Spazio Tadini
Milano
via Jommelli, 24
02 26829749 FAX 02 26829749
WEB
Giancarlo Ossola e Lorenzo Pietrogrande
dal 25/1/2010 al 19/2/2010
mat-sab 15.30-19

Segnalato da

Melina Scalise




 
calendario eventi  :: 




25/1/2010

Giancarlo Ossola e Lorenzo Pietrogrande

Spazio Tadini, Milano

Rassegna Grandi Maestri. Le immagini che Ossola raffigura nei suoi dipinti sono quelle racchiuse in un mondo interno e interiore. La pittura di Lorenzo Pietrogrande e' caratterizzata da un interesse per i Maestri italiani del '700.


comunicato stampa

Giancarlo Ossola

La mostra di Ossola arricchisce il suo lungo elenco di esposizioni che ha avuto inizio nel 1961 con la prima tenutasi al Salone Annunciata di Milano, presentata da Mario De Micheli. Due anni dopo, Ossola vince il Premio San Fedele e partecipa, in Italia e all’estero, a numerose rassegne pubbliche di gruppo, di generazione e a ricognizioni più ampie della pittura contemporanea.

Allestisce una serie ininterrotta di mostre personali, in particolare alla galleria Bergamini di Milano negli anni ’70 e alla galleria Appiani Arte 32 di Milano negli anni ’80 e ’90. Espone in diverse antologiche pubbliche. A partire dagli anni ’70, collabora a rubriche specialistiche, riviste d’arte, quotidiani e periodici e alla Radio Svizzera italiana con recensioni di mostre: attività che gli permetterà di allacciare ancor di più rapporti con importanti artisti a livello internazionale. Si dedica per decenni all’organizzazione culturale come curatore di rassegne pubbliche, in particolare alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano e investe anche incarichi istituzionali. Vive e lavora a Milano.

La società contemporanea corre veloce. Le immagini, quelle che catturiamo con il nostro sguardo, a volte non si soffermano abbastanza per memorizzarle, per coglierne il senso, per vederne la bellezza. E’ come essere su un treno in corsa in cui si cerca di non perdere l’immagine del paesaggio che passa dal finestrino: si volta lo sguardo, ci si sporge, ci si tende, ma poi, inevitabilmente, ci si allontana. Ciò che rimane è una debole immagine, una forte emozione e la consolazione di un possibile ritorno. Giancarlo Ossola non ha solo scelto di dedicare la sua vita all’arte, ma ha anche scelto il tempo in cui vivere. La sua casa lo racconta tanto quanto le sue opere. Appassionato di antiquariato vive circondato da oggetti che appartengono a tempi diversi, selezionati con cura per semplicità, qualità e bellezza. Le immagini che raffigura nei suoi dipinti sono quelle racchiuse in un mondo interno e interiore che racconta di cose accadute o che accadranno dalla casa alla fabbrica, dalla stanza all’ufficio. In tutti questi luoghi la vita, con i suoi accadimenti è appena passata, ma mai finita, se ne sente l’attesa e la si aspetta davanti a una porta o a una finestra che è sempre presente per restituire la luce sull’ombra. Da piccolo Giancarlo Ossola visse la guerra, vide Milano sotto i bombardamenti e nel parlare del suo lavoro ricorda l’uscita dal rifugio, un giorno di guerra qualunque, in cui andando verso la luce rivide la strada e la devastazione prodotta dalle bombe. Quell’immagine forse è sempre rimasta nei suoi occhi e attraverso quell’immagine filtrano tutte quelle di ieri e di oggi per poi trasferirsi sui suoi dipinti riproponendosi per sempre alla memoria di tutti. Nelle sue opere c’è il racconto della vita di tutti, il disordine delle cose e il senso del tempo. Nella mostra a Spazio Tadini si proporranno non solo i dipinti, ma anche i disegni e alcuni dei suoi scritti più significativi su importanti artisti del ‘900.

La rassegna che si dedicherà ai Grandi Maestri avrà lo scopo di concentrare l’attenzione su alcuni autori che hanno lasciato un’impronta significativa nell’arte contemporanea, dopo Ossola seguiranno, Gianfranco Pardi, Grazia Varisco, Mino Ceretti, Eugenio Carmi e altri ancora.

