Marco Scotini
Marco Baravalle
Giacomo Bazzani
Andris Brinkmanis
Francesca Boenzi
Giovanni De Dona'
Eva Fabbris
Ilaria Gianni
GRID
Irene Grillo
Inti Guerrero
Matteo Lucchetti
Sonia May
Manuela Moscoso
Domenico Quaranta
Caterina Riva
Societe' Realiste
Marko Stamenkovic
Stefano Taccone
Elvira Vannini
Pieternel Vermoortel
Curatorship, Institutions and Power. Due giorni di incontri e dibattito che coinvolgono giovani curatori internazionali e italiani. Si riflettera' prima di tutto sulla prossima Biennale di Venezia. Le manifestazioni internazionali su larga scala e quelle cosiddette periferiche o 'postcoloniali' proliferano in modo esponenziale in tutto il mondo. Oggi molte di queste manifestazioni sono diventate dei dispositivi spettacolari assoggettati all'industria culturale e alla valorizzazione capitalistica della produzione artistica.
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due giorni di incontri e dibattito con una scena emergente di curatori
internazionali 7 e 8 Aprile 2009
NABA - Nuova Accademia di Belle Arti di Milano
Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali
Il forum Everybody talks about the weather. We don't, promosso da NABA - Nuova
Accademia di Belle Arti di Milano – è un progetto di Marco Scotini – coordinato da
Andris Brinkmanis, Matteo Lucchetti ed Elvira Vannini - che si svilupperà in due giorni di
incontri, lectures e discussioni, con il coinvolgimento di giovani curatori italiani e
internazionali. Il progetto nasce all'interno del Biennio Specialistico in Arti Visive e
Studi Curatoriali, ma si apre al pubblico richiamando anche spazi culturali esterni
all'Accademia con la volontà di attivare un dibattito, un confronto, in Italia e all'estero,
sulle problematiche espositive. Il progetto muove dalla collaborazione con Scuole
curatoriali europee che si fanno partner di NABA nella realizzazione di questo progetto.
Con la partecipazione di:
Marco Baravalle, Giacomo Bazzani, Andris Brinkmanis, Francesca Boenzi, Giovanni De
Donà, Eva Fabbris, Ilaria Gianni, GRID, Inti Guerrero, Matteo Lucchetti, Sonia May, Domenico Quaranta, Angela Serino, Societè Realiste, Andrea Roca,
Marko Stamenkovic, Stefano Taccone, Elvira Vannini, Pieternel Vermoortel.
Progetto Everybody talks about the weather. We don’t
a cura di Marco Scotini
con Andris Brinkmanis, Matteo Lucchetti, Elvira Vannini
Network partner Undo.net
Con la partnership di Center for Art and Media (ZKM) Karlsruhe / Postgraduate Program in
Curating MAS (ZhdK) Zurich / Research Fellow in Curating at Birmingham City University.
Il concept
Il 7 e l'8 Aprile 2009 si svolgerà, presso la sede NABA di Milano, un convegno dedicato al
rapporto tra produzione culturale e Istituzione – in prospettiva della prossima Biennale di
Venezia – con la risposta di una scena 'emergente' di giovani curatori, che all'interno del
format si alterneranno per aprire uno spazio di discussione, a partire della propria
posizione curatoriale, su alcuni luoghi chiave della contraddizione culturale all'interno
delle dinamiche postfordiste.
Lo sviluppo di piattaforme tematiche, l'invenzione di mostre/dispositivi, lo stato della
produzione dei saperi e delle soggettività, nelle pratiche artistiche attuali, saranno al
centro del dibattito al fine di definire modalità di intervento e di azione culturale
comune. Ogni panellist sarà invitato a presentare una ricerca secondo la propria
esperienza e specificità disciplinare, attivando un dibattito pubblico in cui discutere le
posizioni emerse e i diversi approcci alla curatela proposti, in un confronto di posizioni
sulle prospettive globali dell’arte contemporanea oggi.
