Centro Culturale Altinate - San Gaetano
Padova
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Antonella Monzoni
dal 30/10/2009 al 12/12/2009
mar-dom 10-19, lunedi' chiuso
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Centro Nazionale di Fotografia




 
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30/10/2009

Antonella Monzoni

Centro Culturale Altinate - San Gaetano, Padova

Per la serie di iniziative della rassegna "Immaginare l'Armenia" l'artista presenta 40 fotografie in bianco e nero, che narrano attraverso i suoi luoghi, la sua ritualita' e la sua gente, la tormentata storia di un popolo dal 1915 alla fine degli anni '80.


comunicato stampa

a cura di Enrico Gusella
Direzione della mostra: Alessandra De Lucia

La mostra apre la serie di iniziative della rassegna "Immaginare l'Armenia". L'artista emiliana presenta una quarantina di fotografie in bianco, narrando attraverso i suoi luoghi, la sua ritualita' e la sua gente, la tormentata storia di un popolo che dal 1915 alla fine degli anni Ottanta, e' stato vittima di un genocidio, e' finito in diaspora, ed e' sopravvissuto al terremoto del 1988.

Promossa dall’Assessorato alla Cultura – Centro Nazionale di Fotografia, l’esposizione, che sarà presentata dalla scrittrice Antonia Arslan e dal fotografo di reportage Gianni Berengo Gardin, apre la serie di iniziative della rassegna “Immaginare l’Armenia”, un omaggio a un popolo e a un Paese che ha visto nel corso della propria storia un continuo alternarsi di drammi, tragedie e rinascite.

Costituita da una quarantina di fotografie in bianco e nero, la mostra “Ferita armena” narra, attraverso i suoi luoghi, la sua ritualità e la sua gente, la tormentata storia di un popolo che dal 1915 alla fine degli anni Ottanta, è stato vittima di un genocidio, è finito in diaspora, ed è sopravvissuto al terribile terremoto del 1988. Un quadro pertinente di queste scene è raccontato in catalogo dalla stessa Antonia Arslan che scrive: "Pioggia, neve, paesaggi battuti dal vento, miserevoli costruzioni sovietiche in disfacimento, e tanti fiori per terra, davanti al monumento del genocidio sulla collina delle rondini; ma anche pugni alzati, come un simbolo dell’eterna lotta degli armeni perché gli eventi terribili del 1915 non rimangano sepolti nell’oblio. E gli sguardi, su cui pesa un'infinita, antica tristezza. Eccola, la “ferita armena”. Un titolo che richiama, suggestiona, convince."

Così la fotografa emiliana, attraverso un originale reportage, individua i soggetti facendone risaltare i dettagli, senza mai perdere quell’istintività fotografica che sviluppa in una composizione equilibrata. Per lei fotografare è un rito, un procedimento fotografico e uno strumento di conoscenza critica del cerimoniale religioso o pagano, un mezzo per condividere l’esperienza comunitaria del rituale.
Per l’artista il viaggio è l’elemento iniziale, la dimensione sociale ed emotiva della realtà dove privilegiare una visione narrativa intensa, frammentaria e poetica per raccontare la vita quotidiana dei luoghi, e di un popolo, quello armeno, di cui traduce in immagini i volti e i paesaggi, la profonda spiritualità, la tristezza, la necessità e i ricordi del passato. Le fotografie raccontano luoghi e gesti, lo spirito collettivo della comunità che si stringe nella commemorazione in volti segnati o pieni di orgoglio e di vita.
Attraverso il bianco e nero, Antonella Monzoni cura i dettagli improvvisi e le sfocature. Ama i forti contrasti, che emergono attraverso i neri densi e profondi. Il suo chiaroscuro pone l’accento su una lettura antropologica della fotografia, il cui rito vive come metodo di conoscenza critica della realtà da indagare. Villaggi, case e pietre sono i simboli della memoria di un popolo, le tracce dell’appartenenza a una cultura: il degrado e la fatiscenza di fabbriche, case e palazzi si sostituiscono lentamente con la ricostruzione. Allo stesso modo ai volti degli anziani solcati dalla fatica e dal dolore seguono i giovani che guardano al futuro con gioia e speranza: tutti comunque mostrano la fierezza dell’appartenenza ad una cultura antichissima.
La fotografa si accosta con discrezione a una realtà in cui l’immagine si riempie di una nuova vitalità, da un lato priva di denuncia, dall’altro densa di soggettività intima e personale.
Il suo reportage è un modo per stabilire una relazione con gli altri, una linea di incontro tra due culture diverse: il suo compito è gettare un ponte tra diverse realtà. L’occhio della Monzoni si prolunga così nella ferita mai rimarginata della comunità armena, trasmettendo emozioni autentiche, mostrando la vita quotidiana e le storie semplici di un popolo.
Nel corso della rassegna “Immaginare l’Armenia” avranno luogo una serie di incontri (film e spettacoli) che contribuiranno alla conoscenza della realtà armena.
Venerdì 13 novembre alle ore 21:00 verrà proiettato in lingua francese “Nous avons bu la même eau” (2007-2008), per la regia di Serge Avedikian (presentano Antonia Arslan e Sirio Luginbühl).
Mercoledì 25 novembre, sempre alle ore 21:00 sarà la volta del film “Sans retour possible”, (2006, in lingua francese), per la regia di Serge Avedikian e Jacques Kebadian.
Infine, sabato 28 novembre alle ore 18:00, “Terepia – Teatro di figura” e la “Casa di Cristallo” presentano: Nel Paese Perduto. La civiltà armena nei versi di Daniel Varujan e Antonia Arslan - musica “Armenian Duduk Echoes” di Claudio Fanton eseguita da Claudio e Pietro Fanton.

