Museo Gracco
Pompei (NA)
via Diomede, 8
081 8613784
WEB
L'esasperatismo nel contenitore della storia
dal 28/4/2009 al 12/9/2009
mar-dom 10-13 o su appuntamento
081 8613784

Segnalato da

Vincenzo Montella




 
calendario eventi  :: 




28/4/2009

L'esasperatismo nel contenitore della storia

Museo Gracco, Pompei (NA)

In mostra 73 opere "esasperatiste", dal movimento fondato da Adolfo Giuliani, che ha come simbolo il "bidone". In questa collettiva, ciascun artista ha adoperato il proprio stile, accostandosi alla tematica proposta.


comunicato stampa

IL BIDONE COME SIMBOLO DELL’UMANITA’

Dal 29 aprile al settembre 2009 sarà possibile visitare, presso il Museo Gracco di Arte Contemporanea e Fotografia di Pompei, la rassegna d’arte internazionale di 73 opere “esasperatiste”, intitolata “L’esasperatismo nel contenitore della storia”. L’“Esasperatismo” è il movimento culturale internazionale fondato dal napoletano Adolfo Giuliani, che ha come “simbolo” il “bidone”. Un bidone abbandonato, trascurato, danneggiato, in una citta' degradata, in una nazione che trascura il talento e' stato adottato a significare il prendersi cura, il tentativo di migliorare e di abbellire senza nascondere degrado ed usura. Ciascuno, adoperando il proprio stile, linguaggio, o tecnica personali, si è accostato alla tematica proposta ora scandagliando le profondità della “crisi” negli aspetti più inquietanti e rappresentandoli con contrasti “violenti” e colori che sanno di “marcio”, ora tentando la strada dell’“evasione” da una realtà che si sente insopportabile e rifugiandosi nei “paradisi” incantati dell’immaginazione, fatti di tinte tenui dai colori riposanti. Il Museo Gracco è lieto di ospitare una mostra fondata su presupposti di tale spessore culturale e antropologico. A tal fine diventa per l’occasione “contenitore”, a sua volta, di tutti questi stimoli e, più precisamente, un’estensione del “bidone” e “cassa di risonanza” del movimento. Del resto, la scelta del luogo dell’esposizione non è casuale. L’antica Pompei, che un tempo era il “cuore” di un ambiente di vita ridente detto “Campania felix”, e che una volta è stata distrutta dal Vesuvio e più di recente, insieme a buona parte dell’ambiente circostante, dall’indifferenza umana, è il “locus” ideale per questo tipo di denuncia.