I punti di partenza del forum saranno selezionati in base ad un lavoro di monitoraggio
delle posizioni curatoriali referenziali per questa platea emergente. Nei mesi precedenti
alla piattaforma di discussione saranno infatti interpellati, attraverso domande
specifiche, personalità affermate del panorama internazionale e riconosciute come
portavoce di una curatela politicamente e socialmente impegnata.
Il contesto
Everybody talks about the weather. We don't, rifletterà prima di tutto sulla prossima
Biennale di Venezia affidata alla direzione artistica di Daniel Birnbaum. Le manifestazioni
internazionali su larga scala e le Biennali cosiddette periferiche o 'postcoloniali'
proliferano, in modo esponenziale, in tutto il mondo. Si succedono a cadenza regolare e
investono anche luoghi lontani dalla geopolitica dell'arte contemporanea ormai da un
decennio. Oggi molte di queste manifestazioni sono diventate dei dispositivi spettacolari
assoggettati all'industria culturale e alla valorizzazione capitalistica della produzione
artistica. Qual è l'impatto sulla storia e il dibattito dei sistemi espositivi? Sono le
concezioni teoriche e le pratiche curatoriali una messa in discussione degli standard
culturali, o sono all'opposto una continua riterritorializazione delle istanze di
trasformazione, degli spazi di sperimentazione e delle dinamiche aperte di libertà?
Come sono cambiati i format espositivi? Hanno ambizioni geopolitiche? Possono
denunciare il processo di globalizzazione avviato dall'impero (il nuovo ordine mondiale
del sistema capitalistico e delle economie liberiste)? Quali scenari culturali tracciano?
Lo stesso Daniel Birnbaum in un articolo (1) recentemente apparso su un numero di
“Domus” afferma: “La Biennale è morta. La sua formula di contenitore dell'espressione
artistica si è esaurita proprio come è accaduto al romanzo negli anni sessanta. [...] Ma
soprattutto credo che la 50° Biennale di Venezia del 2003 che annoverava mostre
incompatibili tra loro e che ha spinto la pluralità radicale, il più lontano possibile, abbia
centrato una missione. Dopo di essa, non si è più potuto tornare ad essere normali”. E il
direttore della 53° Esposizione Internazionale, Biennale di Venezia conclude che la
nuova frontiera di questa sperimentazione sarà la fiera d'arte. Può ancora il sistema Biennale decostruire le storie, le politiche, le narrazioni istituzionali e riflettere sui modelli espositivi?
I saperi tra cui la produzione artistica (come indicava Foucault) possono essere usati per
assumere una posizione, applicati quotidianamente alla realtà e messi alla prova dentro
percorsi di lotta? Le Biennali possono ancora essere luoghi per la verifica e la produzione
di idee e ipotesi? Come creare nuovi paradigmi di curatela? Dopo una fase di
empowerment è ormai consuetudine diffusa affiancare alle fiere o alle manifestazioni
internazionali di mercato delle attività discorsive con programmi speciali di simposi,
lecture, discussioni, piattaforme tematiche, forum, scuole, artist’s talk, ecc.
Secondo Marco Scotini “I dispositivi culturali delle società disciplinari come la nostra
mirano a contenere le funzioni intellettuali e creative all’interno della cornice del
capitale. Addirittura, senza intaccare il loro potenziale critico e trasformativo, utilizzano
e canalizzano i nuovi modi di espressione nei processi di valorizzazione capitalista e nel
governo dei pubblici e della società”. Questo pone il problema sul sistema di produzione
e di distribuzione delle forme artistiche e culturali. Come mostrare il disaccordo, il
dissenso. Come ri-pensare la cultura attraverso il politico e la politica. Come può una
pratica curatoriale e discorsiva produrre nuove forme di soggettività e diventare uno
strumento di critica delle istituzioni? Quali sono le nuove forme di produzione della
conoscenza nelle pratiche artistiche attuali, le strategie, le prospettive gli approcci e i
paradigmi della curatela emergente? Stiamo assistendo attualmente a una sorta di
‘schizofrenia’: la cultura oggi non è più uno spazio autonomo di resistenza e di critica
ma è asservita al ruolo egemone dell'industria creativa globale, dei processi di
valorizzazione produttiva del sapere, inclusi i contesti locali in cui ha luogo. Come creare
allora una piattaforma condivisa di lavoro e un laboratorio per tradurre le complesse
geografie in mutamento? Può la curatela prendere una posizione?
