Cava di Grotta Fucile
Gola della Rossa (AN)
Localita' Pontechiaradovo

08 A.C. Eventi Arte Contemporanea
dal 10/7/2009 al 10/7/2009
dalle 18 al tramonto
WEB
Segnalato da

Mauro Luminari



 
calendario eventi  :: 




10/7/2009

08 A.C. Eventi Arte Contemporanea

Cava di Grotta Fucile, Gola della Rossa (AN)

Scultura, installazione, azione teatrale, video e una sorpresa finale al tramonto con gli artisti Myriam Laplante, Sergio Marcelli e Thomas Von Arx; a cura di Gian Ruggero Manzoni.


comunicato stampa

Artisti: Myriam Laplante, Sergio Marcelli, Thomas Von Arx

A cura di Gian Ruggero Manzoni

Ideazione e coordinamento: Adriano D’Annunzio

E’ stato presentato ufficialmente "08 A.C. Eventi Arte Contemporanea" organizzato dalla Provincia di Ancona all’interno del progetto L’Acqua e la Memoria, Amat, Regione Marche, Pogas Marche, Ministero della Gioventù, Co Habitat e Osservatorio dell’Acqua della Provincia di Ancona che si terrà sabato 11 Luglio 2009 all’interno della Gola della Rossa nel suggestivo palcoscenico naturale di Cava di Grotta Fucile.
Partner dell’evento la galleria Bababerlin di Berlino, la galleria Sala 1 di Roma e il Centro Sperimentale di Design Poliarte di Ancona mentre gli sponsor sono Garbini Consulting, Gruppo Gola della Rossa, Delta Srl e Dodo Srl.
Erano presenti l’Assessore alla Cultura della Provincia di Ancona Carlo Maria Pesaresi, il responsabile area Cultura e Turismo della Provincia di Ancona Giovanni Bonafoni, l’ideatore dell’evento Adriano D’Annunzio e gli artisti Sergio Marcelli e Thomas Von Arx.
"08 A.C. è scuramente l’evento più importane e originale all’interno dell’Acqua e la Memoria – dice l’Assessore Pesaresi – che coinvolgerà tre degli esponenti più rappresentativi dell’arte di concetto presenti, oggi, nel panorama internazionale: Myriam Laplante, Thomas von Arx e Sergio Marcelli. Il progetto, nato da uno stretto rapporto fra gli artisti e l’organizzatore, coinvolgerà più aspetti della creatività: scultura, installazione, azione teatrale, video e una sorpresa finale che, di certo, meraviglierà gli spettatori".
L’interagire fra i vari linguaggi espressivi ha trovato nella Cava di Grotta Fucile di Pontechiaradovo di Genga il giusto spazio per dipanarsi, sostenuto da un’idea forte di arte strettamente legata alla vita. "La provocazione alla quale il pubblico assisterà – dice il curatore Gian Ruggero Manzoni in una nota scritta - verrà poi stemperata dalla poesia che le acque fruscianti dell’Esino ci consegneranno e dallo stupendo paesaggio circostante, elementi anch’essi fondamentali perché l’evento artistico che abbiamo preparato abbia il suo giusto esito. Nulla è lasciato al caso perché il tutto è stato studiato nei minimi particolari; sono infatti mesi che stiamo ragionando sulle dinamiche che cuciranno, fra loro, le varie componenti".
In un momento epocale in cui tutte le domande riguardanti l’essere e il divenire sono tornate in ballo, ecco che ancora una volta l’arte tenta di dare risposte significative a ciò che è il nostro compito di uomini nonché di operatori culturali. L’ 11 luglio, nell’alto Appennino anconetano, nel momento in cui il sole andrà a tramontare, la potenza evocativa che l’espressione in sé contiene, con sacralità, troverà un esito che gli intervenuti rammenteranno per la vita.

MYRIAM LA PLANTE
La dimensione del grottesco, in arte, affonda nella notte del mito. Il maneggiare materia "spuria", contaminata, che va a incidere la nostra psiche e poi in essa fa il nido, quindi, di essa, si ciba, calca la scena "caotica", "folle" e "freak" della Laplante. Mai nessun altro artista (performer, fotografo, scultore…) ha gestito materia tanto esplosiva come Myriam, ritrovandosi, nel contemporaneo, ma, parimenti, raschiando le lapidi di un passato che non vuole morire. Che quindi l’antichità del gesto perduri fra noi, in modo che il teatro dell’esistenza umana abiti, di continuo, il riproporsi instabile di una mente, come poi Artaud e De Ghelderode sostenevano (non senza trovarmi d’accordo), e in quelle infinite e "sadiche" sembianze, in quei mille costumi, si trasformi e ritrasformi, quale Zelig mutante, quale alchemico fantasma, quale perversa emanazione del "demone" che ci conduce alla luce del nostro essere: implacabilmente, inesorabilmente, artificiosamente… scorticando le cavie che siamo, i pupazzi, le marionette, di una società in cui la divinità alloggia (solo e ormai) in colui, o, meglio, in colei che toglie la vita, o la manipola, a suo uso e consumo. "Tragico è il destino dei mortali", sosteneva Euripide, soprattutto quando si è consci del mancare alla promessa del divenire, sottraendoci a noi stessi e al compito di mantenimento che la natura ci ha assegnato. E’ comunque da un sacrificio (mistico-sacrale) che bisogna passare-transitare per poi elevarci. E’ da un ballo di "luciori" trepidanti e piccoli "golem" che il senso comincia a prendere forma, non senza invaderci di orrore. Che sia il giudizio a indebolirci come specie? Reputo di sì. E’ il fare, il compiere, il penetrare, il seviziare a darci profilo, ma è poi la colpa a scioglierci in nero liquame o a metamorfizzarci in altro da noi. (GRM)

