Galleria Gallerati
Roma
via Apuania, 55
06 44258243
WEB
Paolo Bini
dal 18/12/2009 al 28/1/2010
lun-ven 17-19, sab, dom e fuori orario su appuntamento

Segnalato da

Carlo Gallerati



approfondimenti

Paolo Bini
Massimo Bignardi



 
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18/12/2009

Paolo Bini

Galleria Gallerati, Roma

Opere recenti. L'artista ha lavorato in questo anno per rivolgersi a un dettato nel quale, se pur con brevi inflessioni di matrice gestuale, predomina l'essenzialita' del colore.


comunicato stampa

a cura di Massimo Bignardi

Si inaugura sabato 19 dicembre 2009 alle ore 19.00, e resta allestita fino a venerdì 29 gennaio 2010, una mostra del giovane pittore Paolo Bini, a cura di Massimo Bignardi, intitolata Opere recenti.

“Il passaggio non è stato facile, anzi lento, a volte sofferto, per il timore che si stavano definitivamente slacciando i fili di un legame con il valore della raffigurazione. Paolo Bini, perché delle sue ultime esperienze stiamo parlando, ha lavorato ininterrottamente in quest’ultimo anno spingendo la sua pittura a staccarsi da composizioni che trattenevano frammenti di immagini e di oggetti articolati in spazi a mo’ di scatole sceniche, per rivolgersi a un dettato nel quale, se pur con brevi inflessioni di matrice gestuale, predomina l’emotiva essenzialità del colore. […]

Bini ha tentato, poco più di quattro anni fa, di dare un senso alla visione della realtà attraverso la memoria, impaginando i suoi segni-sagome in quelle ‘stanze’ che lui ama definire ‘memoria esterna’. In fondo, il suo interesse era rivolto alla resa di oggetti svuotati del ‘corpo’ – come scrivevo presentando il suo lavoro al Premio Camposauro del 2005 – posizionati “nello spazio della memoria con lo stesso ordine, lo stesso mistero delle bottiglie morandiane”. V’era, però, un margine di indecisione rispetto al colore: non era tanto la reticenza al suo darsi quale dato connotativo, quanto una sofferta necessità di volerlo sentire come dettato di un’emozione profonda, di quella gioia che si legge chiara quando l’artista si lascia andare nei flussi della pittura (lo registriamo in Luogo 30 , in Altra risonanza, piccole tele dello scorso anno), nella costante tensione che lo accende ogni qualvolta si prospetta un’avventura sulla superficie della tela. Come un naufrago che non cerca salvezza, Bini affida al colore i segnali della sua necessità di sentire l’esperienza creativa come identità esistenziale, senza però rinunziare al legame con la viva tradizione della pittura italiana, in particolare con l’area di quell’astrazione lirica che si incunea nelle vicende artistiche del secondo dopoguerra. Guarda a Licini, cercando riparo per le sue forme, oramai solo tracce; poi all’esplosione timbrica del colore luminoso di Afro; infine rilegge l’unità compositiva che viene dagli esiti della Nuova Scuola Romana del decennio Ottanta, soprattutto da Giuseppe Gallo per quanto riguarda le larghe campiture di colore. Nella fitta corrispondenza per e-mail, avviata qualche tempo fa a proposito del colore, Bini mi scriveva: “Il verde negli ultimi tempi è frequente. È presente soprattutto nella seconda fase di stratificazione della materia, quello tra la matita (che copre il bianco del cartone) e il bianco di zinco che smalta la superficie, quasi a formare uno schermo. […]

Un’inquietudine, propria di un’aurora,  impronta l’odierna pittura di Paolo Bini ed è ben evidente, a mio  avviso, in molte delle sue opere recenti:  aurora – v’è l’obbligo di una tempestiva precisazione – che non è affrancamento a un’immagine di uno stato d’animo nel quale l’artista riversa gli impasti di umori esistenziali, tanto meno metafora di un’epifania di luce percepita, bensì variante emotiva incuneata, cedendo alla metafora, tra la notte e il giorno, in pratica tra luci di realtà fra loro diverse implicando, quasi sempre, la memoria e la visione.
 L’idea di ‘aurora’ ma, anche, di ‘scintilla’ sono stati temi, spesso, al centro delle lunghe chiacchierate che accompagnavano la fine di ogni lezione; quando, cioè, un gruppo di giovani studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, tra questi Paolo, iscritti nei primi del Duemila ai miei corsi di Storia dell’Arte, decidevano di aprire provocatoriamente il confronto con la critica, quella che, bontà loro, ritenevano per certi versi implicata nei fatti dell’arte a noi contemporanea. Non so se fossero loro a tenermi in ostaggio perché interlocutore credibile e, al tempo stesso, disponibile o se, invece, fossi io perché bisognoso di un confronto con una generazione di giovani che, senza iperboli intellettualistiche e lontani dalle mondanità, mettevano al primo posto dei loro sogni l’arte. Fra i temi ricorrenti v’era il valore da dare all’attimo aurorale dell’esperienza creativa: se da un lato li sollecitavo a non cedere al sentimento del ricordo, al tempo stesso cercavo di offrire alla discussione chiarimenti sui concetti di persistenza e di durata – nell’accezione bergsoniana – coesi alla memoria. Cercavo di abbreviare il passo e raggiungere la loro postazione, quella di pittori, di scultori, di scenografi, soprattutto di giovani sobillati da una ‘nuova memoria’ quella dei processori elettronici. 
Le opere che Paolo oggi propone respirano l’aria lieve di quelle ‘chiacchierate’ nel giardino dell’Accademia e, per nostra fortuna, mostrano le perplessità che al tempo si leggevano chiare sul suo volto: l’artista ha, cioè, continuato a guardare la pittura come un’esperienza effettiva del suo essere, tenendo fede al ruolo delle emozioni, conservando la loro essenza di realtà ‘assurde e irrazionali’, ma non per questo irreali.” (Massimo Bignardi)

Paolo Bini è nato nel 1984 a Battipaglia (SA). Nel 2002 ha conseguito il Diploma sezione Accademia al Liceo Artistico Statale C.Levi di Eboli (SA), e nel 2007 la Laurea in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 2007 è stato Assistente scenografo presso il Cinespettacolo della Grancia a Brindisi di Montagna (PZ). Nel 2009 è stato Docente esterno come esperto in Scenografia/Arti visive” presso l’Istituto Comprensivo Statale G.Salvemini di Battipaglia (SA). Alla copiosa bibliografia si aggiunge la recente acquisizione di sue opere nella collezione pubblica del FRAC (Fondo Regionale d’Arte Contemporanea) di Baronissi (SA) e in quella del Centro Documentazione Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro di Roma. Dal 2004 ha esposto in numerose mostre personali e collettive presso istituti e gallerie di varie città italiane.

Inaugurazione sabato 19 dicembre 2009 alle ore 19-22

Galleria Gallerati
Via Apuania, 55 – Roma
Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00 / sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento
Mezzi pubblici: bus: 61, 62, 93, 310; metro: linea B, fermata Bologna (da Piazza Bologna: 400 m lungo Via Livorno o Via Michele di Lando)
Ingresso libero

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