La piattaforma di Utopian Display
Everybody talks about the weather. We don't, trova un suo precedente, oltreché una
collocazione, all'interno di The Utopian Display. The Utopian Display è un ciclo di
conferenze, curato da Marco Scotini e Maurizio Bortolotti, volto ad inaugurare in Italia
una riflessione sull'attività curatoriale contemporanea. La prima edizione risale al 2003.
Nel 2006 The Utopian display va avanti e si sviluppa ulteriormente come strumento di
supporto al Biennio di II livello sull'attività curatoriale della NABA. Le conferenze
mettono a fuoco un ampio raggio di pratiche curatoriali su scala internazionale che
trattano in modo specifico temi, concetti, storie, culture e modelli espositivi.
L'importanza di tale discussione nasce dalla convinzione che negli ultimi decenni il
dibattito artistico si sia sviluppato soprattutto attraverso la produzione di mostre su
scala globale. Il titolo, The Utopian Display, vuole essere perciò una traccia attorno alla
quale sviluppare un discorso sulla pratica artistica contemporanea e, nello stesso
tempo, una sollecitazione che lascia spazio aperto alla molteplicità delle possibile
interpretazioni che gli stessi curatori invitati intendono dare di esso. La definizione di
"mostra utopica" può così essere intesa come quella in cui si esprimono, in ambito
artistico, le idee politiche o le istanze immaginarie e di liberazione dell'individuo, oppure
può essere interpretata come la mostra "ideale" che ogni curatore ha per modello, o
qualcosa d'altro ancora.
1 D.Birnbaum, La Biennale è morta, viva le Biennali, in “Domus” n. 904, giugno 2007, pp. 87
Le due giornate sono aperte al pubblico.
EVERYBODY TALKS ABOUT THE WEATHER. WE DON'T
7/8 Aprile 2009 - Ed. Amaranto (20) Spazio Elastico - NABA Nuova Accademia
di Belle Arti Milano - MA Visual Arts and Curatorial Studies
Programma del forum / Forum programme
Martedì 7 Aprile \ Tuesday April 7th
> 10.00
Benvenuto di \ Welcome by
Elisabetta Galasso, direttrice della NABA
> 10.15
Introduzione di \ Introduction by Marco Scotini
INSTITUTIONS
> 11.00
Introduce e modera \ Introduced and moderated by Andris Brinkmanis
> 11.15 - Eva Fabbris
> 11.30 - Francesca Boenzi
> 11.45 - Stefano Taccone
> 12.00 - Pieternel Vermoortel
> 12.15/13.15 – discussione aperta su/ open discussion on Institutions
lunch break
POWER
> 15.15
Introduce e modera \ Introduced and moderated by Matteo Lucchetti
> 15.30 - Marko Stamenkovic
> 15.45 - Marco Baravalle
> 16.00 - Giacomo Bazzani
> 16.15 - GRID
> 16.30 - Manuela Moscoso
> 16.45 - Societè Realiste
> 17.15 - Giovanni De Donà
coffee break
> 18/19 discussione aperta su \ open discussion on Power
Mercoledì 8 Aprile \ Wednesday April 8th
CURATORSHIP
> 10.00
Introduce e modera \ Introduced and moderated by Elvira Vannini
> 10.15 - Inti Guerrero
> 10.30 - Domenico Quaranta
> 10.45 - Ilaria Gianni
> 11.00 - Irene Grillo
> 11.15 - Caterina Riva
ore 11.45/12.45 discussione aperta su \ discussion on Curatorship
> 12.45
Chiusura \ Closing the talk
Per informazioni:
Matteo Lucchetti, Elvira Vannini - infoetatw@gmail.com
Giulia Pitzolu Tel. 02 97372264 - giulia.pitzolu@naba.it
NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano
Via Darwin 20, Milano 20100
---english
The forum Everybody talks about the weather. We don't
Curatorship, Institutions and Power.