Proprio così la vita umana, la natura, l’ambiente in cui viviamo, troppo spesso deturpati, “violati” nella propria innocenza, da chi non ha rispetto né per sé stesso né per gli altri. La speranza che il movimento anela è “salvare” il salvabile, ovvero recuperare il più possibile quanto di “buono” è rimasto, abbellirlo, valorizzarlo. Ma, proprio come il “bidone, ci è impossibile cancellare del tutto i “segni” del degrado, i danni permanenti che sono stati arrecati alla vita umana, alla natura, e all’ambiente. In questo senso l’Esasperatismo diventa sì una denuncia dei mali del mondo, ma anche un “esasperato” appello a che non tutto vada perduto. Per certi versi potrebbe ricordare il Decadentismo, nell’analisi reale delle “anomalie” della società fin dentro la psiche umana, o anche i “poeti” dell’Arcadia, per il tentativo di restituire a ciò che lo merita la sua originale bellezza e semplicità, o persino i Crepuscolari, con i quali gli Esasperatisti forse condividono la sfiducia nei confronti di un certo tipo di “progresso”scientifico a spese dei valori fondamentali della vita, e di conseguenza il desiderio di “rifugiarsi” nelle “piccole”, ma genuine “scoperte”, della quotidianità. Cioran parlava della “bestialità della vita” che lo aveva “calpestato e schiacciato …, … tagliato le ali in pieno volo e derubato di tutte le gioie” a cui aveva diritto. Valery arrivò ad affermare che “il capitale della nostra cultura”, ovvero non solo i “beni” culturali ma anche la nostra capacità di usufruirne, “è in pericolo”. D’altra parte, già Giordano Bruno, nel suo “Spaccio della bestia trionfante”, denunciava la “corruzione” degli dèi dell’Olimpo, che per lui rappresentavano “le virtudi e potenze de l’anima” del mondo. Auspicava però una “riforma” morale simboleggiata da Giove che convocava un’assemblea celeste per purificare il cielo dai vizi e ristabilire qualità positive. Tuttavia l’originalità dell’Esasperatismo, che lo differenzia da ogni tipo di movimento culturale più o meno affine, consiste proprio nella molteplicità degli aspetti che si “muovono” al suo interno, offrendo continuo stimolo a così tanti poeti, scrittori, artisti, ed uomini di cultura, che hanno unito le loro “voci” per fare eco ad un’esigenza così attuale quanto urgente. In particolare gli artisti, che per loro natura sono “sensibili” alle problematiche sociali e in genere ai conflitti dell’essere umano, sono stati felici di aderire numerosi alle nobili finalità del movimento. Ciascuno, adoperando il proprio stile, linguaggio, o tecnica personali, si è accostato alla tematica proposta ora scandagliando le profondità della “crisi” negli aspetti più inquietanti e rappresentandoli con contrasti “violenti” e colori che sanno di “marcio”, ora tentando la strada dell’“evasione” da una realtà che si sente insopportabile e rifugiandosi nei “paradisi” incantati dell’immaginazione, fatti di tinte tenui dai colori riposanti. Il Museo Gracco è lieto di ospitare una mostra fondata su presupposti di tale spessore culturale e antropologico. A tal fine diventa per l’occasione “contenitore”, a sua volta, di tutti questi stimoli e, più precisamente, un’estensione del “bidone” e “cassa di risonanza” del movimento. Del resto, la scelta del luogo dell’esposizione non è casuale. L’antica Pompei, che un tempo era il “cuore” di un ambiente di vita ridente detto “Campania felix”, e che una volta è stata distrutta dal Vesuvio e più di recente, insieme a buona parte dell’ambiente circostante, dall’indifferenza umana, è il “locus” ideale per questo tipo di denuncia. Non è vero, come qualcuno vuol far credere, che noi napoletani ci siamo assuefatti all’inquinamento al punto da non essere in grado di accorgercene da soli e quasi da compiacercene. Al contrario, e l’Esasperatismo docet, ne siamo profondamente turbati e feriti, ma, al tempo stesso, lottiamo con tutte le nostre forze ed energie (fisiche, mentali, culturali, artistiche), per difendere dall’ulteriore degrado ciò che di più bello e caro e buono ancora abbiamo e che ci fa apprezzare in tutto il mondo.
Plinio Caio Gracco
Direttore Museo Gracco di Pompei

Opere di:
Lino Alviani, Augusto Ambrosone, Enzo Angiuoni, Pietro Ardenghi, Giovanni Ariano, Linda Barbieri Vita, Mario Barrotta, Lucia Basile, Giancarlo Bellavista, Adriana Caccioppoli, Arturo Camerino, Nunzio Capece, Salvatore Cibeli, Antonio De Chiara, Giuseppe Di Franco, Mariarosaria Di Marco, Maria Teresa Di Nardo, Carlo Durani, Roberto Elia, Rafael Espada, Carmen Fabbri, Francesco Ferrisi, Enrico Fiore, Mario Fortunato, Stefania Frigenti, Libero Galdo, Stelvio Gambardella, Nicola Gambedotti. Antonio Giannino, Tiberio Gracco, Enrico Grasso, Rocco Grippa, Nicola Guarino, Lucia Iovino, Franco Iuliano, Giuseppe Lafavia, Antonio Lazari, Isabelle Lemaitre, Rita Lepore, Helena Manzan, Michele Marciello, Setyo Mardiyantoro, Mauro Marrucci, Giordano Martone, Rosario Mazzella, Carmine Meraviglia, Vincenzo Montella, Roberta Musi, Paolo Napolitano, Nicola Pasquali, Silia Pellegrino, Isabel Portillo Bonacho, Susi Provenzale, Antonio Pugliese, Paola Rago, Sandra Ravallese, Maria Antonietta Robucci, Pablo Rodriguez Guy, Luciano Romualdo, Ignazio Sabiucciu, Alfredo Sansone, Franco Santamaria, Domenico Severino, Imma Sicurezza, Marcello Specchio, Martina Squillace, Franco Tarantino, Aristotelis Triantis, Florinda Laura Uttaro, Mastrodonato Violetta, Anna Scopetta, Jesus Emilio Vizueta.

Ulteriori informazioni sul Centro d'Arte e Cultura Il Bidone al sito: http://www.ilbidone.it/

Immagine: Setyo Mardiyantoro e Vincenzo Montella

Inaugurazione 29 aprile 2009 ore 19; interventi di Plinio Caio Gracco e Adolfo Giuliani

Museo Gracco
Via Diomede, 8 - Pompei
Orario di visite: dal martedì alla domenica – h 10,00-13,00 – Su appuntamento altri giorni

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