La Permanente
Milano
via Turati, 34
02 6551445 FAX 02 6590840
WEB
Franco Gentilini
dal 10/11/2009 al 9/1/2010
mart-ven 10-13/14.30-18.30; gio 10-13/14.30-22; sab e festivi 10-18.30; lunedi chiuso

Segnalato da

Studio De Angelis




 
calendario eventi  :: 




10/11/2009

Franco Gentilini

La Permanente, Milano

Nel centenario della nascita l'esposizione presenta piu' di 100 opere fra dipinti, disegni e collages, oltre a una raccolta di scritti, illustrazioni e fotografie. Viene cosi' ripercorsa l'intera crescita pittorica dell'artista che si compie nel nome della poesia essendo Gentilini strettamente legato a figure come Dino Campana, Giuseppe Ungaretti, Pablo Neruda, Italo Calvino... e molti altri.


comunicato stampa

a cura di Maria Teresa Benedetti

"Amo il mio mestiere di pittore e perciò sono fedele alla mia vocazione. Dipingo da quando ero ragazzo e me la sento addosso come un vestito cucito sulla mia pelle. Per quanto riguarda la coerenza della mia pittura, dico che ci giro intorno come un innamorato e anche quando cerco nuovi temi, essi finiscono sempre col diventare variazioni di quell’unico tema che è il rapporto umano tra le cose e le creature" (F. Gentilini)

In occasione del centenario della nascita del pittore Franco Gentilini (Faenza 1909 – Roma 1981), la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano con il patrocinio di Provincia di Milano, Regione Lombardia e Comune di Milano è lieta di presentare dal 12 novembre 2009 al 10 gennaio 2010 la più importante e completa antologica dedicata all’artista faentino, considerato fra i maggiori protagonisti della cultura del XX secolo.

L’esposizione, curata da Maria Teresa Benedetti, presenta più di 100 opere fra dipinti, disegni e collages, oltre a una raccolta di scritti, illustrazioni e fotografie: viene ripercorsa l’intera crescita pittorica dell’artista, che si compie nel nome della poesia essendo Gentilini strettamente legato a figure come Dino Campana, Giuseppe Ungaretti, Raffaele Carrieri, Biagio Marin, Pablo Neruda, Italo Calvino, Vittorio Sereni, Giorgio Baffo, Romeo Lucchese, Alfonso Gatto, Cesare Vivaldi.

L’universo artistico di Gentilini si forma nel contesto della cultura italiana tra la seconda guerra mondiale e il dopoguerra. Il suo è un mondo fatto di memoria, e in lui è costante il bisogno di crearsi una realtà su misura, confrontandola e dividendola sempre con la sua cultura, la sua terra. L'artista mette a punto la sua nota tecnica fatta di un felice connubio tra pittura e disegno con un fondo preparatorio con sabbia di fiume, per cercare di simulare l’affresco. Gentilini è l'artista della joie de vivre, anche se quella gioia è oscurata dalla perdita di un mondo frantumato dalla guerra e dalla premonizione della nascente società di massa da cui tiene le dovute distanze.

I temi delle sue opere sono i giocolieri, i suonatori di strada, le donne caratterizzate da stivaletti con tacchi a rocchetto, i muri di città, le biciclette, i carretti e gli animali; ma un capitolo a parte meritano soprattutto le tipiche Cattedrali (a partire da quella di Faenza, sua terra di origine), i Battisteri, i ponti, le città.

Amato dagli scrittori e definito “l’architetto dei sogni” per la sua intensa passione per l’architettura, lui stesso amava ripetere che se non avesse fatto il pittore gli sarebbe piaciuto diventare costruttore di città. Una sentimento che lo ha accompagnato per tutta la vita e che si è tradotto in una serie infinta di disegni e dipinti raffiguranti scorci di città ma soprattutto cattedrali e battisteri.

Nell’affrontare le immagini delle città, delle cattedrali e dei ponti, Franco Gentilini ribalta ogni logica e rilegge il rigido rapporto fra spazio e strutture architettoniche attraverso un’urgenza espressiva testimoniata da “dispetti prospettici” che generano immagini del tutto inedite. Nascono così opere come La basilica di San Pietro con il colonnato che si impenna in un’ellisse improbabile, o ancora Ponte Sant’Angelo, in cui la curva del Tevere si contrae scardinando ogni centralità dell’immagine.

Sue sono le acqueforti e le litografie dedicate allo scritto Le chiese di Gentilinia di Dino Buzzati, citta' ideale tutta sogno e poesia, con 756 abitanti, nessun prete ma un gran numero di chiese, battisteri e cattedrali, puntualmente reinventate da Gentilini.
In lui ogni logica prospettica viene ribaltata, e avviene una trasfigurazione personalissima della città e delle architetture che la compongono. Le sue cattedrali hanno poche concordanze con la realtà, perché vengono ricostruite con la memoria di altre chiese. Le sue città perdono di “aderenza” con il suolo, perché anch’esse rievocate e trasformate nella sua mente; metropoli ricche di umanità spesso assimilabile alle strutture decomposte degli stessi spazi urbani.
Gentilini disegna e dipinge con un suo linguaggio figurativo e una sua personale interpretazione della struttura spaziale e prospettica, partendo da un disegno tracciato vigorosamente.