SERGIO MARCELLI
ll valore edonostico-ectoplasmatico della ricerca di Marcelli si erge in una natura accuratamente sventrata dalla mano umana, così che qualsiasi archeologia industriale non può che venire fagocitata dall’ombra e, nell’ombra, di un ipotetico limbo formale, riflettere su se stessa, fino alla fine dei tempi. Evanescenza è la parola d’ordine, ricercata, filmicamente o fotograficamente, nella fibrillazione, in bianco e nero, delle ghiandole espressive (a volte il colore avanza, ma il "barocco" lo annulla subito). E’ ancora di corpo, di masse, di gravosità che stiamo parlando, come poi nell’arte di Myriam Laplante. Elementi costitutivi che non attendono, altro, che divenire eterei rimandi di un vissuto all’insegna dell’inutile, oppure del già cessato, del già finito, del già morto. Ed ecco la risurrezione. E’ la bocca che partorisce il rinato, o, meglio, la testa tramite la bocca. La religione delle ombre incalza, in un parlare muto, neppure gestuale, direi assente, per come la trama tesse e svolge distanze e derivazioni. Riflessi, quindi, del tornato fra noi, in attesa di una deflagrazione reale e simbolica che darà voce (finalmente) a un nuovo universo. Il demiurgo crea e poi distrugge… ma il demiurgo non è altro che l’uomo nel suo salmodiare la mancanza di un progetto o di una meta-mente. Così si passa da uno stato all’altro, silenziosi, cupi, quindi liberati, nel divenire, e ancora e ancora, per di nuovo ritrovarsi silenziosi e cupi. E’ un mitologema cosmico, quello di Sergio, che non mira, altro, che alla reazionaria esplosione eco-tombale del concetto. Un concetto impossibile da fermare, perché rutilante e sfuggente è il bandolo della matassa. Forse sogno-segno? No, il concreto incombe, drammatico, e il tutto si polverizza, nel vento o nella centrifuga, come poi nell’oggi. (GRM)

THOMAS VON ARX
"Values and facts", per ciò che non ha valore e non fa. Quale obliquo significato ha questo motto di von Arx, arcaico plasmatore di esseri portatori di doni, di piccole statue ritrovate nei sepolcri di una civiltà scomparsa? Ormai tutto il pianeta è tatuato da "values and facts", quando più nulla ha peso, misura, consistenza, e più nulla fa, se non in funzione di un profitto che nulla concede quale ritorno, se non donandoci una parvenza di felicità imbalsamata dalle altrui disgrazie. Così, eccoci all’anello di congiunzione tra Laplante e Marcelli. Ecco la spina che accende lettere e insoddisfazioni. O, meglio, ecco la miccia che innesca quell’esplosione di colpa che divora il grembo del creatore d’immagini, suoni, odori, vellutate carnagioni al silicone, cibi condizionati da fibre filate dai mostri dell’opulenza e dell’assurdo. "Valori e fatti", quale slogan di un partito politico che incespica nell’incapacità umana di darsi un costrutto etico sul quale poter ricamare il "bello" di un oggetto inconsistente, quello, appunto, privo di valore economico, ma, nella suggestione, edificatore di un piacere affettivo profondo, sensibile, caldo. Thomas, e i suoi due compagni di viaggio, ci portano, quindi, in luoghi non deputati, per stritolare una costruzione che, reliquia di un sistema enfisematico, verrà finalmente immolata per renderci liberi. E’ von Arx la guida, in questo labirinto di natura primigenia e di natura manipolata. E’ lui lo stalker in questa "zona" dove il desiderio dell’umanità, quello più profondo, quello atavico, quello VERO, troverà risposta, strappandoci alla gabbia che ci siamo costruiti attorno… perché la conoscenza è pur sempre dolore. Del resto la verità non produce tanto bene nel mondo, quanto male vi producono le sue apparenze. E a tale insegnamento dobbiamo rifarci… a quello che l’arte ogni giorno ci consegna. (GRM)

Ufficio Stampa 08 A.C.
Mauro Luminari 0731.814079 - 338.6002190 mauroluminari@hotmail.it

Sabato 11 Luglio 2009 dalle ore 18 al tramonto

Gola della Rossa, Località Pontechiaradovo, Cava di Grotta Fucile
Come arrivare

SS76 Ancona / Fabriano uscire allo svincolo per Grotte di Grasassi (Sassoferrato) e seguire per Falcioni, superare Pontechiaradovo al passaggio a livello voltare a destra, dopo 400 metri si apre sulla destra una enorme cava, parcheggiare e proseguire a piedi

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