Un'azione nell'ambito della mostra Headlines. Attraverso l'utilizzo di laser e proiettori, la facciata di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana verranno ricoperte di graffiti di luce. F.A.T. Lab, S.a.L.E. e Urban Code, scelgono, con le loro tag, di segnalare quelle istituzioni che organizzano la cattura capitalistica della singolarita'.
di F.A.T. Lab, S.a.L.E. e Urban Code
Un’azione nell’ambito della mostra Headlines. Attraverso l’utilizzo di laser e proiettori, la facciata di Palazzo Grassi e quella di Punta della Dogana verranno ricoperte di graffiti di luce.
Certo, l’idea di fondo è quella di procedere ad una performance in cui venga effettuata e suggerita la riappropriazione di due luoghi concreti in cui, attraverso l’investimento di Francois Pinault, si palesi la messa a valore del tessuto urbano dentro i processi dell’economia culturale.
Tutto ciò senza ingenuità, riconosciamo infatti che l’industria culturale e l’arte contemporanea in particolare, rappresentano oggi due ambiti di governance assolutamente avanzati. Due dispositivi che sono andati affinandosi dentro al paradigma finanziario-postfordista, costituendo un apparato di cattura che si nutre della produzione di differenze, di eccedenze, di singolarità e dunque, anche di resistenze.
Tradotto significa che avrebbe poco senso taggare (in maniera temporanea e con processi tecnici innovativi) Palazzo Grassi e pensare di aver compiuto un sabotaggio efficace. Al contrario, se la performance rimanesse all’interno della dimensione episodica dell’evento, il museo stesso ne ricaverebbe semplicemente un po’ di pubblicità gratuita.
Punta della Dogana e Palazzo Grassi sono due manifestazioni concrete del logo Pinault, un logo fortemente intrecciato all’arte contemporanea e al fascino, dunque allo status a cui essa allude. Si tratta di due edifici-marchio, i quali, come ogni brand che si rispetti, funzionano come significanti in attesa di essere riempiti dai significati apportati dal consumatore. Si tratta dunque di meccanismi di cattura capitalistica della singolarità. Meglio ancora se questa singolarità è conflittuale.
Nel nostro caso specifico, riferendoci a due edifici, sarebbe forse opportuno parlare di un efficace sistema di antifurto. Nel momento in cui viene taggata la facciata, il sistema di difesa dell’edificio non è quello di erigere una barriera, ma di tramutarsi in carta assorbente, espropriando dunque i writers-attivisti dei propri segni e del loro senso conflittuale, espropriando, di fatto, gli espropriatori.
Allora, meglio rivolgere il laser altrove? Meglio concentrarsi sulla costruzione di cultura in luoghi altri, lasciando Pinault tutto solo? Crediamo di no, prima di tutto poiché crediamo che sia difficile trovare oggi un altrove rispetto alle dinamiche del capitalismo globale (sarà forse la crisi attuale a procurarcene uno nuovamente?) e poi, perché la sottrazione del sé, l’autoemarginazione, la produzione etica e la fuga sono oggi elementi anch’essi in gran parte sussunti dal capitalismo che si nutre della vita e che parassita la sua capacità creativa.
Dunque scegliamo di correre il rischio, poiché non vi è strada semplice, lineare e senza rischi nel processo di liberazione dagli apparati di cattura in cui è imbrigliata la vita di tutti, non solo quella degli artisti. Scegliamo, con le nostre tag, di segnalare quelle istituzioni che organizzano questa cattura su uno dei livelli più avanzati ed ambigui, quello dell’arte contemporanea. Scegliamo di farlo poiché esse sono dispositivi di amplificazione e di attuazione della trasformazione in profitto (e in rendita) della creatività a cui, solo artificialmente, si può imporre una logica proprietaria. Scegliamo di farlo poiché esse, seppure su un piano differente da quello del classico turismo di massa veneziano, rinforzano logiche della rendita immobiliare e, infine, poiché queste istituzioni sono strumenti violenti di precarizzazione del lavoro vivo cognitivo.
Per tutte queste ragioni le nostre tag vogliono essere la proposta di un evento costituente, ovvero, paradossalmente, di un momento che non può essere catturato totalmente, visto il suo inserimento all’interno di un processo, quello del S.a.L.E. che si pone l’obiettivo di articolare nel tempo una progettualità che sappia restituire autonomia e indipendenza alle pratiche artistiche, recuperandole ad una dimensione continua di trasformazione della nostra vita e dei rapporti sociali all’interno dei quali si trova stretta.
Tutti sono invitati a partecipare all'azione. Partenza mercoledì 29 Aprile alle ore 20 al S.a.L.E. Non mancate!
Potrete seguire in diretta alcuni momenti della performance sul sito web domani sera dopo le ore 20, con alcune foto e informazioni. State connessi!
Press info: +39 333.6760316 o +39 338.4130963
S.a.L.E. Docks
Dorsoduro 187/188 Venezia