Franco Gentilini nacque a Faenza il 4 agosto 1909 e come gran parte dei ragazzi faentini di allora cominciò a dipingere decorando ceramiche, nel mito di Domenico Baccarini, anche lui figlio di calzolaio e lavorante in una fabbrica di ceramiche. Quindi i primi disegni e i primi dipinti: paesaggi della campagna vicina, piena di olmi verdi, orti e viali d’inverno, e dopo qualche tempo ritratti e bei nudi, tra Giovanni Romagnoli e un Ottocento impressionista.

Gli otto periodi in cui si può dividere la sua pittura iniziano con i precoci esordi faentini - è del 1923 il suo primo dipinto a soli quattordici anni, e proseguono negli anni Trenta con opere realizzate in autonoma sintonia con le varie declinazioni della Scuola Romana (Giovani in riva al mare, 1934), e la partecipazione a numerosi Premi (primo al Premio Rubicone 1934).
Nel 1930 la XVII Biennale di Venezia ammette un suo dipinto e due anni dopo Gentilini si trasferisce definitivamente a Roma, città che per lui significa soprattutto l'ambiente letterario e poetico dello storico Caffè Aragno, dove conosce e frequenta artisti e letterati, da Giuseppe Ungaretti a Libero de Libero, da Italo Calvino a Leonardo Sinisgalli, da Corrado Cagli a Renato Mucci, e Enrico Falqui, avviando con loro lunghe collaborazioni nell'illustrazione di testi e poesie per riviste come Quadrivio, la Fiera Letteraria, Primato, ecc.
In questi anni la sua arte passa dalla realizzazione di opere pubbliche su commissione ad opere su cavalletto (ritratti, modelle) oltre a composizioni ispirate alle feste campestri.

Il periodo che va dal 1933 al 1952, a racchiudere tre distinte fasi artistiche, sono caratterizzati dall’intensa esperienza romana, dalla metafisica, ai grandi maestri della pittura del XX Secolo come Picasso e Ensor, al caricaturista Honoré Daumier, e ancora Sironi e Carrà. In mostra sono esposti inoltre singolari dipinti del periodo espressionista, realizzati a cavallo degli anni della guerra, testimonianza ironica e grottesca del particolare momento storico, come La camera incantata del 1945 (coll. Camera dei Deputati). Di questi anni i quadri di una Roma stravolta nei suoi ponti, piazze famose arrischiate in perimetri sbilenchi, periferie desolate. Inoltre, alcune originali interpretazioni di paesaggi e monumenti romani, come La Basilica di San Pietro, 1948 (Collezioni Vaticane), L’Esquilino e Suonatori ambulanti dinanzi a S. Maria Maggiore, entrambi del 1950.

Nel ventennio 1953 - 1972 compaiono i temi fondamentali e più preziosi del suo itinerario creativo: banchetti, celebri cattedrali, nudi femminili, paesaggi, i ponti di New York, nature morte, composizioni con figure, che costituiscono un apporto insostituibile allo sviluppo dell’arte del secolo appena trascorso. Dal Banchetto del 1952, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, alle Cattedrali chiara e scura di Ferrara del 1956, alle Nature morte di suggestione cubista, ai Nudi e Ritratti femminili come Le amiche (1967) della collezione dell’Accademia Nazionale di San Luca di Roma, alle composizioni con grandi figure quali Adamo ed Eva (n. 2), 1972, della Collezione C.S.A.C di Parma.

Dalla metà degli Anni Cinquanta le sue figure e composizioni convergono verso l'essenzialità geometrica, assumendo quasi una bidimensionalità piena di effetti cromatici e ritmici del colore. La pittura di Gentilini si aggancia alla tradizione popolare, riabilitando l'aspetto grafico della pittura. Importante è in lui la personale ricerca materica, definita dall’uso di superfici sabbiate e di forme insolitamente sintetiche, che uniscono in modo estroso e fecondo elementi assunti dalle avanguardie storiche a memorie di affreschi e mosaici bizantini e medioevali della terra d’origine.
L’ultimo decennio vede rinascere, insieme ad un cromatismo più libero e acceso, un ritorno sempre inventivo a un linguaggio ispirato a forme più naturalistiche, ancora una volta alla luce di un occhio eccentrico e sorprendente.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira e contenente testi critici di Maria Teresa Benedetti, Claudio Strinati, Elena Pontiggia e Laura Turco Liveri.

Ufficio Stampa Mostra
Studio de Angelis | via Ollearo 5 Milano
Tel. 02 324377 | 345 7190941
stampa@deangelispress.it

Inaugurazione: mercoledì 11 novembre ore 18

Museo della Permanente
via Turati, 34 Milano
Orari di apertura: dal martedì al venerdì 10-13/14.30-18.30
giovedì 10-13/14.30-22; sabato e festivi 10-18.30; lunedì chiuso
ingresso libero

IN ARCHIVIO [125]
Generazioni a colloquio
dal 13/12/2015 al 22/12/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede