (Crocevia alla piazza del paese, 1919), ad un periodo vicino alla metafisica e a “Valori Plastici” (Natura morta, 1920, inedito), fino alle opere degli anni venti, quando l’artista aderisce al Novecento Italiano e guarda al Picasso neoclassico (Le amiche, esposto alla Biennale di Venezia del 1924; La figlia del pescatore, 1924). E’ di questo periodo anche Le sorelle, prestato dalle Civiche Raccolte d’Arte di Milano e mai più esposto dopo il 1927.
Queste ultime opere, in particolare, piacquero a Franz Roh, il famoso teorico del realismo magico e della Nuova Oggettività tedesca, che invitò Borra alla prestigiosa mostra di arte italiana al Kunstverein di Lipsia del 1928.
Negli anni Trenta l’artista dipinge i suoi lavori più caratteristici: donne statuarie, trasognate, immobili sullo sfondo di una spiaggia di ascendenza dechirichiana. Tra queste è presente il grande Riposo (1933), vincitore nel 1934 del premio Principe Umberto, allora uno dei più importanti riconoscimenti nazionali. Sempre di questi anni sono una serie di intensi paesaggi (Dolomiti, 1934-1936).

Nella seconda metà degli anni Trenta l’artista si avvicina alla Galleria del Milione e si reca spesso a Parigi, dove diventa amico di Léonce Rosenberg, direttore de “L’Effort Moderne”, la galleria di Picasso e Braque negli anni del Ritorno all’Ordine. Sono di questo periodo una serie di prove astratte, di cui sono esposte in mostra le più significative.

L’antologica si conclude con i paesaggi e le composizioni di figura degli anni quaranta - cinquanta, immersi in un’atmosfera di assorta sospensione metafisica, ispirati ai ritmi di Piero della Francesca.

Accompagna la mostra, che rimarrà aperta fino al 28 febbraio 2009, un catalogo (Giorgio Mondadori), con un ampio saggio di Elena Pontiggia, un’analitica ricostruzione della biografia dell’artista e vasti apparati critici.

Nota biografica
Pompeo Borra nasce a Milano nel 1898. Il padre Cesare, erede della “Ditta L. Mendozza” allora famosa (aveva realizzato la doratura della Madonnina del Duomo), lo lascia orfano a nove anni. Il ragazzo, dopo i primi studi tecnici, si iscrive all’Accademia di Brera. Dopo la guerra, per cui parte volontario nel 1916, rientra a Milano e apre uno studio in via Annunciata, in riva al Naviglio, dove rimarrà fino al 1938. Negli anni venti aderisce al Novecento Italiano, divenendo l’esponente più importante della seconda generazione del gruppo.
Nel decennio successivo si avvicina alla Galleria del Milione e attraversa anche una stagione astratta. Nel dopoguerra, in cui fra l’altro partecipa all’Art Club, si dedica anche all’insegnamento come docente di pittura all’Accademia di Brera, di cui dal 1970 al 1972 diventa direttore. L’artista muore a Milano nel 1973.


Immagine: Achille Funi, La sorella Margherita con brocca, 1920

Inaugurazione martedì 27 gennaio ore 18,30

Museo della Permanente
via Turati, 34 Milano
Orario: da martedì a venerdì 10-13/14,30-18,30; sabato e domenica 10-18,30; lunedì chiuso

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