Il Nodo dei Desideri
Crema
via Borgo San Pietro, 43
347 1454149

Andrea Mariconti
dal 26/11/2009 al 23/12/2009
lun-sab 10-12.30, sab 16-19 e su appuntamento

Segnalato da

Natalia Vecchia




 
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26/11/2009

Andrea Mariconti

Il Nodo dei Desideri, Crema

Blackcoal. In mostra una quarantina di carte e 7 tele. "Le immagini di Mariconti nascono dal nero bruciato e caldo della fuliggine, dallo spessore impalpabile della cenere, dalle torbe selvagge portate in cattivita'".


comunicato stampa

a cura di Natalia Vecchia

Black coal, carbone, materia nera, legno combusto, richiama per assonanza black hole, il buco nero, l’estrema densità che tutto inghiotte e scompone: il tempo. Le immagini di Mariconti nascono dal nero bruciato e caldo della fuliggine, dallo spessore impalpabile della cenere, dalle torbe selvagge portate in cattività. Ciò che aveva forma e identità è stato annientato, purificato dal fuoco e ritorna profilo riconoscibile sulle tele e sulle carte, secondo un processo alchemico di consunzione e rinascita. La volontà è quella di creare attraverso la memoria del legno, che la cenere conserva, per rimettere in circolazione la materia.

I suoi paesaggi sono masticati, fessurati, frantumati ed è la stratificazione densa dei pigmenti e la ramificazione dei cretti a determinare la forma, anziché la mimesi della stessa. L’artista agisce sull’amalgama portando avanti un lavoro sulle sensazioni tattili. Sono gli stessi impasti che spaccandosi, agglomerandosi, gocciolando sulla superficie descrivono le sagome e le atmosfere.
Certe sostanze vive, la cenere e l’olio in cui viene disciolta, pesano di simbologie pregnanti e sacrali. L’olio, che nel suo significato liturgico illumina come combustibile, accomuna le tre religioni monoteistiche mediterranee. La cenere, memento mori cristiana, ci ricorda l’onnipotenza del tempo. Inoltre, le carte sono segnate da un numero romano in progressione, come a scandire le stazioni di una Via Crucis personale, fatta di spazi reali che gli hanno lasciato delle tracce nella carne e nell’anima.

Vi è nel suo magma poetico, la necessità di pulire la memoria, di disseccare e ridurre all’essenza il vissuto intrappolato nella mappa della sua biografia; luoghi esplorati, percorsi, scoperti negli angoli del mondo dove ha rubato terre, sguardi e li ha fatti propri: l’Irlanda, dove immense scogliere colano nell’oceano tra foschie marine e volute di nebbia; Pompei, con i suoi edifici squarciati sotto l’ombra sinistra del Vesuvio; il labirinto antico dei boschi del Trentino in cui il cammino è unico e risucchia inesorabilmente verso il suo centro – verso il tuo stesso centro –; i nodi di rami e radici degli ulivi senesi e della foresta pluviale d’Amazzonia. Sporcandosi le mani e gli occhi nel fango e nei roghi dei legni, Mariconti raccoglie e rielabora a distanza quello che il ricordo trattiene e impasta.
Si palesa nel lavoro dell’artista, il suo potente immaginario gotico e romantico: le forme e le tinte diventano sconcertanti, la presenza umana nella natura e nella storia si fa trasparente e attonita.

Tutto diventa organico o, al contrario, si pietrifica: le superfici inerti delle carte sono trattate in modo tale da diventare pulsanti, porose, come pellami o concrezioni marine, madrepore; le sagome dei tronchi bruciati o vivi, mangrovie aggrovigliate nell’opacità dell’acqua, ulivi reclinati sotto il peso dei secoli o abeti ritti a definire un scenografia dentata che si perde in profondità nelle vie di fuga e nei riverberi di neve, si mineralizzano. La foresta è irrigidita nella smorfia del tempo, perciò diventa sconfinata e perenne.
L’immortalità perturbante ritorna anche nelle mute rovine delle vie devastate di Pompei e degli impercettibili castelli diroccati sulle rocce a picco d’Irlanda: le macerie diventano pietra, non diverse dalle cortecce e dagli scogli, sono anch’esse accidenti della natura, plasmati dal vento e dal trascorrere. Si tratta, dunque, di un lavoro sulla memoria, una memoria non antropocentrica, ma schiacciata dalla natura e dal senso del viaggio inteso come uno spaesamento nell’immensità del pianeta e dell’eterno. (Natalia Vecchia)

“L’istinto pittorico può conquistare il volto segreto della natura per trasformare l’immagine naturalistica nel ritmo del proprio divenire”
Claudio Cerritelli

Potrebbe sembrare che per la prima volta Il Nodo dei Desideri accolga nei propri spazi ”il paesaggio” nella sua espressione pittorica; in realtà Blackcoal di Andrea Mariconti non ci pone a contatto con vedute bensì con visioni che colloquiano con la natura attraverso la materia, nel senso di una forza nascosta, segreta e lontana da ogni tipo di naturalismo. E’ lo “spaginamento” del grande libro della terra, le cui pagine hanno preso gli spazi verticali del luogo, a interessare l’artista nella contestualizzazione della sua opera. E Mariconti ci porta fisicamente in alto per andare a incontrare da vicino le carte del suo poema, ci fa salire i gradini di una scala perché possiamo sentire l’odore delle combustioni primitive condensato nelle ceneri e nei frammenti di carbone, quell’odore dell’infanzia del mondo che in parte è anche la nostra infanzia. In realtà il gioco alla conquista del particolare percettivo è un divertente medium di dialogo con l’osservatore, ma non necessario alla visione dell’opera. Tale è il gigantismo delle immagini depositate su piccole superfici. Scenografie potenti e mute di territori archetipici. Marialisa Leone - Presidente del Nodo dei Desideri

Andrea Mariconti è nato a Lodi nel 1978, vive a Montodine, vicino a Crema (CR) e lavora a Milano.

La mostra, realizzata dal Nodo dei Desideri in collaborazione con
LIL Atelier d'Arte (Crema) e con ZERO.OTTO Arte Contemporanea (Lodi) continuerà
dal 6 febbraio al 21 marzo 2010 presso ZERO.OTTO Arte Contemporanea a Lodi.

Inaugurazione venerdì 27 novembre 2009 ore 18,30
con Pariscenti Zanara Duo: Davide Pariscenti pianoforte e Alfredo Zanara contrabbasso elettrico

Il Nodo dei Desideri
via Borgo San Pietro 43, Crema
orari: lunedì-sabato 10.00-12.30, sabato pomeriggio 16.00-19.00 e su appuntamento
ingresso libero

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