a two days meeting with an international curators emergent scene
7th and 8th April 2009
NABA - Nuova Accademia di Belle Arti di Milano
MA Visual Arts and Curatorial Studies
The forum Everybody talks about the weather. We don't, promoted by NABA – New
Academy of Fine Arts of Milan – is a project by Marco Scotini – coordinated by Andris
Brinkmanis, Matteo Lucchetti and Elvira Vannini – and it consists of two days of
meetings, lectures and open debates, with the collaboration of young italian and
international curators.
The project takes its origins into the M a ster of Visual Arts and Curatorial Studies,
but it opens to the public including also cultural spaces outside the Academy with the
aim of activate a cultural debate, a comparison, in Italy and abroad, on the exhibition's
problems. The project boasts of the collaboration with European curatorial schools that
become partners of NABA in its realization.
The participants
Marco Baravalle, Giacomo Bazzani, Andris Brinkmanis, Francesca Boenzi, Giovanni De
Donà, Eva Fabbris, Ilaria Gianni, GRID, Inti Guerrero, Matteo Lucchetti, Sonia May, Domenico Quaranta, Angela Serino, Societè Realiste, Andrea Roca,
Marko Stamenkovic, Stefano Taccone, Elvira Vannini, Pieternel Vermoortel.
Project Everybody talks about the weather. We don’t
By Marco Scotini
With Andris Brinkmanis, Matteo Lucchetti, Elvira Vannini
Network partner Undo.net
In partnership with Center for Art and Media (ZKM) Karlsruhe / Postgraduate Program in
Curating MAS (ZhdK) Zurich / Research Fellow in Curating at Birmingham City
University
The concept
On the 7th and 8th of April will take place, at NABA in Milan, a conference dedicated to
the relation between cultural production and Institution - in prospect of the next Venice
Biennial - with the response of an 'emerging' scene of young curators, that within the
format will alternate into a discussion space, starting from their proper curatorial
position, about some of the key-places of cultural contradiction inside the postfordist
dynamics.
The development of thematic platforms, the creation of exhibitions/devices, the state of
production of knowledges and subjectivities, into the current art experiences, will be the
focus of the debate aimed to define the course of the common cultural intervention and
action. Each panellist will be called upon to show a research according to his personal
experience and cultural education, activating a public debate around the positions
emerged and the different approaches suggested by the curators, in a comparison of
positions with regard to the global point of view on the present contemporary art.
The starting points of the forum will be selected on the basis of a new work of
monitoring of the curatorial positions, referential for the emerging audience. In the
months previous to the discussion platform, affirmed characters of the international
scene identified as spokesmen of a curatorial practice politically and socially committed
will be consulted through specific questions.
The context
Everybody talks about the weather. We don't, is going to reflect mainly upon the next
Venice Biennial committed to the artistic direction of Daniel Birnbaum. The international
large-scale manifestations and Biennials so-called peripheral or 'postcolonial' are
proliferating, exponentially, all over the world. For a decade by now they are regularly
coming one after the other involving also places distant from the contemporary art
geopolitics. Today many of these manifestations have become the spectacular devices
subjected to the cultural industry and to the capitalistic valorisation of art production.
