Domus Artis Gallery
Napoli
via Vincenzo Cuoco, 4
081 6063111 FAX
WEB
Fathi Hassan
dal 1/12/2009 al 2/1/2010
Mart-Ven 11-19,30, sab 11-13.30

Segnalato da

Annalisa Tirrito



approfondimenti

Fathi Hassan
Milena Grosso



 
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1/12/2009

Fathi Hassan

Domus Artis Gallery, Napoli

Kenuz. In mostra circa trenta opere tra disegni, sculture e dipinti. Tra arcaismo e postmodernita', realismo e onirismo, l'artista realizza composizioni che trasportano in un mondo di favola e in un universo ricco di vibrazioni.


comunicato stampa

a cura di Milena Grosso

Circa trenta opere tra disegni, sculture e dipinti realizzate da Fathi Hassan con tecniche diverse saranno presentate il 3 dicembre alla Domus Artis Gallery, che con questo artista di livello internazionale inaugura anche i suoi nuovi spazi. Tutto il lavoro di Hassan, vive dentro un pensiero di pittura-scrittura. Il deserto, il bianco e il silenzio divengono simboli e tracce dei suoi avi e della loro spiritualità che si ritrovano nei contenitori di memoria, sogni, luce, e nella serie di opere dedicate alle figure di santi, guerrieri neri, Madonne, foglie, mappe del mondo sacro. Hassan trasferisce nei suoi dipinti con colori solari e smaglianti, paesaggi e leggende di una terra antica. Nei suoi lavori si avverte sempre la incontenibile energia prodotta da un rapporto puro con la natura e con la vita stessa. Lontano da omologazioni senza tracce informali realizza un personalissimo linguaggio per raccontare la storia della sua terra.

Tra arcaismo e postmodernità, realismo e onirismo, l’artista, attraverso la sua anima incontaminata e la sua gioia assoluta, forse incomprensibile alla sensibilità occidentale realizza composizioni che trasportano in un mondo di favola e un universo ricco di vibrazioni. L’esposizione risultato storico di stratificazioni culturali e di tagli geologici restituisce un rassicurante archivio della memoria dove le opere stesse intendono evocare atmosfere simboliche, sostenendo un’idea di primordialità nella quale si realizza un rapporto di simbiosi degli esseri viventi con la natura, sola e assoluta divinità che governa il mondo. Con estrema libertà, Hassan ci regala scenari luminosi anche se a volte legati ad una continua lotta per la sopravvivenza partecipando attivamente al ritmo della vita e rappresentando in modo grottesco, ma elegante l’uomo che perde la sua centralità. Hassan riempie lo spazio dei supporti con forme e segni e tanti colori dialogando con il mondo attraverso figure apotropaiche, tutti personaggi fatti di cifre e di stilemi che si ripetono tra accostamenti e abbinamenti e dove la prospettiva viene negata.

Tutto il lavoro si presenta come un percorso intorno ad un perimetro mai completamente delimitato, un avvicinamento per gradi a qualcosa che si allontana sempre per riavvicinarsi e scoprire in questo movimento, la sua potenza .Sotto il frammento della materia e dietro la pena della separazione riconosce la forza dell’unità, il richiamo di un’origine che non riguarda più solo lui ma si apre all’universo intero. Spesso usa la sabbia del deserto segno tangibile della nostalgia della terra magrebina, ma anche elemento fisico che concede colore puro e lo spunto per inventare una qualità tridimensionale, segno dello scorrere del tempo del disperdersi nel nulla e dell’eterno ritorno di ogni cosa all’infinito.

L’evocativo uso della sabbia, il candore del gesso, il nero delle mobili scritture dal significato incomprensibile, le citazioni fossili ordinatamente sparse danno forma a orizzonti e paesaggi lontani, irreali presenze umane, dromedari che assumono le sembianze di angeli, percorsi aperti verso l’infinito e contenitori di storia, mitologia sogno e realtà, presente e passato. I suo simboli contengono il sapore del deserto, della religione tramandata oralmente che sempre in Nubia si mescola alla favola e al mito delle origini. Rielaborazioni concettuali personalissime dove la memoria della millenaria storia di questo continente rivive e si materializza nel presente storico di un occidente che al contrario sembra aver dimenticato le sue radici. Enormi vasi costruiti con un arabesco di segni divengono contenitori di luce o contenitori sacri o celestiali giocati su un bicromismo di tinte inedite difficili, nero tulipano e oro brunito dalla lucentezza scura, mentre trame luminose costruiscono l’intreccio di foglie immense dove i malva pallidi si oppongono ai banchi di bianco ghiaccio sgualcito.

Fathi Hassan, nasce a Il Cairo nel 1957, da famiglia Nubiana. E’ in Italia dal 1979. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1984 con una tesi sull’influenza dell’arte africana nel cubismo. Nel 1988 è il primo artista africano presente alla sezione Aperto 88- Biennale di Venezia. Durante i suoi studi entra in contatto con il gruppo teatrale “Falso Movimento”, incontrando alcuni intellettuali partenopei quali Lucio Amelio, Filiberto Menna, Gabriele Perretta, Eduardo di Mauro, Enrico Crispolti divenuti ben presto amici e sostenitori della sua arte. Nel gennaio del 2002 viene segnalato alla Biennale di Dakar. Nel dicembre del 2008 è presente a Villa Pisani Venezia con un’antologica che racchiude vari momenti del suo percorso artistico. Il Metropolitan Museum di New York City acquisisce una sua opera intitolata “Santa Moderna 1998” .2005 Washinghton DC, Textures, Smithsonian National Museum of African Art- 2009 New York, Adorned/ Unadorned Skoto Gallery- 2009 Biennale di Venezia.

Ufficio stampa:
Daniela Ricci, d_ricci@libero.it, cell. 347.0824165
Annalisa Tirrito, annalisa.tirrito@tin.it, cell. 335. 5289607

Conferenza stampa di presentazione mercoledì 3 dicembre ore 11,30
Inaugurazione: Mercoledì 2 dicembre 2009 ore 19

Domus Artis Gallery
Via Vincenzo Cuoco 4, 80121, Napoli
Amministratore Unico Andrea Ingenito
aperto dal Martedi al Venerdi dalle 11,00 alle 19,30 orario continuo
sabato dalle 11.00 alle 13.30
ingresso libero

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