Il catalogo della mostra è a cura del critico, Luca Nicoletti.

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Lorenzo Pietrogrande

La critica ha spesso insistito su una lettura in chiave settecentesca e tiepolesca della pittura di Lorenzo Pietrogrande (Venezia, 1961), complici i suoi natali veneziani, ma senza esplicarne con chiarezza il nesso: non basta il dato anagrafico a giustificare una predilezione di gusto e di scelte espressive. La passione di questo artista per i maestri italiani del Sei-Settecento, e i prelievi che effettua da quella produzione del passato, si spiega solo ad uno sguardo ravvicinato, isolando dalle grandi pale d’altare e dalle grandi narrazioni delle porzioni di panneggio dipinto e se ne facessero dei quadri autonomi. Così si potrà comprendere l’affinità di un modus operandi sprezzante, a cui basta l’esibizione della propria rapidità di esecuzione per restituire una rappresentazione sufficiente a se stessa.

Non è un caso che molti dei lavori dell’inizio degli anni ’90, con grandi cappotti, porzioni di figura che rimandavano a un corpo intero che non riusciva ad essere contenuto nei margini del dipinto, si intitolassero Dipinto o Pittura: il soggetto era solo un pretesto, in fondo, per una propria interpretazione dei valori visivi della pittura. Mettendo in fila i referenti storici, questo gusto per la sprezzatura pittorica, per le figure ricavate da una preparazione di fondo color mattone, va miscelato con eco dei nuovi Selvaggi tedeschi. Tutti questi caratteri sono rimasti costanti anche quando, in anni recenti, la produzione pittorica di Pietrogrande si è aperta al paesaggio, con certi cieli compatti che hanno fatto pensare a David Hockney, ma che sono percorsi da nubi dense e tumultuose ignote all’artista inglese. Ampi spazi e una materia sempre più scarna e pauperista hanno dato atto a una pittura liquida, fatta volentieri di colature, con tele mai affollate da cui l’uomo è escluso: al suo posto, come un controcanto comico, o sostitutivo metaforico, a diventare protagoniste sono le oche. È la Liguria della riviera di levante, però, il luogo privilegiato di questa riscoperta del paesaggio; più rare le città, quasi sempre dall’alto, a dare più spazio ai cieli che alle case. Pietrogrande, in fondo, ha sempre fuggito la saturazione degli spazi: pochi oggetti, pochi elementi sono sufficienti per dire tutto, e bisognerà chiedersi in che direzione condurranno le piccole, buffe automobili dei quadri recenti, pronte a uscire dalla tela per lasciare assolutamente libero il campo.

Breve biografia

Lorenzo Pietrogrande è nato a Venezia nel 1961. Ha studiato all'Accademia di Brera. Insegna Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico ''Lucio Fontana'' di Arese. Vive e lavora a Milano. Fra le principali esposizioni le personali si ricordano quella del 1994 a Palazzo Martini a Cremona, al Centro San Michele a Milano nel 1995, nel 2003 a Cascina Roma di San Donato Milanese, nel 2004 presso l’Associazione culturale Renzo Cortina di Milano, nel 2005 alla Torre Saracena del Comune di Zoagli e nel 2007 alla Fondazione Gianni e Roberto Radice di Milano. Fra le rassegne cui ha partecipato ricordiamo, fra le più recenti, “Milano/Berlino” alla Galerie Verein di Berlino nel 1998, nel 2002 ''Dettato d'arte'' alla Villa Borromeo di Solaro, “Dialoghi incrociati” alla Galleria Luka di Pola nel 2003, “Arte per tempi nuovi” alla Die Ecke di Augsburg nel 2003, nel 2005 la I biennale internazionale d'arte Microcredito ad Ankara in Turchia (premiato), ''Generazione anni '60. Arte Contemporanea in Lombardia'' (Civico Museo ''Parisi Valle'' di Maccagno, Spazio Guicciardini di Milano, Museo d'Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti), nel 2007 il I Premio Pittura e Scultura ''Rocco Addamiano'' di Nova Milanese (premiato), “Beseelte Landschaft” alla Galleria Goldschmiede-Fiedler di Murnau.

Inaugurazione 26 gennaio ore 18.30

Spazio Tadini
via Jommelli 24, Milano
apertura da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19
ingresso libero

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Luciano Bambusi
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