Which the effect over the exhibition systems' history and debate? Are theoretical
conceptions and curatorial practices a questioning of the cultural standards, or on the
contrary are they a continual riterritorialisation of requests for changing
experimentation areas and open dynamics of freedom? How have been changed the
exhibition formats? Do they have geopolitical ambitions? Can they blame the
globalization process actuated by the empire (the new global order of capitalistic system
and open-door economies)? Which the delineated cultural scenes?
Daniel Birnbaum himself, with an article1 recently appeared in “Domus”, declares: “The
Biennial is dead. Its formula as a container of artistic expression is worn out in the same
way as the genre of the novel tired out in the Sixties [...] Above all, in my opinion, the
50° Venice Biennial of 2003, with its welter of inconsistent exhibitions, has pushed
radical plurality as far as possible, and it hit the mark. After it, it was impossible to get
back to normal”. The director of the 53° International exhibition, Venice Biennial, ends
stating that the new frontier of this experimentation will be the art fair. Can still the
Biennial system deconstruct histories, politics and institutional stories while reflecting
Can the knowledges, among whom the artistic production (as suggested by Foucault),
be used in order to take a position, if daily applied to the reality and tried out into fight
courses? Can Biennials still be places for check and production of ideas and hypothesis?
How to create new curatorial paradigms? After a phase of empowerment it is almost
common practice the combination of fairs and international market events with debates
and special projects of symposium, lectures, panel discussions, thematic platforms,
forums, schools, artist's talk, etc...
According to Marco Scotini “the cultural devices of disciplinary societies like ours aim to
hold the intellectual and creative functions inside the capital frame. Even, with no
damages to their critical and transformative potential, they use and channel the new
forms of expression into the processes of capitalist development and into the social and
public administrations”. The question arises a problem on the production and
distribution system of artistic and cultural forms. How to show the disagreement, the
dissent. How to rethink the culture in therms of political and politics. How can a
curatorial and colloquial practice produce new forms of subjectivity and become an
institutions' critical medium?
Which are the new forms of knowledge production into the current arts practices,
strategies, outlooks, approaches and paradigms of the emerging curatorial practice? At
present we are attending to a sort of 'schizophrenia': today culture is no more an
autonomous space of resistance and critics, but it is subjected to the hegemonic role of
the global creative industry, of the processes of productive knowledge valorisation,
including the local contexts in which it takes place. Then how to create a common
platform of work and a laboratory in order to translate the complex changing
geographies? Can the curatorial practice take a position?
The Utopian Display platform
Everybody talks about the weather. We don't, besides finding its conceptual roots, finds
also a placement into The Utopian Display. The Utopian Display is a course of lectures,
curated by Marco Scotini and Maurizio Bortolotti, directed to open in Italy a public
reflection on contemporary curatorship. The first edition is dated 2003 and in 2006 The
Utopian display goes forward and develops further as a tool of the NABA Master of
Visual Arts and Curatorial studies. The lectures give a focus to a wide range of curatorial
practices, on an international scale, that deal specifically with subjects, concepts,
histories, cultures and display models. The importance of such discussion comes from
the belief that in the last decades the artistic debate has developed mostly through the
exhibition production on a global scale. The title, The Utopian display, therefore wants to
be a track from which a discourse on the contemporary art practice can grow and, at the
same time, a urging that leaves an open space on the multiplicity of the possible
interpretations that the invited curators themselves can give of it. The definition of
'utopic exhibition' can thus be understood as the the one where are expressed, in the art
field, political ideas or the imaginary and of liberation requests of the individual, or it
can be interpreted as the 'ideal' show that every curator takes as model, or something
else more.
1 D. Birnbaum, The Biennial is dead, long live the Biennials , in “Domus” n. 904, June 2007, pp. 87
upon the exhibition models?
The two days meeting is open to the public.
For further information:
Matteo Lucchetti, Elvira Vannini - infoetatw@gmail.com
Giulia Pitzolu - Tel. +39 02.97.372.264 - giulia.pitzolu@naba.it
NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano
Via Darwin 20, Milano 20100