Circolo Arci Sesto Senso
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Bo Derek
dal 30/5/2002 al 26/6/2002
051 223476

Segnalato da

Patrizia Silingardi




 
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30/5/2002

Bo Derek

Circolo Arci Sesto Senso, Bologna

Cronaca di una sparizione. Mostra personale di Diego Borgazzi. Lungi del voler essere una omaggio apologetico 'post-mortem' ad una favolosa attrice dimenticata, il lavoro di Diego Borgazzi e' soprattutto la riflessione sulla negazione di una presenza (di cui apparentemente non si sentiva la mancanza).


comunicato stampa

Cronaca di una sparizione

Mostra personale di Diego Borgazzi

A cura di Patrizia Silingardi

Lungi del voler essere una omaggio apologetico 'post-mortem' ad una favolosa attrice dimenticata (ma dove diavolo è finita la biondina appassionata di Ravel che ammiccava finto candore a transitori spasimanti sempre bruttissimi'), il lavoro di Diego Borgazzi è soprattutto la riflessione sulla negazione di una presenza (di cui apparentemente non si sentiva la mancanza).

Un'assenza dunque (Bo Derek, nel caso), una sparizione che il raziocinio direbbe sorvolabile, e che qui è invece enfatizzata e raccontata con il materiale meno referenziale possibile, meno rappresentativo, meno direttamente ascrivibile alla misera carriera cinematografica di questa Venere concupiscente con la camicetta sempre bagnata.
Infatti, l'amorevole e vanesia attricetta Bo Derek, perversa ed innocente ad un tempo, protagonista di ben quattro pellicole di serie C e di una vasta nicchia di sogni erotici anni Novanta, è il pretesto per una mostrazione di sue 'icone' molto labili e incerte, che certo la raffigurano (in qualche caso sublimandola), ma che poi si estinguono gradualmente in tracce sonore di 'pura nominazione'.

Seguendo un tale criterio espositivo 'discendente', se in video la sua perfezione quasi divina è in qualche modo reiventata attraverso una sorta di pedinamento d'anima rosselliniano fatto di 'reinquadrature' rubate (con quella stessa metodologia che era di Peter Forgags), i suoi ritratti in Polaroid sfiorano il pittoricismo informale e fantasmatico (come certi dagherrotipi malriusciti).

E ancora, se la sua camicetta (isolata e concettosa 'suppellettile rappresentativa' attinta dalle istanze artistiche della Narrative Art dei primi anni Settanta) potrebbe essere di chiunque e l'unico emblema dei suoi film si riduce ad essere sfocata 'titolazione di coda', il 'suo' album famigliare dei ricordi raccoglie soltanto immagini del suo nome.

In ultimo, 'Bo Derek', da perfetta e sconsiderata musa 'pop', diventa dunque intesa solo come parola e scrittura, come matematica e calligrafica negazione di un corpo fisico, come dimostrazione della semplice e possibile immaterialità cui possono ambire tutte le cose (quasi parafrasando la sempre attuale lucidità delle teorie macluhaniane).

Diego Borgazzi realizza in sostanza una 'stanza artistica' di sollecitazione mnemonica in cui sono disposti dubbi 'indizi' evanescenti (molto poco adatti ai trafelati dossier di Sonny Crockett o della polizia scientifica), cui, paradossalmente, è affidato l''arduo' compito di cronaca e ri-costruzione e, soprattutto, di rivelazione e definizione di un vuoto, di un'incolmabile e straniante distanza spazio-temporale.

L'opera si svela in questi modi ad un livello emotivo che manifesta una strana e rassegnata nostalgia di un perduto paradiso.

E nell'enfatica ricerca (direi panofskyana) per definire attraverso una 'malintesa' iconografia un qualche significato intrinseco e profondo, l'artista persegue e riesce nell'intento in cui si evoca quell'indefinita e amara accondiscendenza verso la clamorosa sparizione di un effimero exemplum di 'ingiusta dimenticanza,' qual è effettivamente il glamour di Bo Derek.
Patrizia Silingardi

Inaugurazione: Venerdì 31 Maggio 2002, ore 18.00

La mostra rimarrà aperta dal lunedì al venerdì (13.00 - 20.30) e al Sabato (18.00 - 21.30) fino al 26 Giugno.
Per ulteriori informazioni o immagini email stefano.pasquini7@tin.it

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