Palazzo Reale
Milano
piazza Duomo, 12
02 0202, 02 88451 FAX 02 88450104
WEB
Shunga
dal 19/10/2009 al 30/1/2010
lun 14,30-19,30, mar-dom 9,30-19,30, gio e sab 9,30-22,30

Segnalato da

Mazzotta Ufficio Stampa




 
calendario eventi  :: 




19/10/2009

Shunga

Palazzo Reale, Milano

Dopo la mostra "Samurai", Palazzo Reale e la Fondazione Mazzotta affrontano nuovamente un'epoca d'oro della storia giapponese, il periodo Edo (1603-1867), presentando un'esposizione dedicata alle stampe giapponesi di soggetto erotico, gli 'Shunga'. In mostra circa 100 opere, una selezione di 10 preziosi Kimono dalla collezione di Roma, 30 libri originali provenienti dal Museo delle Culture e da collezionisti privati e un'altrettanto significativa scelta di antiche pitture che permettono di contestualizzare il tema.


comunicato stampa

Dopo il grande successo di "Samurai", Palazzo Reale e la Fondazione Antonio Mazzotta affrontano nuovamente un’epoca d’oro della storia giapponese, il periodo Edo (1603-1867), presentando la più grande esposizione mai realizzata dedicata alle stampe giapponesi di soggetto erotico, gli Shunga, insieme con una selezione di preziosi Kimono e una altrettanto significativa scelta di antiche pitture di soggetto erotico, che permetteranno di contestualizzare ampliamente il tema in mostra.

La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, è il risultato di una lungo lavoro condotto dal Museo delle Culture di Lugano, che ha ideato l’esposizione e coordinato la ricerca scientifica.
La sua realizzazione è il frutto di una grande collaborazione tra il capoluogo lombardo e la città svizzera, dove la mostra si sposterà nell’autunno del 2010 e rientra nel programma "Milano-Mondo", mirato a focalizzare le dimensioni internazionali della città e ad elaborare e proporre linee concrete di azione per la sua crescita nel panorama artistico globale in previsione di Expo 2015.

Gli Shunga, termine giapponese che letteralmente significa "immagini della primavera", sono opere a soggetto erotico considerate tra le più significative espressioni della corrente artistica dell’ukiyo-e. Create con la tecnica della stampa xilografica (dal 1791 anche policroma), esse raggiunsero la loro massima fioritura nel periodo dello shogunato dei Tokugawa, tra il 1603 e il 1867.

Gli Shunga esprimono i valori del nuovo ceto borghese delle grandi città - composto da mercanti, artigiani e artisti, escluso dal potere politico, ma economicamente fiorente - con il quale si affermò in quegli anni una concezione edonistica dell’esistenza, in contrasto con la rigida morale neoconfuciana, sostenuta dalla classe guerriera dei Samurai che reggeva il governo centrale del Giappone. Questi cittadini offrivano un esempio di vita raffinata, ostentando il lusso, organizzando feste, frequentando i teatri e le case di piacere: così il termine ukiyo-e, che designava l’arte ispirata a tale genere di vita, diventa sinonimo di "moderno", alla moda, esprimendo una sorta di filosofia incentrata sul gusto di un’esistenza piacevole e, per quanto possibile, appagante dei desideri personali.

Superando i divieti e gli ostacoli del potere politico, gli Shunga si affermarono come componente fondamentale della produzione dei più importanti artisti del tempo come Harunobu, Koryusai, Kiyonaga, Utamaro e Hokusai. Furono molto apprezzati sia come stampe a se stanti, pubblicate generalmente in album di 12 fogli e destinate a un pubblico di amatori d’arte, sia come illustrazioni per libri erotici fruiti soprattutto attraverso le librerie ambulanti a prestito. Questi libri Shunga inoltre erano destinati all’educazione delle cortigiane e delle fanciulle che andavano spose, come utile vademecum per l'avviamento alla vita sessuale, oppure inseriti nei bauli dei guerrieri, per il loro potere di preservare dalla distruzione e di condurre alla vittoria.

Gli Shunga furono espressione di un’ideologia che fece da contraltare visivo a una produzione letteraria piena di sensualità che si affermò con i cosiddetti "romanzi del mondo fluttuante", fra i quali ricordiamo le opere dei celebri scrittori come Ihara Saikaku e Ejima Kiseki. Collezionate segretamente in Europa, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, dopo che il Giappone fu costretto ad aprire le sue isole alle navi straniere e agli scambi commerciali col mondo occidentale, esse furono motivo di ispirazione diretta di letterati e artisti della levatura di Zola, di Van Gogh, di Toulouse-Lautrec e di Klimt, e influirono in modo significativo sulla riflessione artistica nell'ambito dell'Orientalismo della fine del XIX e dell'inizio del XX secolo.

Considerati per molto tempo immagini di carattere pornografico, nonostante il loro altissimo valore artistico, gli Shunga sono stati da più di venti anni rivalutati sia come espressione "alta" della cultura giapponese e specchio raffinato dei costumi del loro tempo, sia come uno dei vertici assoluti dell'espressione dell'eros nell'arte.

Il percorso espositivo:
L'esposizione, a cura del Museo delle Culture, è allestita nelle sale degli appartementi storici di Palazzo Reale e si articola in quattro sezioni di carattere, al contempo, tematico e cronologico. In Giappone, le prime rappresentazioni di scene erotiche furono di carattere pittorico e risalgono all'epoca Kamakura (1185-1333). Si trattava per lo più di rotoli orizzontali di soggetto umoristico o di pitture destinate a decorare i pannelli scorrevoli (fusuma) che permettevano di dividere le stanze delle case di piacere. Durante il XVII secolo, dal rotolo di carattere narrativo si passò a singoli fogli dipinti, raccolti generalmente in album che componevano un assortimento di dodici diverse posizioni amorose, una per ogni mese dell'anno.

Per quanto riguarda l'evoluzione del genere shunga, il percorso espositivo suggerisce quattro fasi: nella prima sezione (Sale 2 e 9) sono presentate le opere che vanno dalla prima metà del Seicento al 1760, che mostrano gli esordi tecnici e stilistici del genere e manifestano una fresca curiosità narrativa; nella seconda sezione (Sale 3-6), che riguarda il trentennio 1760-1790, l'accento è posto su alcuni artisti, come Koryusai, Kiyonaga e Shunchō, che furono capaci di declinare, in modo originale, e con un linguaggio ricco di citazioni letterarie, l'ideale femminile del loro tempo. Si tratta di opere delicate, dai colori tenui e dai tratti finissimi, in cui le cortigiane trascendono i loro ruoli, per elevarsi a icone muliebri che, per l'ovale dei loro volti, ricordano le bambole di porcellana; nella terza sezione (Sale 7 e 8) vi sono alcuni pregevoli risultati formali del sotteso studio psicologico dell'amore che ritroviamo nelle opere di Utamaro e dei suoi contemporanei che operarono nell'arco temporale che va dal 1790 al 1820.

Sono opere di grande intelligenza formale, di ricerca del doppio senso e, a volte, di grande arditezza concettuale, opere dalle forme piene, corporee, in cui i segni distintivi della realtà, lungi dal sublimarsi, sono acutamente analizzati e interpretati; nella sezione conclusiva (Sale 10-11), che propone opere che vanno dal 1820 all'inizio del XX secolo, è affrontato il tema dell'amore affettuoso e provocante, che talvolta diventa passione e furore. Nelle opere di artisti come Hokusai, Kunisada e Kuniyoshi, interagiscono linee nervose e concitate che eccitano vivaci campiture cromatiche, inquadrando figure e scene di un erotismo aggressivo che precorre esteticamente i tratti decadenti della cultura giapponese dell'epoca Meiji (1868-1912). Il percorso espositivo sarà costellato dalla presenza di kimono di squisita fattura, datati dal periodo Meiji (1868) al periodo Taisho (1960), provenienti dalla collezione romana "Antichi Kimono". La presenza di questi abiti ci ricorda come la massima espressione dell’erotismo giapponese non sia costituita dal corpo nudo, bensì dalla nudità che trapela attraverso il rivestimento dell’abito.

Le opere
L'esposizione si compone di circa 100 opere, 30 libri originali e 10 preziosissimi Kimono. Le opere provengono dal Museo delle Culture della Città di Lugano e da collezionisti privati svizzeri e italiani. La rassegna presenta l’evoluzione degli Shunga dal loro momento formativo, che affonda le sue radici nella pittura di soggetto erotico, fino all’influenza che ebbero nell’arte realista del periodo Meiji di cui è la più alta espressione l’opera di Hashiguchi Goyo (1880-1921). In mostra vi sono opere di tutti gli artisti più noti del genere shunga Harunobu, Koryusai, Kiyonaga, Utamaro, Hokusai e Schuncho. Si tratta della più grande esposizione mai realizzata dedicata al genere degli shunga. Maggiore anche della celebre esposizione curata da Marco Fagioli a Bruxelles nel 1989.