Biografia
Antonella Monzoni vive e lavora a Modena. Si accosta al linguaggio fotografico nel 2000 e fin dagli esordi la sua scelta appare precisa: il reportage.
Ha conseguito numerosi premi tra cui: Portfolio Savignano (2003); Fotografia Solighetto, Fotografia in Puglia (Alberobello, 2004); dal 2005 al 2007 il Premio FotoConfronti - Centro Fotografia d’Autore Bibbiena.
Il Premio Mario Giacomelli 2007 le è stato attribuito per il lavoro Madame che l’ha vista selezionata a PhotoEspana-Descubrimientos 2008.
Il “Premio Chatwin” per la fotografia 2007 per Somewhere in Russia, e la Menzione d’onore International Photography Awards 2008 e Silver Award a Orvieto 2009 Categoria Reportage per Silent Beauty.
Con Ferita Armena ha ricevuto la Menzione Speciale Amnesty International dei Festival dei Diritti (2009) lavoro che l’ha vista finalista al Premio Amilcare Ponchielli 2009, e per il quale è stata selezionata a “Visa pour l’Image” 2009 di Perpignan in Francia.
Di recente le è stato riconosciuto il Best Photographer Award al Photovernissage 2009 di San Pietroburgo ed è stata nominata “Autrice dell’Anno 2010” dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.
Ha pubblicato due libri: ”Benedic Anima Mea”, indagine sulle liturgie dei frati dell’Abbazia di Sant’Antimo-Siena (2004), e “Lalibela”, reportage delle cerimonie notturne ortodosse dalla capitale religiosa dell’Etiopia (2005).
Vanta la collaborazione con Gianni Berengo Gardin nella realizzazione del libro “Il venerdì del preziosissimo sangue” (2008).
Da annoverare tra le sue esposizioni, personali e collettive, che hanno avuto luogo in Italia: Persona (Venezia), Premio Giacomelli (Benevento), Centro Fotografia d'Autore Bibbiena, Fucecchio Fotografia (2007); Donne Esposte - Festival FotoGrafia Roma, Progetto Europeo Hanging Around Modena, Marghera Fotografia (2008); Obiettivo Trentino Fototrekking - Mart di Rovereto (2009).
Altre le mostre che si sono svolte all’estero: Saint Petersburg Manege, Montpellier Boutographies, Brighton Crane Kalman Gallery, Londra Host Gallery, Madrid Photoespana, Montpellier Espace Transit, Chalon sur Saône Galerie du Chatelet.

Accompagna la mostra un catalogo con testi di Antonia Arslan, Alessandra De Lucia, Enrico Gusella e la presentazione istituzionale del sindaco Flavio Zanonato e dell’Assessore alla Cultura Andrea Colasio.

Inaugurazione sabato 31 ottobre alle ore 18.00

Centro Culturale Altinate - San Gaetano
via Altinate, 71 - Padova
Orario: mar-dom 10-19, Lunedi chiuso
Ingresso libero

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