La rassegna milanese inoltre si distingue per la forte interazione tra stampe, pitture e libri, questi ultimi di particolare rarità in quanto molto spesso smembrati per ricavarne singole tavole. I kimono, posizionati accanto alle immagini erotiche, forniscono un prezioso contesto esteticamente sontuoso e utile ad approfondire le consuetudini di vita delle cortigiane o delle spose.

Attività e approfondimenti:
Sulla scia del successo ottenuto dagli eventi collaterali di "Samurai", e dalla parallela mostra sul web, anche questa iniziativa prevede un sito interattivo dedicato, nonché conferenze, incontri di approfondimento e una rassegna cinematografica al Cinema Gnomo di Milano.

Il catalogo:
L'esposizione è accompagnata da un catalogo curato da Marco Fagioli e Günther Giovannoni edito da Mazzotta, che contiene quattro saggi introduttivi e la riproduzione a colori di tutte le opere in mostra, corredate da scheda critica. I saggi affrontano il tema della pittura erotica, inquadrandone le sue motivazioni etiche ed estetiche e i necessari riferimenti alla storia e alla cultura del Giappone. Le schede critiche illustrano in maniera sintetica ed esaustiva i principali significati e i valori delle opere esposte, da un punto di vista tecnico come storico-critico, tematico e antropologico.
Gli autori dei saggi sono Francesco Paolo Campione (Gli shunga fra anticonformismo ed eros), Marco Fagioli (Shunga: immagini erotiche del Giappone), Bonaventura Ruperti (Il gioco delle parole. Immagini, sensualità e umorismo nelle stampe dell'ukiyo-e), Marcello Ceccherini ed Enrico Giannini (Le tecniche, gli artigiani, i prodotti). Le schede critiche sono di Günther Giovannoni. Il volume si conclude con le Biografie degli artisti in mostra e un Glossario dei termini giapponesi, entrambi a cura di Adriana Mazza. (Pur trattandosi di espressioni storicizzate di un erotismo di alto significato e valore culturale e sociale, che apre una finestra sui costumi del Giappone dell’età moderna, la possibilità di vedere esplicitamente immagini erotiche ne suggerisce la visione ad un pubblico adulto o ai minori possono adeguatamente guidati nell’interpretazione del genere shunga.)

Catalogo: Edizioni Gabriele Mazzotta - Collana Altrarti n. 3
Formato 27×24 cm, 176 pagine, Euro 30,00 in libreria, Euro 20,00 in mostra
A cura di Marco Fagioli e Günther Giovannoni.
Saggi di Francesco Paolo Campione, Marco Fagioli, Bonaventura Ruperti, Marcello Ceccherini ed Enrico Giannini.
Schede critiche di Günther Giovannoni.
Biografie degli artisti in mostra e Glossario dei termini giapponesi a cura di Adriana Mazza.

Promossa da: Comune di Milano – Cultura
Una produzione Palazzo Reale e Fondazione Antonio Mazzotta
in collaborazione con Museo delle Culture – Città di Lugano
Con il Patrocinio del Consolato del Giappone a Milano
Commissario della mostra: Francesco Paolo Campione
Al Museo delle Culture, Lugano
dal 16 ottobre 2010 al 20 marzo 2011

Informazioni: Infoline T. 02 54918

http://www.mostrashunga.it (attivo dal 20 ottobre 2009)

http://www.comune.milano.it/palazzoreale

Visite guidate a cura di Opera d’Arte T. 02 45487401

Ufficio stampa Comune di Milano:
Francesca Cassani T. 02 88450177 francesca cassani@comune.milano.it
Martina Liut martina.liut@comune.milano.it

Ufficio stampa Fondazione Antonio Mazzotta:
Alessandra Pozzi T. 02 878380-878197 ufficiostampa@mazzotta.it

Conferenza stampa martedì 20 ottobre 2009, ore 12 - presso la Sala Delle Otto Colonne
Inaugurazione martedì 20 ottobre 2009, ore 18

Palazzo Reale, Milano
Piazza Duomo 12, Milano
Orari: lunedì 14.,30-19,30; da martedì a domenica 9,30-19,30; giovedì e sabato 9,30-22,30
Ingresso: intero € 8,00 - ridotti € 6,00 (presentando il biglietto del Museo Poldi Pezzoli o della mostra That’s Butterfly al Castello Sforzesco; iniziativa “Applaudire l'arte”) ridotto speciale scuole e gruppi € 4,00
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura della mostra
Servizio Audioguide italiano/inglese (Antenna audio) compreso nel prezzo del biglietto

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